medicina e chirurgia estetica
Applicazioni medico-chirurgiche finalizzate al miglioramento dell’immagine corporea. Il riconoscimento della validità e della liceità di queste pratiche è insito nella definizione di salute data dall’OMS che indica come stato di salute perseguibile dalla medicina non l’assenza di malattia, ma il completo benessere psico-fisico e quindi anche un gradimento e una piena accettazione del proprio aspetto fisico. Parente stretta di queste discipline è la cosiddetta medicina antiageing che è indirizzata al mantenimento, il più a lungo possibile, della forma fisica e psichica e a un invecchiamento privo del decadimento intellettuale e fisico che spesso si accompagna all’età. L’insieme di queste discipline dà corpo a un sovrainsieme che si può definire medicina del benessere, caratterizzata da un fine unico, anche se gli strumenti e le strategie che vengono adottati differiscono sostanzialmente.
La medicina estetica parte da un approccio preventivo e, attraverso una diagnostica accurata, è finalizzata all’ottenimento e al mantenimento di un aspetto gradevole e di una forma fisica appropriata. Il medico estetico quindi deve privilegiare un approccio globale all’individuo, tenendo conto di tutti gli aspetti che possono influire sugli obiettivi che intende perseguire: dall’alimentazione all’attività fisica, per arrivare alla correzione di inestetismi suscettibili di trattamento medico con l’uso accorto di farmaci, integratori, dispositivi medici, terapie fisiche e riabilitative.
La chirurgia estetica rientra nel più ampio territorio della chirurgia plastica, specialità chirurgica finalizzata alla modificazione delle forme e suddivisa, a sua volta, in chirurgia plastica ricostruttiva (in caso di necessità di ripristino di parti mancanti), riparatrice (se occorre porre rimedio a danni da traumi, tumori, o altre cause), e appunto estetica (in assenza di un vero e proprio danno ma condizionata solo da un desiderio di modificare il proprio aspetto). Il chirurgo plastico impiega talora procedure invasive realizzando interventi che modificano in modo importante le caratteristiche individuali, ma può anche far ricorso a tecniche più ‘morbide’ con l’uso di metodiche fisiche: laser, radiofrequenze, ultrasuoni, ecc., o con la combinazione di un approccio medico e chirurgico finalizzato all’ottenimento del miglior risultato.
La medicina antiageing è tesa prevenire, e quindi a ritardare, l’invecchiamento fisiologico, ad allontanare le patologie che a esso si associano, a mantenere correttamente in efficienza il corpo e curarne le apparenze. Pertanto, oltre che alla medicina estetica, è apparentata anche alla geriatria che si occupa delle patologie dell’anziano e, in ultima analisi, a tutti gli aspetti preventivi e riabilitativi dell’intera medicina.
Per circoscrivere in modo più preciso il campo di applicazione della m. e c. e. è necessario dare una definizione di difetto estetico, includendo in questo ambito tutti i difetti che provocano una deviazione, avvertita soggettivamente o oggettivamente evidente, dai canoni estetici normalmente accettati dalla società. Nel caso di indicazioni soggettive occorre indagare sulla personalità del soggetto, poiché la richiesta di correzione potrebbe essere solo il frutto di nevrosi da insicurezza, con focalizzazione delle ansie su una parte del corpo considerata responsabile di problemi che hanno una motivazione ‘altra’, di tipo psicologico.
M. e c. e. hanno origini antiche ma solo in tempi recenti il loro sviluppo si è enormemente accelerato, specie nei Paesi con un reddito pro capite elevato e dotati di sistemi sanitari avanzati. La maggior parte degli interventi estetici viene eseguita per inestetismi del viso e, in misura minore, per la correzione del contorno corporeo. Intuitiva è la distinzione tra la correzione estetica di difetti costituzionali e quella di difetti acquisiti (rughe, pliche cutanee, ecc.), che si rendono manifesti in modo più o meno evidente con il trascorrere del tempo in età adulta o avanzata.
Nella società contemporanea si manifesta una profonda modifica dei modelli di riferimento sociali, culturali, politici, morali ed estetici che ha portato spesso all’abbandono dei classici sistemi di riferimento trascendentali, religiosi e ideali, a vantaggio di una dimensione immanente e dell’attribuzione di un estremo valore alla corporeità. La nuova centralità della corporeità è anche al centro dell’indagine sociologica; secondo il sociologo e filosofo francese Pierre Bourdieu (1930-2002) «il corpo, anche in ciò che ha più di naturale in apparenza, cioè nelle dimensioni della sua conformazione visibile (volume, statura, peso), è un prodotto sociale». Oggi il corpo diventa ancor più sociale perché tende progressivamente a integrarsi con la cultura del consumo: talvolta l’aspetto esteriore è considerato l’unica risorsa, la chiave di volta per il raggiungimento del successo socialmente condiviso. La fisicità in senso lato, la ricerca della prestanza fisica a ogni costo e il mantenimento di un aspetto giovanile e attivo intervengono in modo sempre più incalzante nella costruzione della persona. L’autostima personale si fonda sulle gratificazioni provenienti dall’apparenza estetica che, in questo modo, rappresenta la base della fiducia in sé stessi. Valore esagerato acquista il tentativo di uniformità dell’apparire rispetto alla valorizzazione dell’individuo inteso come unico e irripetibile.
