MEGARA HYBLAEA
(XXII, p. 776; App. IV, II, p. 426)
Regolari attività di scavo hanno portato complementi d'informazione alla conoscenza della topografia e della storia della città, sia per l'epoca arcaica che per l'epoca ellenistica. L'insediamento si estendeva su due pianori costieri separati da una depressione. Fin dall'inizio (1949), gli scavi eseguiti dall'Ecole Française de Rome si sono concentrati sul pianoro nord, nella zona dell'agorà, mettendo in luce due settori diversi: il primo, che va dal mare fino alla piazza trapezoidale, presenta un tessuto urbano scandito da lunghe strade nord-sud, larghe m 3, delimitanti isolati larghi normalmente m 25; il secondo, a ovest dell'agorà, presenta la stessa successione di isolati di m 25, le stesse strade di m 3, ma con un orientamento leggermente diverso.
G. Voza si chiedeva (App. IV, ii, p. 427) se questa zona fosse "l'epicentro dell'impianto urbanistico", o invece "una situazione particolare relativa a uno dei settori dell'area urbana". Possiamo rispondere oggi a tale domanda: nella parte occidentale della città vi erano altri due orientamenti, sempre nord-sud, ma leggermente diversi, e per di più, sul pianoro meridionale (v. oltre), ve n'era ancora un altro (dunque un quinto). Una tale coesistenza di regolarità e d'irregolarità stupisce, ma non è di certo dovuta né al caso né alla necessità. Va precisato che questi cinque ''quartieri'' sono contemporanei. Bisogna dunque chiedersi se, fin dall'origine, non fossero esistiti cinque orientamenti, dunque cinque quartieri. L'ipotesi non è gratuita se si pensa alle cinque komai (villaggi) che formavano la Megara di Grecia.
Alcune campagne di scavo si sono svolte sul pianoro meridionale. Per molti anni, l'esistenza di un agrumeto aveva impedito ricerche regolari in questa zona, e ci si chiedeva se essa fosse stata occupata fin dalla fondazione della città. Dopo le ricerche che vi si sono svolte, si può affermare che il pianoro meridionale fu, anch'esso, lottizzato e abitato fin dall'8° secolo a.C., che esistevano anche lì aree sacre (sono stati portati alla luce gli avanzi di un piccolo tempio arcaico parzialmente distrutto dalla frana della scogliera, con un recinto dove è stata rinvenuta ceramica dell'8° secolo), infine che fu poco abitato in epoca ellenistica. Le ricerche in questa zona hanno anche portato alla luce elementi delle mura arcaiche che, formando una specie di quarto di cerchio, circondavano (m 3400) tutta la città; fra l'altro, è stata individuata la porta meridionale dove passava la strada per Siracusa.
Dagli anni Settanta progetti di ampliamento della cementeria situata a sud della città antica hanno provocato diverse campagne di scavo preventive. Va ricordato che per la città arcaica esistevano tre necropoli principali: la necropoli occidentale scavata da P. Orsi (più di mille tombe, i cui corredi sono attualmente al museo di Siracusa), la necropoli meridionale (da dove proviene il kouros), in cui venne a insediarsi la cementeria, la necropoli settentrionale (dove fu recuperata la kourotrophos), che fu distrutta dalla costruzione di una raffineria negli anni Sessanta. Dopo il 1970, invece, fu possibile stabilire una collaborazione con le industrie e procedere, prima di ogni eventuale ingrandimento, alle necessarie ricognizioni. Quelle operate nella necropoli meridionale hanno permesso osservazioni interessanti sulla disposizione delle tombe, sulla coesistenza dei riti funerari, nonché sulla presenza di una strada lungo la quale erano disposte le sepolture.
Di recente (a partire dal 1990) nuove ricerche sono state condotte nella depressione che separa i due pianori, in una zona bassa vicina al mare che si pensava non edificata. Costruzioni di notevole importanza sono invece venute alla luce; lo scavo è ancora in corso e sarebbe prematuro voler precisare fin d'ora funzione e data di tali strutture. Vedi tav. f.t.
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