MAYOR DES PLANCHES, Edmondo
– Figlio di Paolo Francesco e di Luisa Chevalier Routier, nacque a Lione il 27 luglio 1851 da una famiglia svizzera di origine ebraica.
Laureatosi in giurisprudenza a Torino l’8 ag. 1874, nello stesso anno fu naturalizzato italiano, ottenendo, solo più tardi, la piena cittadinanza (3 maggio 1888).
Sposò Maria Antonietta Chevalier ed ebbe tre figli, due dei quali morirono in giovane età. Nel novembre 1904 il re d’Italia, Vittorio Emanuele III, gli concesse il titolo trasmissibile di barone.
Subito dopo la laurea partecipò al concorso per l’ingresso nella carriera diplomatica e il 1° febbr. 1875 venne ammesso come volontario al ministero degli Affari esteri.
All’inizio della carriera fu addetto al gabinetto di A. Depretis (25 marzo 1876), ma, tra il novembre del 1877 e quello dell’anno successivo, fu costretto a mettersi in aspettativa per malattia. Rientrò al ministero degli Affari esteri come segretario del ministro F. Crispi e ricoprì tale incarico fino al 1890 (salvo una nuova assenza di due anni per malattia nel 1882-83). Durante questo periodo accompagnò il ministro, ora anche presidente del Consiglio, in Germania nel settembre 1887 (sul viaggio il M. scrisse Monsieur Crispi chez Bismarck. Journal de voyage, Roma 1894) e poi di nuovo nel 1888. Nel 1889 accompagnò il presidente del Consiglio Crispi in occasione della visita di re Umberto I a Berlino. Per incarico di Crispi svolse inoltre varie missioni diplomatiche, fra le quali una in Alvernia nell’agosto 1890 presso il ministro degli Esteri inglese, R.A. Cecil, marchese di Salisbury, che si trovava in villeggiatura in quella regione: Crispi infatti, se voleva comunicare con un altro capo di governo, non si serviva né dell’ambasciatore né del ministero degli Esteri, ma d’un suo corriere speciale (v. S. Romano, Crispi, Milano 1986, p. 209). Nel maggio 1885 il M. fu nominato segretario della Conferenza sanitaria internazionale di Roma.
In questo periodo dette inizio anche all’attività letteraria, cui si sarebbe dedicato per tutta la vita. Nei primi anni il M. collaborò alla Nuova Rivista di Torino, alla Rivista storica italiana e alla Rivista internazionale, per le quali scrisse numerose recensioni e alcuni saggi di contenuto storico; pubblicò inoltre il volume Nuove lettere inedite del conte Camillo di Cavour (Torino-Roma 1895). D’altro canto l’attività letteraria era pratica molto diffusa tra i diplomatici, essendo legata al quotidiano esercizio dello scrivere e alla conoscenza delle lingue straniere.
Dopo la caduta del governo Crispi, nel 1891, il M. fu destinato a Bucarest e successivamente a Costantinopoli come consigliere d’ambasciata; l’anno seguente fu nominato delegato aggiunto alla Conferenza sanitaria internazionale di Venezia, incarico che gli venne rinnovato anche nel febbraio 1897.
Nell’aprile 1894, dopo il ritorno di Crispi al governo, il ministero decise di inviarlo a Berlino, ma quando la notizia fu diffusa dalla stampa provocò una reazione inattesa. Il cancelliere L. von Caprivi infatti telegrafò all’ambasciatore tedesco a Roma B. von Bülow invitandolo a chiedere al governo italiano di sospendere l’invio del M. perché «non sarebbe simpatico per la sua origine ebraica e francese» (Roma, Arch. stor. del ministero degli Affari esteri, Arch. riservato, ad nomen). Allo stesso tempo l’ambasciatore italiano a Berlino, il generale C. Lanza di Busca, minacciò le proprie dimissioni se la partenza del M. non fosse stata rinviata. La decisione fu quindi sospesa e il M., che dal giugno era entrato nel ruolo diplomatico, venne destinato a reggere la legazione di Berna, dove restò fino all’11 febbr. 1897.
Nel novembre del 1898, dopo aver rifiutato un incarico a Rio de Janeiro, fu destinato a Belgrado con credenziali di inviato straordinario e ministro plenipotenziario e il 9 ag. 1901 a Washington con credenziali di ambasciatore. La decisione di affidare al M. l’ambasciata di Washington venne presa dal ministro degli Affari esteri C. Prinetti in alternativa a un incarico a Costantinopoli.
