MAZZUOLI, Giuseppe detto il Bastarolo
– Nacque a Ferrara probabilmente intorno al 1536 (Tibertelli De Pisis). Dal mestiere di suo padre, venditore di biade, derivò l’appellativo di Bastarolo.
In mancanza di dati certi, si può ipotizzare una sua formazione artistica per lo più a Ferrara; il suo lessico pittorico si fonda infatti sulla tradizione figurativa ferrarese, dalla quale deriva il cromatismo sgargiante e acceso e l’intenso naturalismo, e sulla conoscenza della pittura emiliana e veneta. Si può evidenziare inoltre una personale reazione del M. alle novità della «maniera» centroitaliana, per cui assai verosimile è apparso un suo viaggio a Roma e a Tivoli (per visitare la villa del cardinale Ippolito d’Este) nella seconda metà degli anni Sessanta (Frabetti).
Le opere superstiti e sicuramente documentate appartengono alla maturità del M.; l’unica pervenuta, sicuramente autografa, riferibile alla sua prima attività è la Sacra Famiglia con s. Giovannino (Parma, Galleria nazionale), nella quale appaiono evidenti la vena dossesca e le influenze parmensi della sua formazione ferrarese ed emiliana.
All’attività giovanile del M. sono stati riferiti anche il Matrimonio mistico di s. Caterina (collezione Radaelli: Frabetti; Faietti) e più recentemente il Riposo durante la fuga in Egitto (Cento, collezione privata; Nanni).
Intorno alla fine degli anni Sessanta, il M. realizzò la Deposizione dalla Croce per l’oratorio dell’Arciconfraternita della Morte (Ferrara, Pinacoteca nazionale) che costituisce il momento di maggiore adesione alla cultura manierista, insieme con la Discesa dello Spirito Santo (Ibid., Musei civici d’arte antica) la quale, di poco successiva, riflette la conoscenza del M. della pittura di F. Barocci e di T. Zuccari.
Con gli anni Settanta si apre il momento di maggior fama del M., la cui pittura presenta un progressivo orientamento verso formule compositive semplificate, che raccolgono le istanze controriformate del mutato clima religioso ferrarese e le particolari esigenze della committenza.
Per l’oratorio di S. Lodovico a Ferrara eseguì la Crocifissione con s. Lodovico (Ibid., Pinacoteca nazionale), databile agli inizi dell’ottavo decennio.
Nel dipinto sono ancora ravvisabili echi della cultura manierista, sebbene esso presenti una composizione semplice e solenne. Contigue alla Crocifissione sono due telette autografe, recentemente rinvenute, raffiguranti l’Annunciazione (Albano Sant’Alessandro, parrocchiale; Ceriana).
Negli anni Settanta il M. realizzò inoltre le predelle interne dell’organo di S. Maria della Rosa, raffiguranti S. Gerolamo e il Martirio di s. Bartolomeo (Ferrara, curia vescovile), e la S. Barbara in contemplazione del Mistero della Trinità (Roma, collezione privata), che presentano echi formali, seppur filtrati, da F. Mazzola detto il Parmigianino.
Nel corso degli anni Ottanta il M. semplificò ancor di più la composizione dei suoi dipinti, facendosi interprete di una «verità di storia» ispirata ai dettami sulle immagini sacre stabiliti dalla Controriforma, come già avviene nel S. Eligio vescovo in adorazione della Croce (Trecenta, chiesa di S. Giorgio Martire).
Nella tavola, databile agli inizi del nono decennio, sono evidenti gli stilemi della cultura emiliana del M.: l’eleganza del santo vescovo si ispira alla pittura del Parmigianino, mentre l’apertura paesistica rimanda al naturalismo della tradizione ferrarese. Agli inizi del nono decennio risale anche la tela attribuita al M., raffigurante Cristo e l’adultera (Ferrara, collezione privata: Frabetti; Faietti).
Assai verosimilmente tra il 1580 e il 1586 il M. realizzò la serie delle otto tele che decoravano il soffitto della chiesa del Gesù a Ferrara, testimonianza della sua profonda cultura manierista.
