MEGALOI THEOI (Μεγάλοι ϑεοί)
È anzitutto il nome collettivo con cui le iscrizioni e buona parte dei testi indicano le divinità venerate nei misteri di Samotracia (v.), che in altri testi portano, invece, frequentemente il nome di Kàbeiroi con i quali coincidono nell'iconografia (v. cabiri); oltre a quest'ultimo nome ricorrono però anche altri, come Koröbantes, Kourètes, Dàktyloi, ecc. e, fuori della Samotracia, anche Samothràkes Theòi. Infatti, il culto dei M. Th. è diffuso anche in altri luoghi della Grecia (Andania, Chio, Delo, Eritre, Larissa, Paro, Pergamo, Tebe, Tera, ecc.) e spesso anche in questi luoghi appare il nome alternativo di Kàbeiroi, né mancano casi (per esempio a Didima, Pergamo, Tlos) in cui figura l'indicazione composita M. Th. Kàbeiroi. Stando alla documentazione disponibile, la diffusione del nome M. Th. è più larga di quella del nome Kàbeiroi e non è sicuro che tutti i culti greci dei M. Th. derivassero, per diffusione, da quelli del Mar Tracio.
Il nome stesso, con il suo significato generico, costituisce un indizio per il carattere di queste divinità, differente da quello delle tipiche divinità, sempre personali, del politeismo greco; anche il loro numero è imprecisato, come appare proprio dai contraddittorî tentativi che gli autori classici hanno compiuti per definirlo. La distribuzione geografica dei loro culti, tra cui i più importanti e, a quanto sembra, più antichi si trovano nelle isole del Mar Tracio (Samotracia, Lemno, Imbro) ed altri nelle altre periferie del mondo greco (specie in Asia Minore), fa ugualmente pensare che il culto dei M. Th. rappresenti una formazione religiosa non caratteristicamente greca, dovuta, cioè, a uno strato culturale, se non anche etnico, differente da quello che ha dato nascita alla religione ellenica. Questi indizî trovano poi ulteriori conferme: anche fuori di Samotracia, i M. Th. stanno spesso al centro di culti a carattere di mistero e raramente entrano nei culti pubblici degli stati greci. Mentre le divinità più tipiche del pantheon greco hanno ciascuna una sfera d'azione più o meno chiaramente delimitata, i poteri dei M. Th. sono più generici e più elementari: essi provvedono soprattutto alla fertilità e alla salute (e, nel senso misterico, alla salvezza). La loro estraneità alla religione dominante nella Grecia post-omerica appare anche dalla varietà di tentativi - sia dei letterati greci, sia dei semplici fedeli - di assimilarli o associarli ad altri loro dèi o eroi più chiaramente compresi. Ma anche questi tentativi normalmente operano con le divinità meno caratteristicamente olimpiche, come Efesto e Hermes o, tra le divinità femminili, Demetra e Ecate, o addirittura con esseri posti fuori dell'ordinamento divino, come i Titani; non manca tuttavia qualche tentativo erudito, suggerito probabilmente dal nome, di vedere nei M. Th. i più "grandi" dèi dell'Olimpo, come Zeus. Tra gli eroi, quelli più spesso assimllati ai M. Th. sono i Dioscuri, ugualmente "salvatori" (sotères), ma oltre ad essi e ad Eracle, che spesso appare in rapporti di culto con i M. Th., a questi vengono ravvicinati soprattutto gli esseri anonimi localmente venerati nelle più varie parti della Grecia. Per la coscienza greca i M. Th. e il loro culto erano circonfusi dall'aura di una remota antichità, ma è probabile (anche in base ai dati archeologici e linguistici relativi al culto di Samotracia) che l'impressione dei Greci dell'epoca classica, alimentata più che altro dalle differenze morfologiche tra il tipo divino e culto dei M. Th. e le divinità e culti della religione pubblica politeistica, trovi giustificazione anche nella realtà storica e che le radici della venerazione dei M. Th. risalgano, almeno in parte, effettivamente a un'epoca preellenica.
Bibl.: v. s. v. cabiri.