MEDMA (Μέδμα o Μέσμα)
Colonia greca della Magna Grecia. Fu fondata dai Locresi Epizefirî (v. locri) sulla sponda occidentale della penisola calabrese, nel luogo corrispondente all'odierna Rosarno, e precisamente sulla bella terrazza di Piano delle Vigne. Ebbe il nome dal fiumicello omonimo (oggi Mesima) sul quale sorse, probabilmente al principio del sec. VI a. C. o almeno subito dopo la battaglia della Sagra. Una campagna di scavi sistematici condotti da P. Orsi (1913-14), restituì in grande quantità terrecotte di straordinaria bellezza. Sulle monete (che cominciano soltanto con la metà del sec. IV) sono raffigurati costantemente la ninfa Medma o il fiumicello omonimo.
Fondata contemporaneamente a Ipponio, ne divise poi quasi sempre le sorti. Rimaste nell'orbita di Locri, poi di Crotone, indi nuovamente di Locri fino alla seconda metà del sec. V, le due cìttà divennero ostili alla madrepatria dopo il 422 a. C., e riuscirono a rendersene indipendenti. Il nome di Medma non ricorre poi più nelle fonti: si sa che fu patria di Filippo, astronomo e amico di Platone. Sembra che la sua distruzione sia avvenuta durante la guerra annibalica. Il paese medievale fu quasi distrutto da un terremoto nel 1783.
Bibl.: V. Capialbi, Opuscoli vari, I e II, Napoli 1838; L. Grimaldi, Studi archeologici sulla Calabria ultra seconda, Napoli 1845; D. Marincola-Pistoja, Di Medma, o Mesma, città autonoma italiota, Catanzaro 1868; V. Russo, Sul luogo di Medma, in Arch. stor. per la Sic. orient., s. 2ª, II (1927), p. 395 segg.; P. Orsi, Medma-Nicotera: Ricerche topografiche, in Campagne della Società Magna Grecia, Roma 1928; N. Putortì, Terrecotte di Rosarno, in Albania, IV (1922), p. 209 seg.; id., in Italia antichissima, IV, p. 171 segg.; G. Giannelli, Culti e miti della Magna Grecia, Firenze 1924, p. 251 segg.; E. Ciaceri, Storia della Magna Grecia, I, 2ª ed., Città di Castello 1928, p. 238 segg.; L. V. Bertarelli, Guida d'Italia del Touring Club Ital., Italia meridionale, III, p. 680.