MEDAGLIONE
Il vocabolo, derivato senza una precisa connessione di significato dal termine medaglia, indica, nel suo più largo senso, un disco con rilievi; può essere quindi applicato a varie categorie di monumenti, sculture, avorî, oreficerie ecc., con aspetti e problemi particolari ad ognuna; in un senso più comunemente specifico denota gli esemplari antichi che si distinguono dalle comuni monete per grandezza o esecuzione e quindi in particolare una serie di emissioni romane di età imperiale, non facilmente definibile nelle sue caratteristiche. Abbiamo a che fare, infatti, con una produzione che non può considerarsi monetale in senso stretto, in quanto non sempre esercita funzione monetale, né possiamo dire medaglistica, in quanto a ben vedere il concetto stesso di medaglia è estraneo alla monetazione antica, anche se, in età romana è, sotto certi aspetti, implicito nella monetazione stessa.
Con "medaglia" infatti si usa indicare un esemplare che, pur avendo aspetto monetale, non è tuttavia destinato alla circolazione, ha come suo proprio un fine commemorativo ed onorifico, può essere pertanto iniziativa di privati e destinato a privati e quindi può riflettere nella sua tipologia interessi particolari e di individui singoli. Nella coniazione di età romana iniziative di tal genere non hanno luogo, né sono giuridicamente ammesse, ma in compenso la moneta stessa riflette un generale carattere commemorativo, specificamente collegato alla vita dello Stato e pertanto, con questo, un particolare e ben calcolato valore politico-propagandistico. Estraneo tuttavia le rimane il carattere onorifico individuale, la specifica destinazione dell'esemplare isolato come dono; carattere questo, invece, che, in estensione al valore propagandistico, politico, commemorativo, è proprio dei cosiddetti m., e che è tanto più importante nella storia dell'Impero, quanto più la distribuzione di doni monetali rientra, coi congiaria e le liberalitates, nelle consuetudini degli imperatori.
Il fine essenziale, pertanto, del m. si sposta rispetto alla moneta; mentre questa infatti mira soprattutto alle esigenze pratiche della circolazione e a questa ragione prima abbina, in secondo luogo, il fine politico della propaganda, il m., invece, ha come sua ragione d'essere, primariamente l'intento propagandistico, pur non prescindendo peraltro interamente, almeno in alcuni periodi, dalla sua funzione economica di esemplare monetale. Inversione quindi, a ben vedere, di funzioni e di valori su cui si fondano e da cui nascono le differenze esteriori dei m. rispetto alle monete, le particolarità che li distinguono.
Chiamati infatti ad agire su un più stretto pubblico che non la moneta destinata a tutti, i m. devono però rispondere con maggior adesione alle esigenze, più raffinate, di tale categoria di pubblico; coniate in determinate occasioni: anniversarî, celebrazioni religiose, allocuzioni, liberalità, casi della vita dell'imperatore, ecc., dono di sovrani a sovrani, capi di Stato, personalità eminenti, i m. appaiono soprattutto "espressione di un settore spedalizzato della propaganda imperiale" e, come tali, devono esercitare sul ricevente una impressione più profonda e permanente della semplice moneta, devono pertanto potenziare, attraverso la migliorata veste, il fine propagandistico della contemporanea specie monetale. Con questo motivo intimo, che fa "del richiamo estetico" il fine precipuo dei m., coincidono ragioni pratiche, che facilitano il compito agli incisori e glielo rendono più agevole; coi m. infatti ci si trova dinanzi ad una produzione di carattere circoscritto e limitato, la cui esecuzione materiale può essere affidata a maestranze scelte e pertanto può risultare più accurata. Gli incisori stessi preparano i conî con maggiore compiutezza, nel maggior respiro concesso dai moduli più larghi e, pur restando la tipologia, nella sua essenza, analoga a quella monetale, hanno la possibilità di meglio sviluppare i temi prescritti, precisando le immagini in sé, in un rendimento formale più compiuto, e l'intero sviluppo della rappresentazione nella possibilità maggiore di comporre e raccontare. I soggetti pertanto non cambiano, come si è detto, rispetto a quelli della tipologia monetale, ma risultano più intensi, per così dire, "si concentrano su aspetti particolari di fatti ed aspirazioni del giorno", introducono nel repertorio numismatico immagini nuove di divinità, precisandone le attribuzioni e il culto, soprattutto riflettono, nelle linee generali, l'orientamento generale della vita dello Stato. Nel lungo periodo - II-IV sec. - in cui seguono, in una serie pressoché continua di bassorilievi in miniatura, la storia dell'Impero, essi ne rispecchiano infatti i motivi spirituali e le vicende e meglio ne potremo cogliere il carattere seguendone noi stessi, di tappa in tappa, la successione storica.