La chirurgia plastica ed estetica e la medicina estetica sono nate da un lato per intervenire nella cura e nel tentativo della restitutio ad integrum di soggetti che presentano esiti di patologie; dall’altro per tentare di riportare in ambiti di normalità soggetti che, per caratteristiche fisiche, ereditarie o dovute al fisiologico invecchiamento, hanno finito per discostarsene. Più recentemente, però, la tensione verso la ‘perfettibilità’ del corpo umano, che implica l’ampliamento della richiesta di interventi migliorativi, ha prodotto una crescita esponenziale di queste discipline. Un aspetto estetico gradevole rappresenta un valore da sempre, ma ciò che è mutato nei tempi attuali è il concetto stesso di bellezza: gli standard estetici non sono rigidamente codificati, i riferimenti cambiano rapidamente e sono influenzati dai mass media e dalla moda, arbitri della cultura moderna del corpo, i quali propongono modelli di aspetto ora evanescente, ora bizzarro fino alla caricatura, ora di magrezza patologica, ora di abnorme esibizione di muscoli, con un’identità sessuale fluttuante o, al contrario, rappresentanti un archetipo sessuale stereotipato.
Il corpo è il mezzo con cui si interagisce con il mondo esterno, ma non risolve in sé la complessità dell’individuo. Da qui nasce la non accettazione del proprio corpo come non rispondente all’Io, la concezione della corporeità come una sovrastruttura infinitamente plasmabile, malleabile a seconda dei desideri individuali in conformità dei contingenti dettami sociali. L’autostima personale si fonda di più sulle gratificazioni provenienti dall’apparenza estetica che, in questo modo, rappresenta la base della fiducia in sé stessi. Il fatto di concepire il corpo come il principale mezzo per esprimere sé stessi porta a ricercare la perfezione fisica e, inevitabilmente, alla non accettazione del naturale trascorrere del tempo e delle variazioni corporee che ne conseguono. In questo contesto, gli effetti che derivano dall’intervento chirurgico non si limitano semplicemente alla correzione del difetto fisico individuato come perturbante, bensì ricadono su tutto l’individuo, coinvolgendolo nella sua interezza di corpo e psiche. Variando l’immagine riflessa allo specchio, si determina infatti la mutazione della percezione del sé nel rapporto personale con sé stesso e con gli altri.
Il nuovo rapporto tra corpo e personalità, la dipendenza dell’autostima dai valori estetici, la presenza di fortissime influenze di comportamenti culturali, pongono problemi rilevanti alla medicina e chirurgia estetica. La medicina estetica e la chirurgia plastica correttamente intese non operano come riproduttori su scala industriale che plasmano individui copia, bensì ricercano nella correzione del difetto fisico l’esaltazione dell’originalità dell’individuo: evidenziandone la bellezza personale e unica, esse tendono a trasformare un corpo ‘sano’ in un corpo ‘adeguato’ ai canoni della società moderna, ma richiedono innanzitutto la comprensione delle istanze e dei desideri del paziente, la consapevole piena accettazione dei rischi insiti in qualunque pratica medico-chirurgica, la condivisione che i mutamenti possono essere irreversibili, poiché determinano un’alterazione duratura nel fisico, talvolta corredata dalla presenza di segni e cicatrici ineliminabili.
La sfida attuale della medicina estetica non è quella di cristallizzare il soggetto in una perenne età giovanile, bensì quella di riscoprire la bellezza in ogni età della vita, ridando valore ai fisiologici cambiamenti delle diverse fasi dell’esistenza per perseguire un pieno e persistente stato di benessere. La crescita della medicina moderna è dovuta soprattutto allo sviluppo di procedure sempre più efficaci, meno invasive e spesso altamente sofisticate. Interrogativo dei prossimi anni sarà se considerare il corpo una macchina sostituibile in parte o in toto, oppure se nella valutazione della correttezza di una procedura medica e della sua appropriatezza debbano essere posti confini, sia pure negoziabili. Questa seconda alternativa permette di allontanare la deriva eugenetica per rivolgersi invece verso un nuovo concetto di medicina rigenerativa che, avvalendosi delle nuove tecnologie eticamente condotte, porta alla cura mediante una rigenerazione programmata del corpo, superando critiche di artificiosità e di mancanza di naturalezza delle procedure.