Mekong
La spina dorsale dell’Indocina
Oltre a essere uno dei più lunghi fiumi asiatici, il Mekong ha anche una straordinaria importanza storica ed economica, che l’ha reso un elemento fondamentale nella geografia umana dell’Asia sudorientale. Cina, Birmania, Laos, Thailandia e Vietnam ne utilizzano le acque per irrigare, produrre elettricità,
navigare, pescare
Con un corso lungo circa 4.500 km, un bacino di raccolta delle acque di 810.000 km2 (quasi tre volte la superficie dell’Italia) e una foce di 70.000 km2, il Mekong è uno dei fiumi asiatici più imponenti (il quarto per lunghezza).
La sua importanza è però un’altra: soprattutto in passato, il corso del fiume e la sua valle hanno costituito una via di comunicazione insostituibile e molto frequentata tra la Cina sudoccidentale e l’Indocina, tra il Nord e il Sud dell’Indocina, tra l’interno della penisola e la costa, verso il Golfo del Siam e verso il Mar Cinese Meridionale. Seguendo il fiume, commerci e idee hanno potuto diffondersi e penetrare per migliaia di chilometri, mettendo in contatto regioni fra loro lontanissime e diverse dal punto di vista culturale ed economico.
Le sorgenti del Mekong sono sull’altopiano tibetano, nella regione cinese del Qinghai: il principale ramo sorgentizio (Za Qu) nasce a circa 3.000 m di quota, alimentato da nevai e ghiacciai. Ricevuti alcuni affluenti, il fiume prende il nome di Lancang Jiang (che conserva per tutto il suo corso in Cina) e scorre verso sud, fra montagne che superano i 5.000 m, prima in Tibet, poi nello Yunnan.
Nel tratto cinese, il Mekong ha scavato una valle profondissima, quasi rettilinea, parallela a quelle di altri grandi fiumi, Salween e Fiume Azzurro, che hanno le loro sorgenti vicine a quelle del Mekong e che gli scorrono a poca distanza. Nello Yunnan, le montagne si abbassano e i tre fiumi divergono. Il Mekong piega prima leggermente verso sud-est, poi a sud e lascia la Cina. Fin qui, per circa 1.500 km ha attraversato regioni semiaride, non ha ricevuto nessun affluente ed è stato scavalcato solamente da quattro ponti.
Proseguendo verso sud, con un corso tortuoso, il Mekong fa da confine tra Birmania e Laos, poi fra Thailandia e Laos. Con una serie di svolte a est e a sud, entra in territorio laotiano e torna a dividere Thailandia e Laos, come farà poi per centinaia di chilometri; di nuovo a est, tocca Vientiane, capitale del Laos, dove il Ponte dell’Amicizia è l’unico nel tratto indocinese del fiume. Scorrendo quindi verso sud-est, ai piedi dei monti del Laos, interrotto da rapide, riceve il principale affluente (Mun).
Il Mekong si allontana dalle colline per entrare in Cambogia, in pianura, attraversandola da nord a sud, ricevendo molti affluenti e dividendosi in più rami a valle di Phnompenh. Uno di questi separa per breve tratto Cambogia e Vietnam, altri entrano in territorio vietnamita, dove si allarga il delta – popolatissimo e tutto coltivato a riso – che sfocia tra Golfo del Siam e Mar Cinese Meridionale.
Se nel tratto cinese il Mekong è alimentato con regolarità dalle acque di fusione, nel tratto indocinese il suo regime è monsonico: dipende cioè dalle piogge. Secondo le stagioni, quindi, ha un periodo di magra e uno di piena, quando l’acqua convogliata aumenta anche di venti volte e, in Cambogia, viene deviata in un grande lago, il Tonle Sap, per evitare inondazioni. Nei periodi di magra la navigazione è problematica, complicata ulteriormente dalle rapide. Il fiume, insomma, non può essere navigato interamente né in tutte le stagioni, ma dove è navigabile è ancora molto utilizzato da imbarcazioni di commercianti e di pescatori.
Lungo tutto il suo medio e basso corso, il Mekong viene utilizzato per la pesca e per irrigare i campi; ma è in Cambogia e Vietnam che le opere idrauliche (canali, prese d’acqua, chiuse) sono più fitte e che il fiume diventa prezioso. Nel tratto deltizio, del resto, tutto dipende dal fiume: anche la terra coltivabile, dato che il Mekong continua a ‘costruire’ il suo delta, spingendo in mare i detriti che trasporta e facendo avanzare la linea di costa di molti metri all’anno.
Più a monte, invece, alcune dighe sono state progettate (soprattutto in Cina e in Thailandia), ma non ancora realizzate; mentre ne sono state costruite alcune – su affluenti del fiume – in Laos.