MĚ'ĀTĪ
. Nome di una famiglia di traduttori di opere scientifiche dall'arabo in ebraico, vissuta in Italia nei secoli XIII-XIV. Nǎtān b. Ělī‛ezer ha-Mě‛ātī lavorò speaialmente a Roma, dove tradusse verso gli anni 1279-1283 molte opere, specialmente di medicina, fra cui il Canone di Avicenna e gli Aforismi di Maimonide. Suo figlio Shělōmōh (Salomone) tradusse nel 1299 il commento di Galeno al περὶ ἀέρων ὑδάτων τόπων d'Ippocrate. Il figlio di lui Shěmū'ēl (Samuele) tradusse al principio del sec. XV un compendio del commento di Galeno al περὶ διαίτης ὀξέων d'Ippocrate, e un'opera di lbn Ẓuhr. Il nome Mĕ'ātī deriverebbe secondo alcuni dal toponimo Cento (ebr. mē'āh = 100), secondo altri. meglio, dal soprannome del padre di Nātān; in alcuni manoscritti si ha, invece della forma h-m'tj (ha-Mĕ'ātī), la forma h-'mtj, d'incerta lettura.
Bibl.: M. Steinschneider, Die hebräischen Übersetzungen des Mittelalters, Berlino 1893, passim.