Il M. presentò le credenziali al neopresidente degli Stati Uniti Th. Roosevelt il 19 nov. 1901 e si trovò subito ad affrontare l’argomento che sarebbe stato il principale oggetto della sua ambasciata. Il governo italiano, infatti, aveva inviato una nota di protesta al governo degli Stati Uniti a proposito del linciaggio avvenuto a Erwin in Mississippi di tre connazionali, chiedendo però che non venissero turbati i rapporti con un paese dove trovavano lavoro tanti emigrati italiani. Il M. si mantenne comunque su una linea prudente, insistendo sulla necessità di provvedimenti che tutelassero la comunità italiana, ma senza minimamente dar adito al sospetto di una intromissione negli affari interni statunitensi.
Nel settembre 1903 il M. ricevette l’incarico di commissario generale onorario della sezione italiana all’Esposizione di Saint Louis (MO). A tale scopo tenne una serie di conferenze presso alcune Camere di commercio con l’obiettivo di spiegare le ragioni di indole morale e materiale che consigliavano all’arte e all’industria italiane di figurare all’Esposizione americana.
La pubblicazione della sua perorazione (Della convenienza che l’Italia artistica e industriale partecipi alla esposizione di Saint-Louis…, Torino 1904) ebbe come risultato che la Commissione reale per l’ordinamento della mostra votasse all’unanimità un finanziamento di 650.000 lire e ne chiedesse ulteriori 200.000 per realizzare un allestimento adeguato. Nel suo scritto il M., illustrando i dati raccolti dal delegato commerciale italiano, spiegava come negli ultimi anni gli Stati Uniti fossero diventati il miglior cliente dell’Italia, dopo la Germania, e come l’aumento dei dazi doganali non avesse influenzato la crescita delle importazioni. Suggeriva quindi di potenziare l’esportazione più o meno avviata e di esporre a Saint Louis quei prodotti italiani di qualità che negli Stati Uniti erano meno conosciuti.
Durante tutti gli anni delle sua ambasciata a Washington fu costante l’impegno del M. in favore degli immigrati italiani. A tal fine egli intraprese due lunghi viaggi attraverso gli Stati Uniti, dei quali dette conto in articoli pubblicati nella Nuova Antologia (16 febbr. 1906, pp. 593-615; 1° marzo 1906, pp. 3-30; 16 giugno 1906, pp. 561-586), poi riuniti in volume (Attraverso gli Stati Uniti per l’emigrazione italiana, Torino 1913).
In questi articoli, che si segnalano per efficaci descrizioni del paesaggio del Sud e dell’Ovest degli Stati Uniti, il M. parlava dei suoi incontri con le comunità italiane sparse nel territorio e ne descriveva l’organizzazione e le condizioni di vita. Il suo obiettivo era quello di favorire il trasferimento degli Italiani che si addensavano nelle grandi città dell’Est, dove conducevano una vita malsana ed economicamente meschina, nelle ampie estensioni di terre dove avrebbero potuto vivere liberi, indipendenti, in climi buoni e salubri. E dove le opportunità di lavoro sia in campo agricolo sia nell’industria erano molto promettenti.
L’11 genn. 1910 il M. ebbe l’incarico di reggere l’ambasciata di Costantinopoli, dove restò fino al 13 luglio 1911, quando venne collocato a riposo per raggiunti limiti d’età, con il rango e le prerogative di ambasciatore.
Se, per R. La Valle, il M. scontava così il suo antico attaccamento a Crispi (p. 5), in realtà, secondo G. De Martino, che lo sostituì in quella sede, la decisione fu presa dal ministro degli Affari esteri A. Paternò-Castello marchese di San Giuliano perché al M. veniva rimproverata una «certa incomprensione del momento storico che l’Italia stava attraversando, un momento che richiedeva più energica tutela degli interessi italiani in Tripolitania e la rimozione di ogni ostacolo frapposto a questi dalla amministrazione ottomana. Questi erano gli obiettivi che il De Martino doveva inizialmente perseguire a Istanbul, da lui raggiunta alla fine del luglio 1911» (L. De Caprariis, De Martino, Giacomo, in Diz. biografico degli Italiani, XXXVIII, Roma 1990, p. 597).
Il M. comunque lasciò a Istanbul un ottimo ricordo, come testimonia una lettera del presidente della Camera di commercio di quella città, il quale espresse il «rammarico» di aver perso in lui «il più strenuo difensore degli interessi italiani in questo stato» (Roma, Arch. stor. del ministero degli Affari esteri, Arch. del personale, f. Mayor des Planches, lettera del 28 sett. 1911).
