Robespierre, Maximilien
Politico francese (Arras 1758-Parigi 1794). Avvocato, influenzato profondamente dal pensiero di Rousseau, fu deputato del Terzo stato agli Stati generali (1789) in rappresentanza della provincia dell’Artois, poi membro dell’Assemblea nazionale, acquistò grande popolarità presso il popolo parigino per le sue posizioni intransigentemente democratiche. Attivissimo, in centinaia di interventi nell’Assemblea, si espresse in favore della libertà di pensiero e d’espressione, del suffragio universale, dell’istruzione gratuita e obbligatoria. Divenuto (marzo 1790) presidente del club dei , dopo la tentata fuga del re (20 giugno 1791), assunse posizioni antimonarchiche – per primo richiese di processare Luigi XVI – e si oppose strenuamente ai , fautori della guerra, sostenendo che l’impegno bellico avrebbe messo a rischio le conquiste ottenute con la Rivoluzione e offerto possibilità di riscossa alle forze a essa contrarie. Dopo l’inizio del conflitto, entrò nel Consiglio generale del comune parigino (agosto 1792) e fu poi eletto deputato di Parigi alla Convenzione nazionale (sett. 1792), dove guidò la lotta dei montagnardi contro i girondini. Ottenuta la condanna di Luigi XVI (genn. 1793), ispirò l’insurrezione popolare (31 maggio-2 giugno) che abbatté la fazione girondina. Entrò nel Comitato di salute pubblica già nell’aprile 1793, ma fu a partire dal luglio che v’impresse una rigidissima pratica di governo, che portò all’eliminazione di Danton e dei suoi seguaci, fautori di una politica moderata, ma pure degli «arrabbiati» legati a Roux e Hebert. Tra il settembre 1793 e il maggio 1794 contribuì alla campagna rivolta contro le forme religiose e di culto tradizionali e per l’introduzione di una religione rivoluzionaria centrata sul culto dell’Essere Supremo e sui valori espressi nella Rivoluzione francese. Per la sostituzione dei vecchi culti con questo nuovo la determinazione di R. fu decisiva: egli si oppose infatti, per convinzioni proprie e per motivi di opportunità politica, alle istanze più rigidamente ateiste. L’intensificazione della repressione, l’insorgere di tensioni tra giacobini e sanculotti, che spingevano per mutamenti sempre più radicali, nonché l’allontanamento della minaccia esterna (vittoria di Fleurus, 26 giugno) saldarono nella Convenzione i suoi avversari; nella seduta del 9 termidoro (27 luglio) venne posto sotto accusa e arrestato. Liberato dai suoi sostenitori, fu catturato dalle milizie della Convenzione e giustiziato il giorno successivo.