Si tratta dell’Adorazione dei pastori, Adorazione dei magi, Sacra famiglia con s. Elisabetta e s. Giovannino, Riposo in Egitto, Disputa dei dottori, Nozze di Cana, Gesù predica alle turbe, Gesù caccia i mercanti dal tempio (Ibid., Pinacoteca nazionale). Il ciclo costituisce un problema attributivo nell’iter artistico del Mazzuoli. La storiografia più antica (Guarini, Barotti, Scalabrini) riporta, infatti, accanto al nome del M. quello di G.F. Surchi detto Dielaì: entrambi sarebbero stati impegnati nella decorazione del soffitto della chiesa del Gesù, dipingendone ciascuno una metà. Tuttavia le otto tempere, in base a un’analisi stilistica, sono state interamente attribuite al M., sebbene eseguite in momenti diversi: le tele dedicate alla nascita e all’infanzia di Gesù sono infatti caratterizzate da componenti parmigianesche e venete; mentre nelle restanti prevale un romanismo di marca zuccaresca, che ne posticipa l’esecuzione (Frabetti; Faietti). Per la stessa chiesa del Gesù, dove è ancora conservata, il M. realizzò sul finire degli anni Ottanta l’Annunciazione che, pur mantenendo la consueta tensione naturalistica, presenta un linguaggio di elegante aulicità, che la differenzia dalle opere coeve.
Alla sua piena maturità appartengono la Madonna che appare a s. Alberto (Massa Lombarda, arcipretale), la Madonna col Bambino e i ss. Pietro e Paolo (Bologna, Pinacoteca nazionale) e la Madonna con il Bambino in gloria, le ss. Barbara ed Orsola e le zitelle (Ferrara, Civico Museo di Schifanoia), commissionatagli nel 1588.
Il M. esprime in queste opere una devozionalità semplice e popolare, esemplificando nella composizione spaziale gerarchica a tre piani paralleli il concetto, proprio del clima religioso controriformato, della funzione mediatrice tra divino e umano svolta dai santi. La caratterizzazione dei volti dei committenti della pala di Massa Lombarda e delle zitelle della tela di Schifanoia è inoltre testimonianza dell’abilità ritrattistica del M., che intorno al 1574 aveva realizzato anche un Autoritratto (Firenze, Uffizi).
Alla tarda maturità appartengono lo Sposalizio di s. Caterina (Londra, Matthiesen Fine Art Ltd.) e la Madonna con Bambino (Ferrara, collezione R. Lauro), esempi di dipinto devozionale da stanza, una tipologia che dovette essere frequente nella sua produzione.
Numerose sono infatti le opere di piccolo formato ricordate dagli antichi storiografi ferraresi (Baruffaldi, Barotti, Scalabrini). Nell’ambito di questa produzione è stato attribuito al M. anche il dipinto raffigurante le Nozze di Cana (Montecarlo, collezione privata: Da Borso a Cesare d’Este…).
Un ulteriore aspetto dell’attività del M. doveva riguardare la pratica del disegno: egli viene infatti ricordato quale precettore di disegno presso le famiglie nobiliari ferraresi. Realizzò, inoltre, le illustrazioni per il trattato La regola delli cinque ordini d’architettura di I. Barozzi detto il Vignola (Ferrara, Biblioteca Ariostea), dimostrandosi pittore estremamente moderno nell’interesse per i rilievi e i modelli architettonici (L.N. Cittadella, 1868). Nel frontespizio delle «tavole», elaborate presumibilmente dopo il 1570, il M. si definisce «pittore insigne ferrarese», denotando lo status di artista ormai affermato del quale godeva a questa data. Tuttavia è noto un unico disegno ritenuto autografo, raffigurante la Madonna e il Bambino in gloria d’angeli con i ss. Biagio e Andrea (Parigi, Louvre); recentemente ne è stato attribuito al M. un altro con la Pentecoste (Budapest, Museo di belle arti), considerato lo spunto compositivo per il dipinto di analogo soggetto dei Musei civici di Ferrara (Zentai).
Il M. morì il 9 nov. 1589 «affogando nelle acque del Po» (Frabetti, p. 48).
Le fonti riportano una controversa sepoltura nelle chiese ferraresi di S. Andrea (Laderchi) e S. Paolo (Scalabrini), nelle quali non compare tuttavia alcuna memoria sepolcrale del Mazzuoli.