All’inizio del primo conflitto mondiale il M. dichiarò che la neutralità dell’Italia rispondeva non solo agli interessi italiani e al sentimento pubblico, ma anche allo spirito del patto di alleanza con l’Austria e la Germania. A suo parere, il carattere da qualche anno aggressivo della politica tedesca «avrebbe dovuto premunirci. Essa ci consigliava di riflettere se conveniva o meno rinnovare l’alleanza alla scadenza, e non prima, e con nuove condizioni, come già voleva Crispi. Eravamo inoltre a disagio in quell’aggruppamento dal giorno in cui l’Inghilterra se ne allontanò per accostarsi alla Duplice Intesa, poiché la benevola neutralità dell’Inghilterra era uno dei presupposti della Triplice Alleanza» (La Valle, p. 5). Quanto all’uscita dalla neutralità il M. riteneva che fosse il governo e non la piazza a dover decidere, tenendo conto degli interessi italiani.
Dopo l’ingresso in guerra dell’Italia il M. fu richiamato in servizio e il 26 genn. 1916 venne inviato a Londra con il ruolo di commissario generale del governo italiano per trattare col governo britannico delle forniture di carbone e di altre materie prime, oltre che di grano e derrate alimentari. Nel novembre dello stesso anno corse anche la voce, presto smentita, che il M. potesse essere chiamato a sostituire T. Tittoni come ambasciatore a Parigi (cfr. Martini, pp. 621, 804).
La presenza del M. a Londra fu caratterizzata da una continua tensione con l’ambasciatore G. Imperiali, il quale, quando il M. nel febbraio 1918 fu richiamato a Roma, annotò nel suo diario: «Mi ha procurato non poche noje con la sua invadente megalomania. […] Persona molto intelligente e nel fondo non cattiva: ma […] eccessivamente impulsiva, non bene equilibrata e non scrupolosamente franca» (Imperiali, p.496).
Conclusa la missione a Londra, al M. fu affidato l’incarico di commissario generale dell’Emigrazione, probabilmente per la sua esperienza in Svizzera e negli Stati Uniti. In questa veste rappresentò il governo italiano alle conferenze internazionali del lavoro a Parigi, a Washington e a Genova, e venne designato a far parte dell’Organizzazione internazionale del lavoro presso la Società delle Nazioni.
Frattanto continuò la sua attività di pubblicista, in particolare collaborando con una certa assiduità alla Nuova Antologia. Il suo ultimo scritto, pubblicato postumo (In memoria di Luigi Bodio, Roma 1921), fu dedicato al direttore dell’Istituto centrale di statistica e commissario generale e poi presidente del Consiglio superiore dell’Emigrazione, suo amico insieme con A. Pisani Dossi fin dall’inizio della sua carriera al ministero degli Affari esteri.
Il 23 febbr. 1917 il M. fu nominato senatore. La commissione per la verifica dei titoli approvò la sua nomina con 134 voti favorevoli e 10 contrari. Una prima ipotesi in tal senso, avanzata nel dicembre 1914, non si era concretizzata in quanto A. Salandra aveva incontrato sul suo nome «prevenzioni ostili assai recise» (Sonnino, 1974).
Il M. morì a Roma il 26 dic. 1920.
Opere: Una dettagliata ed esaustiva bibliografia dei suoi scritti si trova nella voce relativa al M. in La formazione della diplomazia nazionale (1861-1915), a cura di F. Grassi Orsini, Roma 1987, pp. 477-479.
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. stor. del ministero degli Affari esteri, Arch. del personale, f. Mayor des Planches; I documenti diplomatici italiani, s. 3, 1896-1907, Roma 1953-2000, ad indices; s. 4, 1908-1914, ibid. 1964-2004, ad indices; s. 5, 1914-1918, ibid. 1954-88, ad indices; Atti parlamentari, Senato, Discussioni, legislatura XXIV, 16 febbr. 1918, 28 dic. 1920; S. Crespi, Alla difesa d’Italia in guerra e a Versailles (Diario 1917-1919), Milano 1937, ad nomen; F. Martini, Diario 1914-1918, a cura di G. De Rosa, Milano 1966, pp. 621, 804; L. Albertini, Epistolario 1911-1926, a cura di O. Barié, Milano 1968, pp. 857, 864; S. Sonnino, Carteggio 1914-1916, a cura di P. Pastorelli, Bari 1974, p. 129; Id., Carteggio 1916-1922, a cura di P. Pastorelli, ibid. 1975, ad ind.; G. Imperiali, Diario (1915-1919), Soveria Mannelli 2006, ad ind.; R. La Valle, La Triplice Alleanza nel pensiero di Crispi e di Bismarck. Ricordi e giudizi dell’ambasciatore E. M.d.P., Torino 1914; E. Serra, La diplomazia in Italia, Milano 1984, ad ind.; Id., Alberto Pisani Dossi. Diplomatico, Milano 1987, ad indicem.