Schell, Maximilian
Attore e regista teatrale e cinematografico, nato a Vienna l'8 dicembre 1930, da padre svizzero e madre austriaca. Grande attore di teatro, pur considerando il cinema un mestiere secondario vi ha portato la sua singolare intensità di interprete e il suo stile di recitazione nevrotico ed energico; ha lavorato soprattutto in film tedeschi o statunitensi, nei quali è stato più volte costretto, fino alla fine degli anni Settanta, in ruoli di ufficiali del tero Reich, nazisti o fanatici o tormentati a seconda dei casi. Ha ottenuto un Oscar come miglior attore protagonista nel 1962, per Judgement at Nuremberg (1961; Vincitori e vinti) di Stanley Kramer. Si è cimentato anche nella regia: i suoi Erste Liebe (1970) e Der Fussgänger (1973; Il pedone) hanno entrambi conquistato una nomination all'Oscar nella categoria del miglior film straniero, così come nel 1985 Marlene (1984) se ne è aggiudicata una come miglior documentario.
Figlio di uno scrittore svizzero e di un'attrice teatrale austriaca, al momento dell'annessione dell'Austria da parte della Germania (1938) si trasferì con la famiglia in Svizzera. Dopo studi di letteratura, storia dell'arte e musica a Zurigo e a Monaco di Baviera, nel 1953 iniziò l'attività di attore e regista teatrale, prima a Basilea e poi in varie città tedesche e austriache.Debuttò nel cinema in Germania, nel ruolo di un soldato disertore in Kinder, Mütter und ein General (1955; All'Est si muore) di Laslo Benedek, quindi fu il protagonista di Ein Mädchen aus Flandern (1956) di Helmut Käutner, in cui per la prima volta impersonò un ufficiale tedesco. Nel 1958 ricoprì un ruolo analogo in un film statunitense girato in Germania, The young lions (I giovani leoni) di Edward Dmytryk, che gli aprì la strada per una carriera di attore teatrale e televisivo a New York. Girò anche due film a Hollywood: Judgement at Nuremberg, con cui riscosse un vasto successo interpretando (come nell'omonimo film televisivo di George Roy Hill del 1959) l'avvocato difensore di un giudice processato per essersi compromesso con il nazismo; Five fingers exercise (1962; Signora di lusso) di Daniel Mann, dove impersona un giovane professore. Anche dopo il ritorno in Europa lavorò soprattutto in produzioni americane, riuscendo a diversificare i suoi personaggi: fu infatti un frate in The reluctant saint (1962; Cronache di un convento) di Dmytryk, un audace rapinatore in Topkapi (1964) di Jules Dassin, un crudele assassino sia in Return from the ashes (1965; Dimensione della paura) di J. Lee Thompson sia in The deadly affair (1967; Chiamata per il morto) di Sidney Lumet, il liberatore del Sud America in Simón Bolívar (1969) di Alessandro Blasetti, un militante della Resistenza tedesca in Julia (1977; Giulia) di Fred Zinnemann, ruolo per il quale ottenne una nomination all'Oscar come migliore attore non protagonista, una spia sovietica in Avalanche Express (1979) di Mark Robson. Impersonò ancora militari tedeschi, violenti o disillusi, in I sequestrati di Altona (1962) di Vittorio De Sica, Counterpoint (1968; Sinfonia di guerra) di Ralph Nelson, The Odessa file (1974; Dossier Odessa) di Ronald Neame, The man in the glass booth (1975) di Arthur Hiller, che gli valse una nomination all'Oscar come protagonista, Cross of iron (1977; La croce di ferro) di Sam Peckinpah, A bridge too far (1977; Quell'ultimo ponte) di Richard Attenborough.Dopo essersi dedicato per un lungo periodo prevalentemente alle produzioni televisive, dall'inizio degli anni Novanta è tornato ad apparire con frequenza in film per il grande schermo: tra di essi Little Odessa (1994) di James Gray, Deep impact (1998) di Mimi Leder, Vampires (1998) di John Carpenter.
Negli anni Settanta era passato alla regia e, come regista e sceneggiatore, aveva diretto quattro film a soggetto, apparendo nei primi due anche come attore: Erste Liebe, dal racconto Pervaja ljubov′ di I.S. Turgenev; Der Fussgänger, il più riuscito, basato su un suo soggetto originale; Der Richter und sein Henker (1975; Assassinio sul ponte), dal romanzo di F. Dürrenmatt; Geschichten aus dem Wiener Wald (1979), dal dramma di Ö. von Hórváth. In seguito ha diretto e sceneggiato due documentari: Marlene, un'opera di primaria importanza su Marlene Dietrich (trasmessa dalla televisione tedesca nel 1983 in una versione di 17 ore, dal titolo Marlene Dietrich ‒ Porträt eines Mythos), e Meine Schwester Maria: eine Hommage (2002), sulla sorella Maria, anch'essa attrice (come l'altra sorella, Immy, e il fratello, Carl).
Ha scritto il dramma Herostrat (1965) e l'autobiografia Der Rebell: eine Erzählung (1997).