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WEBER, Max

di Carlo Antoni - Enciclopedia Italiana (1937)
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WEBER, Max

Carlo Antoni

Sociologo, nato il 21 aprile 1864 a Erfurt, morto a Monaco il 14 luglio 1920. Si laureò a Berlino, alla scuola del Goldschmidt, in diritto commerciale con una dissertazione sulle società mercantili medievali (Zur Geschichte der Handelsgesellschaften im Mittelalter, Stoccarda 1889). Sotto l'influenza di Mommsen passò alla storia agraria romana (Römische Agrargeschichte in ihrer Bedeutung für das Staats- und Privatrecht, Stoccarda 1891). Dopo aver sostituito nel 1893 il suo maestro Goldschmidt sulla cattedra di Berlino, fu chiamato nel 1894 alla cattedra di economia politica di Friburgo in Br. Il passaggio dal diritto commerciale all'economia lo costrinse a prendere posizione nella lotta tra Schmoller Menger, tra scuola storica di Berlino e scuola teoretica di Vienna. Chiamato nel 1897 a Heidelberg, alla cattedra di Kories, ultimo campione della vecchia scuola storica, riaffrontò il problema metodologico col sussidio delle idee dei suoi colleghi H. Rickert e W. Windelband. Cadde però in una crisi nervosa, che lo costrinse a rinunciare all'insegnamento. Si riprese lentamente verso il 1903 prendendo a pubblicare nello Schmollers Jahrbuch i risultati delle sue riflessioni metodologiche (Roscher und Knies und die logischen Probleme der historischen Nationalökonomie) e assumendo, con E. Jaffé, la direzione dell'Archiv für Sozialwissenschaft und Politik, nel quale pubblicò i due celebri saggi Über die Objktivität sozialwissenschaftlicher und sozialpolitischer Erkentnisse e Über die protestantische Ethik und den Geist des Kapitalismus, che inaugurano la sua attività più originale e feconda. Questi studî lo condussero a disegnare il programma d'una nuova sociologia della storia (Über einige Kategorien der verstehenden Soziologie) che pose in atto nel volume Wirtschaft und Gesellschaft (Tubinga 1922) e in un saggio di sociologia della musica (Die nationalen und soziologischen Grundlagen der Musik, Monaco 1921).

La guerra mondiale accese la sua volontà d'azione. Dopo aver organizzato, come ufficiale della riserva, l'ospedale militare di Heidelberg, si prodigò come oratore e scrittore politico. Nel 1918 accettò la cattedra di sociologia a Vienna, ma la catastrofe lo fece tornare in patria. Compilò con H. Delbrück e altri la risposta del governo tedesco all'accusa della responsabilità della guerra, collaborò alla redazione della costituzione di Weimar e fu tra i fondatori del partito democratico. Nel 1919 era chiamato alla cattedra di sociologia di Monaco. Ma questa sua nuova attività, fu spezzata dalla morte.

Per cura della vedova, Marianne Weber, furono raccolti i suoi numerosi saggi: Ges. Aufsātze zur Religionssoziologie, Tubinga 1920-21; Ges. Aufsätze zur Wissenschaftslehre, ivi 1922; Ges. Aufsätze zur Soziologie itnd Sozialpolitik, ivi 1924; Ges. Aufsätze zur Sozial- und Wirtschaftsgeschichte, ivi 1924. La vedova ha pure pubblicato le sue lettere giovanili (Jugendbriefe, Tubinga 1937). A cura di S. Hellmann e M. Palyi uscirono le sue lezioni di storia economica (Wirtschaftsgeschichte, Monaco 1923).

Politicamente il W., che apparteneva a una vecchia famiglia dell'alta borghesia (suo padre era stato deputato liberale-nazionale), fu dapprima un conservatore, che nel generale "caos dei valori" trovava un principio sicuro soltanto nel Machtstaat di Bismarck. Fu quindi per una politica mondiale di potenza. Si andò però persuadendo, già prima della guerra, che la Germania era impari a una grande politica, che cioè le mancava un'aristocrazia politica. Andò pertanto vagheggiando una riforma politica, che consentisse un'effettiva autorità al parlamento e favorisse la formazione di un'aristocrazia di capi politici, atta a sostituire il regime dei "parvenus e dei dilettanti burocratici" della Germania guglielmina (Parlament und Regierung im neugeordneten Deutschland, Monaco 1918; traduzione italiana, Bari 1919); Politik als Beruf (Monaco 1919); Gespolit. Schriften (Monaco 1921).

Il maggior contributo scientifico del W. è l'indagine sui rapporti tra vita economica e vita etico-religiosa, per cui si può dire che abbia capovolto la dottrina materialistica della storia. Al problema, posto dal Sombart, dell'origine del capitalismo moderno, egli diede una soluzione attribuendo lo "spirito capitalistico", all'ascesi calvinistica, che concepisce il lavoro come vocazione. Tesi geniale, della cui unilateralità il W. stesso era consapevole. Comunque egli ha aperto la via a intendere l'attività economica come un fatto spirituale, non dipendente meccanicamente da condizioni estrinseche.

Nel campo metodologico W. ha formulato il concetto del "tipo ideale" (Idealtypus) come strumento della conoscenza storica: concetto-limite che serve a ordinare e pensare i dati di fatto empirici, analogo ai concetti dell'economia classica, e di cui la realtà è un'approssimazione o una deviazione. Così nella storia religiosa W. ha indicato i "tipi ideali" di chiesa, setta, ordine, mago, sacerdote. In generale, sotto l'influenza di H. Rickert, egli ha mirato a dare rigore di metodo e precisione di concetti alla scienza storica. La sua "sociologia che intende" (verstehende Soziologie), scienza pura separata del tutto dalla politica, immune da concetti naturalistici e da costruzioni speculative, si proponeva oi studiare le azioni razionali, tipiche, le probabilità calcolabili (chances) nel comportamento degli uomini, non i valori soggettivi determinanti nella realtà le azioni.

Bibl.: Fondamentale è la biografia composta dalla vedova, Marianne Weber, M. W., ein Lebensbild, Tubinga 1926. Un vivace ed entusiastico ritratto è il necrologio di K. Jaspers, M. W., Deutsches Wesen im polit. Denken, im Forschen u. Philosophieren, Oldenburg 1932. Utile il cenno biografico di H. Schumacher in Deutsch. biogr. Jahrb., Berlino e Lipsia 1928. Da un punto di vista italiano il pensiero di W. è stato valutato da E. Sestan, in Nuovi studî di diritto, economia e politica, VI e VII (1933-34); da un punto di vista francese da R. Aron, La sociologie allemande contemporaine, Parigi 1935. Cfr. pure R. Michels, Bedeutende Männer, Lipsia 1927. La letteratura sulle sue dottrine metodologiche e sociologische si è moltiplicata in questi ultimi anni. Cfr. H. Grab, Der Begriff des Rationalen in der Soziologie M. W.s, Karlsruhe 1922; in Archiv f. Sozialwissenschaft, 1922; O. Spann, Bemerkungen zu M. W.s Soziologie, in Zeitsch. f. Volkswirtschaft u. Sozialpolitik, 1923; A. Walter, M. W. als Soziologe, in Jahrb. f. Soziologie, 1926; B. Pfister, Die Entwicklung zum Idealtypus, Tubinga 1929; A. v. Schelting, Die logische Theorie d. hist Kulturwiss. von W. M., in Archiv für Sozialwissenschaft, 1922; id., M. W.s Wissenschaftslehre, Tubinga 1934.

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