Vedi MEDMA dell'anno: 1961 - 1995
MEDMA (Μέδμα, Μέσμα, Μέδμη)
Colonia locrese sulla costa tirrenica, menzionata dalle fonti insieme con Ipponio (Ps. Scymn., 307-308); Strabone la dice πόλις Λοκρῶν (vi, 256) non lontana dal fiume Metauro e dal porto di Emporion; l'Etimologicum Magnum (581, 15) conferma che era colonia locrese con lo stesso nome del fiume vicino, il Mesma, odierno Mesima. La denominazione dal fiume e dalla fonte omonima era stata già data da Ecateo (ap. Steph. Byz., s. v. Μέδμη• πόλις ᾿Ιταλίας καὶ κρήνη ὁμώνυμος) nella sua opera sull'Europa. Le forme appena differenti del nome, Medina o - Mesma, sono confermate anche dalle monete nelle quali appare una testa femminile coronata di canne palustri che si riferisce verosimilmente alla ninfa locale, come al dio fluviale si riporta la rappresentazione di un giovinetto seduto con un cane accanto e con corna sul capo, del IV sec. a. C. Forse la fonte sacra che può avere dato il nome alla città è da vedersi nell'attuale fonte Santuccio, mentre il porto di Emporion è da identificarsi a Marina di Nicotera.
Della fase arcaica danno testimonianza soltanto una lékythos protocorinzia ed un arỳballos corinzio rinvenuti nella necropoli; forse dunque la città era già fondata alla fine del VII sec. a. C. Ma la grande maggioranza dei materiali rinvenuti attesta la vita della città a partire dalla metà del VI sec. a. C. fino al IV. L'acropoli poteva identificarsi con l'attuale Rosarno, mentre sul Pian delle Vigne erano piccoli santuarî e depositi sacri. Località vicine attestano la grande diffusione degli edifici sacri; le contrade Cimitero, Calderazzo Greci e Torre hanno dato materiali archeologici. Nella grande favissa esplorata sul Pian delle Vigne dall'Orsi fra il 1912 ed il 1913 sono apparse numerosissime terrecotte figurate insieme con pochi bronzi ed armi di ferro; si trattava di una dedica di materiale alle più varie divinità. Le teste, specialmente femminili, sono di un notevole interesse stilistico e frutto di un vivace artigianato locale, che, se risente anche dello stile e della tecnica locrese, rivela però una certa indipendenza stilistica pur rientrando nella grande koinè greca dell'età severa. La terracotta di queste statuette è rossastra e ricca di cristalli micacei. Già di una collezione privata, ma certamente proveniente da M., è l'arula oggi al museo di Reggio Calabria con rappresentazione figurata di una scena tratta da una tragedia perduta di Sofocle: Tyro. Dalla favissa di Pian delle Vigne provengono i due modelli fittili di tempietti, uno dei quali conserva anche i triglifi, che sono ormai da varî anni al centro di una polemica sull'origine dei triglifi e delle metope (misure: il maggiore cm 47 × 24 × 29,5; il minore cm 24 × 12,5 × 19). Le necropoli hanno rivelato scarsi materiali che vanno dal VI al IV sec. a. C.; recente è il rinvenimento di uno specchio bronzeo con manico figurato rappresentante Sileno che si avvicina ad un giovinetto addormentato, databile intorno al 500-490 a. C.
Nulla sappiamo della vita della colonia nel V-IV sec. a. C., ma è probabile che nell'alterna lotta fra Locri e Crotone, M. sia entrata nella sfera d'influenza di quest'ultima città (Thuc., v, 5, 3). Nessuna traccia di vita invece ci ha lasciato la città per i secoli successivi.
Bibl.: Philipp, in Pauly-Wissowa, XV, 1931, c. 107 s., s. v., n. i; E. Ciaceri, Storia della Magna Grecia, Milano-Napoli 1928, I, pp. 238 ss.; T. J. Dunbabin, The Western Greeks, Oxford 1948, pp. 163-165, 167-169. Scavo della grande favissa a Pian delle Vigne: P. Orsi, in Not. Scavi, 1913, Suppl., pp. 55-144. Necropoli: P. Orsi, in Not. Scavi, 1917, pp. 37-67; P. E. Arias, ibid., pp. 133 ss. Arula: G. E. Rizzo, in Atti Acc. Arch. di Napoli, IV, 1917. Sui modelli fittili di tempietti: R. Demangel, in Bull. Corr. Hell., LV, 1931, pp. 117 ss.; LXX, 1946, pp. 132 ss.; LXXIII, 1949, pp. 476 ss.; in Annuario Atene, 1946-48, pp. 17 ss.; P. Zancani-Montuoro, in Palladio, IV, 1940, pp. 49 ss.; S. Ferri, in Rend. Acc. Lincei, 1948, pp. 402 ss. Sul manico di specchio: Boll. d'Arte, 1950, pp. 193 ss.; J. Bérard, La colonisation grecque de l'Italie méridionale et de la Sicile, Parigi 1957, p. 210 ss.; p. 226 ss.