Ma si deve anzitutto precisare che nella stessa categoria dei m. occorre fare delle distinzioni, istituendo dei sottogruppi che, per così dire, prolungano nel tempo la loro emissione, segnando contemporaneamente le tappe della loro evoluzione. Mentre infatti la serie degli autentici m., in emissione pressoché continua, si inizia con Traiano e Adriano, abbiamo nel primo secolo dell'Impero esemplari che li preparano, che costituiscono quindi, a ben vedere, degli "pseudo-medaglioni": si tratta di pezzi in bronzo la cui differenziazione dalle contemporanee monete non risiede in differenze di valore o di stile e di conî, ché anzi gli stessi conî sono adoperati per essi e per le monete vere e proprie, ma nel fatto che volontariamente i conî sono stati invertiti rispetto ai tondelli monetali; sono stati usati cioè conî dell'asse e del dupondio, su tondelli preparati pel sesterzio e tipi di quest'ultimo su tondelli di maggior modulo. Le rappresentazioni pertanto risultano circondate da cornici più o meno elaborate, oppure, altre volte, si è avuto cura di stringerli in cerchi di metallo differente. Con questo, mentre non vi è alcun cambiamento nella tipologia e nello stile, si è invece precisata la funzione cui tali esemplari sono destinati; alterandoli deliberatamente rispetto alle specie correnti, si è inteso cioè di metterli fuori della circolazione normale, accentuandone invece il carattere e il valore di esemplare per sè stante, e come tale, chiamato ad un particolare scopo. L'aggrupparsi più intenso di questi "pseudo-medaglioni" nel I e II sec. dell'Impero fino ad Adriano circa, fino al periodo cioè in cui prende carattere continuo la coniazione dei veri e proprî m., fa escludere l'ipotesi che essi costituiscano delle prove di emissioni da sottoporre all'approvazione degli imperatori, mentre avvalora quella che essi costituiscano una fase preparatoria per cosi dire, dei m. stessi. Comunque, a partire da Traiano e Adriano, ha inizio come si è detto l'emissione di questi esemplari monetiformi che, in un modo o in un altro (larghezza e spessore del tondello, peso vario ed estremamente irregolare, maggiore accuratezza tecnica e maggior valore artistico della rappresentazione figurata, chiusura infine, talora, del m. in cornici di metallo anche diverso) si distinguono dalla regolare coniazione ed appaiono pertanto destinati "a particolari o solenni offerte come doni commemorativi".
Il II sec. segna la fioritura maggiore di questa produzione che coincide pertanto con la fase di maggiore prosperità della vita dell'Impero: i m. di questo periodo sono in bronzo e si distinguono per la grande varietà dei tipi, di contenuto "obbiettivo" ed ispirati molto spesso a monumenti della grande arte: rilievi, pitture o sculture in tutto tondo, per le loro alte qualità artistiche, che ne fanno una pagina a parte e non ancora, sotto questo aspetto, sufficientemente nota, dalla minore produzione artistica romana. Il regno di Commodo costituisce l'apice di queste emissioni il cui carattere appare bene intonato al generale benessere dell'epoca, aperta - con Adriano - largamente, alla cultura classica e già con Traiano artisticamente feconda in ogni campo.
