MEDICI del Vascello, Giacomo
Generale e patriota, nato a Milano il 15 gennaio 1817, morto a Roma il 9 marzo 1882. Suo padre, che esercitava la mercatura, esulò a Lisbona, forse per ragioni politiche, e condusse colà il figlio allora dodicenne; poi si recò nell'America Meridionale, lasciando il figlio affidato alle cure dell'esule Tibaldi, col quale, nel 1836, il giovane si arruolò nei Cacciatori di Oporto e fece la campagna di Catalogna e di Valenza contro i Carlisti. Verso il 1840 andò a Londra, dove attese ad affari di commercio, e vi conobbe il Mazzini. Nel 1845 il M. raggiunse il padre a Montevideo, dove strinse relazione con F. Anzani e con Garibaldi. Quando giunse colà notizia di prossimi rivolgimenti italiani, Garibaldi consigliò al M. di tornare in Italia (febbraio 1848) e di attenderlo a Livorno, dove sarebbe sbarcato con i suoi legionarî, che stava organizzando. Scoppiata la guerra contro l'Austria in Lombardia, il M., allora capitano, propose, per mezzo di F. D. Guerrazzi, al governo toscano di chiamare Garibaldi e di offrirgli il comando dell'esercito, ma n'ebbe un rifiuto. Intanto Garibaldi sbarcava in Liguria e di là si dirigeva al campo di Carlo Alberto (giugno 1148), lasciando inoperoso in Toscana il M., che andato a Genova assistè l'Anzani morente. Nel luglio il M. si recò a Milano, rivide Mazzini e si riaccostò a Garibaldi, che il Comitato di pubblica difesa aveva incaricato di organizzare un corpo di volontarî, nel quale il M. ebbe il grado di capitano. Raggiunto Garibaldi a bergamo, con la compagnia in cui era semplice milite il Mazzini, lo seguì nella ritirata su Como, combatté a San Fermo, a Luino, a Varese, a Rodero, dando a Garibaldi agio di sfuggire all'accerchiamento austriaco, poi si rifugiò a Lugano. Partecipò nell'ottobre al breve tentativo d'insurrezione in Val d'Intelvi, preparato dal Mazzini, quindi, riparato in Piemonte, si recò a Firenze, dove ritrovò molti suoi compagni d'arme che avevano offerto i loro servigi al governo democratico del Guerrazzi. Riformata la sua compagnia, che divenne legione, visto che in Toscana gli armamenti procedevano fiacchi, decise di puntare su Roma, assediata dai Francesi, e per Bologna, dove apprese che Garibaldi aveva riportato la vittoria del 30 aprile, il M., divenuto dal marzo maggiore, scese per le Marche, entrando in Roma il 16 maggio 1849. Prese parte al combattimento del 3 giugno e comandò l'immortale difesa del Vascello in cui rimase ferito. Caduta la città, il M., che era stato promosso tenente colonnello il 30 giugno, esulò in Inghilterra, ma tornò subito in Italia e prese dimora a Genova. Non approvò i moti mazziniani del 6 febbraio 1853 in Lombardia e i successivi in Lunigiana e in Valtellina, e pure serbando fede ai suoi principî repubblicani, seguì la politica piemontese di preparazione alla guerra per il riscatto nazionale. Nel 1859, quando Cavour incaricò Garibaldi di formare un corpo di volontarî, il M. fu per lui sagace cooperatore, e nei Cacciatori delle Alpi, confermatogli il grado di tenente colonnello, ebbe il comando del 2° reggimento. Combatté a Varese, a San Fermo, guadagnandosi ricompense al valore; e dopo Villafranca, seguì Garibaldi nell'Italia centrale al comando d'una brigata, ma con lui tornò a Genova dopo che il generale lasciò l'esercito degli alleati (novembre 1839). Non fece parte dei Mille di Marsala, perchè Garibaldi gli diede incarico a Genova di allestire una seconda spedizione che salpò da Cornigliano e Genova il 9 e 10 giugno 1860 e giunse a Castellammare del Golfo il 17 con 2.500 uomini. Nominato colonnello della I brigata della 4ª divisione, si coprì di gloria a Milazzo il 20 luglio, poi occupò Messina, a eccezione della cittadella, e, promosso maggior generale della 17ª divisione, sbarcò in Calabria, raggiunse Garibaldi a Napoli e il 1° ottobre ebbe gran parte nella battaglia del Volturno. In seguito fu spedito a organizzare la guardia nazionale di Palermo, e tra il 1862 e il 1865 comandò la divisione militare di Messina, essendo stato incorporato nell'esercito regolare. Ebbe incarico di reprimere il brigantaggio nelle provincie meridionali, infine fu trasferito al comando della divisione di Parma. Durante la guerra del 1866 ebbe il comando della 15ª divisione che operò in Val Sugana con una serie di fazioni a Primolano, a Borgo, a Pergine, dove lo fermò l'armistizio di Cormons Nel 1870 fu destinato in Sicilia al comando delle truppe ivi stanziate e a reggere la prefettura di Palermo; fu lui che ordinò l'arresto del Mazzini, e provvide perché fosse internato nel forte di Gaeta. Deputato per tre legislature (VII, VIII e X), il 2 giugno 1870 entrò nel senato. Aiutante di campo di Vittorio Emanuele II e di Umberto I, nel 1876 gli fu conferito il titolo di marchese del Vascello.
Bibl.: T. Tabacchi, La divisione M. nel Trentino, Firenze 1867; A. Picozzi, Garibaldi e M. Episodio della guerra italo-austriaca del 1848, Milano 1882; G. Pasini, Vita del gen. G. M. dalle guerre di Spagna alla difesa del Vascello, Firenze 1882; O. Paladini, La difesa del Vascello..., ecc., Roma 1897.