MEDINA
(arabo Madīna)
Città dell'Arabia Saudita, situata nella regione dello Ḥijāz. M., il cui nome arabo significa 'città del Profeta' (Madīnat al-Nabī) o 'città per eccellenza' (Madīna), è nota anche come Yathrib e fu già citata nel sec. 2° d.C. come Jathrippa da Tolomeo.
Inizialmente solo un insieme di agglomerati sparsi nell'area di un'oasi caratterizzata dalla presenza di campi coltivati e di piccoli impianti difensivi - conobbe prima dell'avvento di Maometto una forte presenza ebraica. Fu verso questa città che nel 622 Maometto compì l'Egira, quella 'emigrazione' che segna l'inizio del calendario musulmano e costituisce uno dei momenti principali della storia dell'Islam. A M. Maometto realizzò nella sua casa la prima moschea della comunità musulmana e in questa città venne sepolto nel 632 in un luogo oggi fra i più venerati dai musulmani. Immediatamente dopo la morte del Profeta, M. divenne la capitale del califfato. Con il trasferimento della capitale a Damasco nel 661, la città - la cui iconografia nel corso del Medioevo è spesso associata a quella della Mecca (v.) - perse progressivamente il proprio potere politico.La ricostruzione dell'aspetto originario della Grande moschea del Profeta, lo Ḥaram al-nabawī, costituisce uno dei più dibattuti problemi critici per l'archeologia e la storia dell'arte islamica: l'edificio, che nello stato attuale ha visto interamente obliterata l'antica conformazione, a causa dei lavori del sec. 19° e dell'imponentissimo restauro saudita del 1955 (Watt, Winder, 1986, p. 999, fig. 2), è stato più volte ipoteticamente ricostruito in base alle testimonianze delle fonti (Rutter, 1930, pp. 495-586; Creswell, 1932, pp. 97-98; Akkouch, 1940; Sauvaget, 1947; Stern, 1951; Lambert, 1956; Esin, 1963, pp. 130-139; Monneret de Villard, 1968, pp. 105-136; Kuban, 1974, pp. 1-11; Creswell, 1989, pp. 4-7, 43-46; Hillenbrand, 1994, pp. 31-44). Si trattava in origine di un recinto quadrangolare caratterizzato da un portico sul lato settentrionale, costituito da tronchi di palma che sorreggevano un tetto fatto di rami e foglie della stessa pianta frammisti a fango; sui lati si disponevano le abitazioni per le mogli (hujra) e alcuni ripari forse destinati ad accogliere i poveri.È dovuta al califfo omayyade al-Walīd I (705-715) la prima significativa trasformazione di questo ambiente, con la creazione di una tipologia di moschea che ebbe un successo particolare in altri edifici di epoca omayyade. Alla demolizione della moschea originaria avrebbe anche fatto seguito l'invio da parte dell'imperatore bizantino, per la costruzione e la decorazione del nuovo edificio, di maestranze e di materiali, tra cui le tessere per i mosaici. Inoltre, da altre fonti (Creswell, 1932, pp. 97-98; Sauvaget, 1947, p. 15; Monneret de Villard, 1968, pp. 112-119), è possibile dedurre che la moschea di M. fu la prima a essere dotata di un miḥrāb, probabilmente a nicchia, per indicare la direzione della preghiera, in precedenza segnalata da una lancia (῾anaza) infissa nel terreno (Miles, 1952). Anche l'origine del minbar viene solitamente associata all'edificio medinese (Lambert, 1956; Monneret de Villard, 1968, pp. 120-121).
Bibl.: E. Rutter, The Holy Cities of Arabia, London-New York [1930]; K.A.C. Creswell, Early Muslim Architecture, I, Oxford 1932; M. Akkouch, Contribution à une étude des origines de l'architecture musulmane. La Grande Mosquée de Medine (al-Ḥaram al-Madanī), in Mélanges Maspero, Mémoires de l'Institut français d'archéologie orientale du Caire 68, 1940, pp. 377-410; J. Sauvaget, La mosquée omeyyade de Médine, Paris 1947; S.M. Zwemer, al-Haramain: Mecca and Medina, Muslim World 37, 1947, pp. 7-15; H. Stern, Les origines de l'architecture de la mosquée omeyyade, à l'occasion d'un livre de J. Sauvaget, Syria 28, 1951, pp. 269-279; G.C. Miles, Mihrāb and ῾Anazah: a Study in Early Islamic Iconography, in Archaeologia Orientalia in Memoriam Ernst Herzfeld, New York 1952, pp. 156-171; E. Lambert, Les origines de la mosquée et l'architecture religieuse des Omeyyades, Studia islamica 6, 1956, pp. 5-18; E. Esin, Mecca the Blessed, Madinah the Radiant, London 1963; J. Sourdel-Thomine, Nouveaux documents sur l'histoire religieuse et sociale de Damas au Moyen Age, REI 32, 1964, pp. 1-25; 33, 1965, pp. 73-85; U. Monneret de Villard, Introduzione allo studio dell'archeologia islamica, Venezia-Roma 1968; D. Kuban, Muslim Religious Architecture, Leiden 1974; M.V. Fontana, Una rappresentazione "shī῾ta" di Medīna, AnnION 40, 1980, pp. 619-625; Z. Tanindi, İslam resimde kutsal kent ve yöre tasvirleri [Raffigurazioni dei luoghi e delle città sante nella pittura islamica], Journal of Turkish Studies 7, 1983, pp. 407-437; P. Cuneo, Storia dell'urbanistica. Il mondo islamico, RomaBari 1986; W.M. Watt, B. Winder, s.v. al-Madīna, in Enc. Islam2, V, 1986, pp. 989-1003; K.A.C. Creswell, A Short Account of Early Muslim Architecture Revised and Supplemented by James W. Allan, Aldershot 1989; R. Hillenbrand, Islamic Architecture. Form, Function and Meaning, Edinburgh 1994.M. Bernardini