Fonti e Bibl.: A. Superbi, Apparato degli uomini illustri della città di Ferrara, Ferrara 1620, p. 125; M.A. Guarini, Compendio historico dell’origine, accrescimento, e prerogative delle chiese, e luoghi pii della città, e diocesi di Ferrara…, Ferrara 1621, pp. 138, 215, 332; G. Baruffaldi, Vite de’ pittori e scultori ferraresi (XVIII secolo), I, Ferrara 1844, pp. 423-435; C. Brisighella, Descrizione delle pitture e sculture della città di Ferrara (XVIII secolo), a cura di M.A. Novelli, Ferrara 1991, pp. 16, 130-132, 212, 237, 246-248, 278, 348, 378, 396, 401, 420, 436, 441, 468, 474, 502, 521, 609 s.; C. Barotti, Pitture e sculture che si trovano nelle chiese, luoghi pubblici e sobborghi della città di Ferrara, Ferrara 1770, pp. 68 s., 93, 100, 102, 104, 151, 158, 168, 172 s., 175; G.A. Scalabrini, Memorie istoriche delle chiese di Ferrara e de’ suoi borghi, Ferrara 1773, pp. 34, 49, 130, 135, 143 s., 167, 180, 305, 339, 349, 416; C. Cittadella, Catalogo istorico de’ pittori e scultori ferraresi e delle opere loro…, II, Ferrara 1782, pp. 170-176, 241; III, ibid. 1783, p. 41; A. Frizzi, Guida del forestiere per la città di Ferrara, Ferrara 1787, pp. 51 s., 74, 76 s., 90 s., 130, 148; L. Lanzi, Storia pittorica dell’Italia (1795-96), IV, Milano 1825, pp. 277 s.; G. Boschini, Note al Baruffaldi, I, Ferrara 1844, pp. 433, 435; L.N. Cittadella, Indice manuale delle cose più rimarcabili…, Ferrara 1844, pp. 80, 82, 125 s., 133, 137, 155, 157; C. Laderchi, La pittura ferrarese. Memorie…, Ferrara 1857, pp. 114 s.; L.N. Cittadella, Documenti ed illustrazioni riguardanti la storia artistica ferrarese, I, Ferrara 1868, pp. 102, 620; L.F. Tibertelli De Pisis, G. M. detto il Bastarolo pittore ferrarese del XVI secolo, in Cronache d’arte, VI (1926), pp. 311-321; M. Salmi, Il campanile della cattedrale di Ferrara, in Commentari, XIII (1962), p. 82; G. Frabetti, Manieristi a Ferrara, Milano 1972, pp. 46-70; I. Bentini, Bastianino e la pittura a Ferrara nel secondo Cinquecento, in Bastianino e la pittura a Ferrara nel secondo Cinquecento (catal., Ferrara), Bologna 1985, pp. XXXII s.; M. Faietti, ibid., pp. 151-172 (schede); Da Borso a Cesare d’Este. La scuola di Ferrara. 1450-1628 (catal.), a cura di E. Mattaliano, Ferrara 1985, pp. 114 s.; E. Sambo, in La pittura in Italia. Il Cinquecento, II, Milano 1988, p. 639; L. Zentai, Su un disegno di G. M. detto il Bastarolo al Museo di belle arti di Budapest, in Musei ferraresi, XVI (1989), pp. 119-123; M. Ceriana, Bastarolo, in E. Daffra - M. Ceriana, Schede ferraresi, in Atti e memorie dell’Acc. Clementina, n.s., XXXV-XXXVI (1995-96), pp. 86 s.; I. Bentini, in Galleria nazionale di Parma: catalogo delle opere del Cinquecento e iconografia farnesiana, a cura di L. Fornari Schianchi, Milano 1998, pp. 102 s.; A.M. Romagnolo, La pittura ferrarese del Cinquecento nel Polesine di Rovigo, in La pittura emiliana nel Veneto, Modena 1999, p. 102; F. Nanni, in Le meraviglie della pittura tra Venezia e Ferrara dal Quattrocento al Settecento, Milano 2005, p. 118; O. Tenan, ibid., p. 116 (schede); U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXIV, p. 318.