MEDĪNET MĀDI
DI Nel Fayyūm. Vi è stato scavato un tempio della fine del Medio Regno (Amenemḥēt III e Amenemḥēt IV), sacro a Ermuti e a Sobk. È questo il più antico tempio non funerario che sia stato trovato in Egitto e che sia datato con sicurezza. Esso constava originariamente di un vestibolo completamente aperto sul davanti, che verso il fondo soltanto era coperto da un tetto, sorretto da due eleganti colonne papiriformi fascicolate. Una porta introduceva in un piccolo sacrario in fondo al quale si aprivano tre celle. La pianta era rettangolare e semplicissima. È questo un ottimo esempio della nuova mentalità architettonica nata dopo il Regno Antico, in cui l'edificio è concepito come una parte ben definita dello spazio, nella quale è possibile penetrare, e di cui ci si può rendere conto dall'interno. Rilievi assai fini coprono le pareti interne; le pareti esterne sono invece nude. In epoca tolemaica al sacello faraonico fu anteposta una serie di altri elementi che isolassero il sacrario, e fu costruito un dròmos fiancheggiato da sfingi, che a un certo punto è interrotto da un portale e da un chiosco. Al fondo del tempio fu addossato quindi un altro edificio sacro, senza comunicazione col primo, che non fu mai portato a compimento (manca la decorazione). Resti romani non mancano a M. M.: una cappella di Augusto addossata al muro esterno del tempio, e resti di colonne e di elementi decorativi di una stoà. Dal tempio del Medio Regno provengono importanti resti statuarî: specie due vigorose statue di Amenemḥēt III possono tenere il confronto con le opere più notevoli del tempo. Tra le sculture rinvenute a M. M. e portate poi a Milano (ora al Museo del Castello Sforzesco) da una missione italiana è una testa di giovanetto diademato, di periodo ellenistico, uno degli esempî più rappresentativi dello stile greco-egizio.
Bibl.: A. Vogliano, Secondo rapporto degli scavi... nella zona di Madinet Madi, Milano 1937; C. Albizzati, in La Critica d'Arte, IV, 1939, p. 79 ss.