MECHITAR (arm. Mxithar "consolatore")
Abate armeno, fondatore della congregazione dei mechitaristi. Nacque a Sïvas (Sebaste) il 7 febbraio 1676; il suo nome di battesimo era Manuk. Manifestò presto la vocazione religiosa, e fu ordinato diacono nel convento di Santa Croce a Sebaste. L'incontro a Erzerum con un missionario occidentale, e una migliore conoscenza da lui acquistata della chiesa di Roma, fecero presto maturare in lui l'idea di cercare da Roma soccorso alle disgraziate condizioni del suo popolo ignorante della religione. Dopo un primo vano tentativo di venire in Italia, fu ordinato sacerdote a Sebaste, e a Erzerum ottenne il grado di dottore in teologia. Trasferitosi a Costantinopoli, si diede all'insegnamento e alla preparazione di missionarî per i suoi connazionali, professando la necessità dell'unione della chiesa armena con la romana. Per sottrarsi alla persecuzione del clero armeno scismatico e a quella delle autorità turche presso cui gli scismatici lo accusavano di parteggiare per i Latini, M. e la congregazione da lui fondata nel 1701 (v. mechitaristi) si rifugiarono prima in Morea, a Modone, e poi a Venezia, nell'isola di San Lazzaro, loro offerta dalla Serenissima (1717). Quivi M. passò il resto della vita. Dovette ancora difendersi, a Roma, dalle accuse degli avversarî specie nella questione della communicatio in divinis nei paesi degli eretici. Ma fu sciolto da ogni sospetto e confortato dal papa stesso e dai cardinali. Tutta la vita, oltre che all'apostolato, fu data allo studio, all'insegnamento, alla raccolta di libri e manoscritti; opera benemerita che, anche a prescindere dalla sua attività religiosa e missionaria, gli assegna un posto cospicuo nella restaurazione della lingua e della letteratura armena.
M. morì a San Lazzaro il 27 aprile 1749.
Opere: Gran parte degli scritti di M. e della sua corrispondenza è inedita. Tra le opere pubblicate: Inni, 1ª ed., Venezia 1727; la 3ª ediz. armena della Bibbia (rara), da lui curata, Venezia 1733; Argomenti contro quelli che sostengono che gli ortodossi non devono mai entrare nelle chiese degli Armeni (disuniti), Smirne 1879; Commento all'Ecclesiaste, Venezia 1737; Commento a S. Matteo, Venezia 1747. Per le altre pubblicazioni di grammatica ad uso di Armeni che parlano il turco, per il lessico e per altre opere didattiche: catechismi, libri ascetici, ecc., v. Karekin Zarbhanalian, Bibliogr. arm., Venezia 1883, p. 432 e passim.
Bibl.: Minas Nurikhan, Il servo di Dio Abate M.; sua vita e suoi tempi, Venezia 1914; V. Inglisian, Der Diener Gottes M. von Sebaste, Stifter der Mechitharisten und Kulturapostel des armenischen Volkes, Vienna 1929.