La crisi imperiale del III sec., così come quella economica ad essa contemporanea e collegata, si rispecchia come sulla moneta anche sui m., che ci presentano una fase transizionale: anzitutto i m. aurei cedono il posto a quelli in metallo prezioso (rarissimi fino a questa età) e i m. in argento subiscono le stesse alterazioni della moneta argentea fino a ridursi di biglione. In secondo luogo, in rapporto col travaglio della vita pubblica, con l'ininterrotto stato di guerra, col trasformarsi del Principato in Dominato, anche il contenuto della tipologia si altera perché i soggetti si polarizzano sulla figura dell'imperatore ed accentuano la nota militare; analogamente cedendo il politeismo ufficiale alla crescente attrazione del culto imperiale, il pantheon greco-romano tende a sparire o si collega all'imperatore. Caratteristico e significativo è tuttavia in questa fase il frequente ritorno del tipo delle "Tre Monete" sui m. argentei, quasi si volesse compensare col prestigio dell'immagine il valore inesistente dei pezzi adulterati.
È in questa fase comunque, e soprattutto con le serie auree, coniate con esemplari di valore doppio dell'aureo monetato, che ha inizio la serie delle monete-medaglione (qualche esempio del tutto sporadico se ne era avuto nel primo impero), ultimo stadio dei m. stessi e nerbo della produzione di questo carattere che si estende in tutto il IV secolo. In questo periodo i tipi diventano sempre più "soggettivi" e legati alla figura dell'imperatore, la tradizione medaglistica delle precedenti fasi sopravvive solo parzialmente, specie da Costantino in poi, mentre si accentua invece il valore intrinseco del pezzo, che ne diviene il suo vitale scopo. Costantino infatti inizia verso il 330 la emissione di una nuova serie di multipli, per quanto non ancora precisissima, dell'argento, la cui coniazione dura, più o meno continua, fino ad Onorio e, saltuaria, fino a Giustiniano; ma il grosso è dato dai multipli dell'aureo, su cui si appunta il maggior interesse di stile e contenuto, e che si distinguono per la precisione con cui, nella scala dei valori, è tagliato il loro peso. Con essi però la vera e propria tradizione medaglistica è finita, anche se incontriamo ancora esemplari di alto valore artistico soprattutto dal punto di vista iconografico.
In quanto al particolare contributo che i m., intesi nel loro complesso, possono portare alla conoscenza dell'arte romana, a parte gli accenni che se ne sono dati nello studiarne lo sviluppo, poco vi è da dire; perché, a ben vedere, in essi troviamo potenziati e quindi più intensi e vivi gli stessi valori impliciti nella moneta romana intesa come monumento d'arte. Valore documentario cioè, rispetto alla ripresa di tipi e schemi da monumenti differenti già realizzati nella pittura o nella plastica, e talora anche nella toreutica o nei cammei, e valore intrinseco, più raro, di opera d'arte in sé.
Problemi questi che, essendo i toni, i valori, le tendenze stilistiche dell'intera classe diversissimi, non possono essere affrontati senza che prima sia risolto quello preliminare delle varie zecche d'emissione, anche se tale problema si fa sensibile solo a partire dalla metà del III sec., poiché precedentemente pare che i m. siano stati coniati se non nella stessa officina per lo meno in una sola zecca urbana collegata a quella monetale. Problemi comunque che, come tutti quelli inerenti ad ogni ricerca artistica, non possono essere trattati isolatamente, ma vanno esaminati in rapporto alle correnti d'arte cui si ricollegano e alle tendenze proprie del tempo che li matura e che essi rappresentano.
Bibl.: W. Froehner, Les médaillons de l'empire romain depuis le règne d'Auguste jusqu'à Priscus Attale, Parigi 1878; F. Gnecchi, I Medglioni romani, voll. 3, Milano 1912; F. Kenner, Der römische Medaillon, in Numismat. Zeitschr., Vienna 1887, pp. 1-173; Regling, in Pauly-Wissowa, XV, 1931, cc. 18-25, s. v. Medaillon; L. Cesano, in Enc. It., s. v.; J. M. C. Toynbee, Roman Medallions, New York 1944 a cura della American Numism. Society, volume introduttivo del Corpus dei medaglioni che la stessa A. ha in preparazione, con l'esame stilistico e la conseguente nuova classificazione del materiale