Medici
A uno dei più antichi rami di questa consorteria, dalla quale sarebbero poi derivati i signori e quindi i sovrani di Firenze e della Toscana, venne attribuita - ma erroneamente - l'allusione contenuta nel verso dantesco di Pd XVI 109. Essa, peraltro, va riferita più propriamente agli Uberti, come dicono, fra gli altri commentatori della Commedia, l'Ottimo, il chiosatore Cassinese, Pietro e Benvenuto.
Dell'estesa consorteria medicea, già nella prima metà del Duecento vivevano ed erano economicamente operosi in Firenze i due figli di un Giambuono, cioè Bonagiunta (noto dai documenti fra il 1215 e il 1226) e Chiarissimo (citato nelle fonti fra il 1201 e il 1240). Dal primo di essi derivò un ramo il quale, a sua volta, ai primi del Trecento si suddivise (con i due figli di un Albizzo, Francesco e Giovanni) in altre due famiglie. Queste si perpetuarono fino alla metà del secolo XV e presero parte con molti membri all'attività della grande banca medicea.
Da Chiarissimo, attraverso il figlio Filippo e il nipote Averardo, ebbe lontana origine il ramo passato alla storia come quello ‛ di Averardo ' o ‛ di Cafaggiolo ': il ramo al quale, appunto, appartennero fra il XV ed il XVIII secolo i signori, poi duchi, di Firenze e di Siena, e granduchi di Toscana. Dall'altro nipote ex filio del suddetto Chiarissimo, un altro Chiarissimo, ebbero origine, nei primi decenni del secolo XIV, altri due rami: quello di Giambono - che si esaurì con la morte del lontano pronipote di lui, Rosso - e quello di Lippo. Fra i membri di quest'ultima ramificazione si trova messer Salvestro di Alamanno, il M. ben noto come esponente del moto politico-sociale dei Ciompi.
Bibl. - La questione è stata trattata autorevolmente da G. Todeschini, Scritti su D., a c. di B. Bressan, II, Vicenza 1872, 421-427, ripreso da Scartazzini, Enciclopedia II 1223. Fra le genealogie della famiglia M. cfr. quella edita a c. di P. Litta, in Famiglie celebri italiane, s.l. né d., tavole I-XXI, passim. Un esame critico dell'attività economica e del peso politico goduto dai M. contemporanei a D. è in Davidsohn, Storia, ad indicem, e in R. De Roover, The rise and decline of the M. bank. 1397-1494, Cambridge Mass. 1963, 34 ss.