MELANI
. Musicisti del sec. XVII, nati tutti a Pistoia, da Domenico di Santi M. campanaio di quel duomo.
Iacopo, nato il 6 luglio 1623 e morto a Pistoia il 19 agosto 1676, è il primogenito e il più celebre dei fratelli. Salito presto in fama di ottimo musicista, fu giovanissimo al servizio del granduca di Toscana e nel novembre del 1644 si recò a Parigi col fratello Atto, per invito del cardinale Mazzarino. Vi tornò l'anno dopo e nei primi mesi del 1647 era di nuovo a Pistoia, ove il 6 aprile era nominato organista del duomo, del quale fu poi maestro di cappella. Eccellente creatore di arie su basso ostinato, buon contrappuntista e sapiente strumentatore, egli occupa uno dei primi posti nella storia del melodramma italiano e più specialmente dell'opera comica.
Elementi comici si trovano, fin dai primi decennî del melodramma, nelle opere serie, come L'Incoronazione di Poppea di C. Monteverdi e il Giasone di P. F. Cavalli, e perfino nelle opere mistiche, come il S. Alessio di S. Landi; comica è considerata anche La Diana schernita, che è in realtà una favola boschereccia, meglio garbata e sentimentale che comica, musicata da G. Cornacchioli con mano piuttosto pesante; vere commedie musicali sono Chi soffre, speri di V. Mazzocchi e M. Marazzoli e Dal Male il Bene di A. M. Abbatini e Marazzoli; ma il più antico cospicuo saggio di vera opera buffa, mezzo secolo prima dell'avvento dell'opera buffa napolitana, è La Tancia overo ll Podestà di Cològnole di Iacopo Melani. Nel libretto di quest'opera, che è del dott. G. Andrea Moniglia, come molti altri musicati dal Melani, vi sono già più elementi caratteristici dell'opera buffa italiana: il padre (o tutore) vecchio barbogio ed avaro, la figliuola maliziosa e innamorata, il giovane vagheggino, la vecchia serva o nutrice, con ancora in corpo un certo pizzicorino d'amore, il servo furbo e quello sempliciotto, ecc. Le situazioni comiche vi sono architettate con abilità e lo stile è spigliato e pieno di brio; il verismo dell'eloquio è spinto fino a far parlare alcuni personaggi in vernacolo fiorentino. La musica del M., una serie di recitativi secchi e di arie a una o più voci, aderisce quasi sempre alla poesia del Moniglia; in qualche punto il musicista fa sfoggio di abilità contrappuntistica, col solo risultato di appesantire al quanto la composizione; ma si tratta in genere di musica di grande interesse, con belle arie, nelle quali il sentimento lirico dell'autore si espande senza freni, mentre l'espressione drammatica è limitata ai recitanti.
Con La Tancia, rappresentata negli ultimi giorni del 1656, s'inaugurava a Firenze il teatro che Ferdinando Tacca aveva costruito in Via della Pergola per l'Accademia degli Immobili, noto oggi col nome di Teatro alla Pergola. L'opera ebbe grande e duraturo successo, e non nella sola Firenze. Sullo stesso teatro furono rappresentate le seguenti altre opere del Melani, sempre su libretti del Moniglia: Il Pazzo per forza, comica, carnevale 1658; Il Vecchio balordo, comica, carnevale 1659; e L'Ercole in Tebe, grandiosa opera-ballo, messa in scena con fasto regale (costò 96.440 lire toscane) e con la partecipazione di molti giovani della nobiltà fiorentina. Lo spettacolo, che ebbe luogo l'8 luglio 1661, fu organizzato per le nozze di Cosimo III de' Medici, allora gran principe di Toscana, con Margherita Luisa d'Orléans. Anche questa partitura ha grande importanza, specialmente per lo sviluppo delle parti strumentali. Un'altra opera era stata approntata dal Moniglia e dal M. per il teatro di Via della Pergola e per il carnevale del 1662: Amor vuole ingegno; ma la morte del cardinale G. C. Medici, protettore del teatro, lo fece restare chiuso per ben 25 anni. Quell'opera fu rappresentata poi, nel 1680, col titolo La Vedova, nel giardino del marchese Corsini alla Porta al prato. Del M. si conoscono inoltre: Il Girello, comica, su libretto di Filippo Acciaiuoli, rappresentata nel 1670 al teatro di Via del Cocomero (ora Niccolini), come Tacere e amare, rappresentata nel 1674, mentre Il ritorno di Ulisse e L'Enea in Italia furono rappresentate a Pisa, nel Palazzo del granduca, la prima in anno imprecisato e la seconda nel 1698. I libretti di queste ultime tre opere, serie, sono anche essi del Moniglia.
Nella Biblioteca Vaticana (fondo Chigi) si trovano le partiture manoscritte della Tancia, dell'Ercole in Tebe e del Girello, oltre quella della cantata Idaspe. La partitura dell'Ercole in Tebe si trova anche nella biblioteca Rospigliosi di Pistoia e alla Bibliothèque Nationale di Parigi.
Atto, nato il 31 marzo 1626 e morto a Parigi nel 1714, fu celebrato cantante (soprano evirato) e abilissimo orditore d'intrighi politici. A 16 anni era già musico di camera del principe Mattias de' Medici. Nell'estate del 1644 è a Roma, ove si perfeziona nel canto frequentando l'accademia di Luigi Rossi. Nel novembre dello stesso anno si reca a Parigi col fratello Iacopo, vi torna nel 1646 e vi canta la parte del protagonista nell'Orfeo del predetto Rossi; ivi si ferma tre anni guadagnando le simpatie della corte e del cardinale Mazzarino, che ne apprezzava l'abilità diplomatica e che se ne servì in più occasioni come agente segreto. Nel decennio dal 1650 al '60 gira in Francia, Germania e Francia, cantando e intrigando, sempre a pro della Francia. Morto il Mazzarino cadde in disgrazia e nell'estate del '61 tornò in Italia, fermandosi specialmente a Roma ove si vantava poi (1667) di aver "fatto" lui le elezioni del papa Clemente IX (Giulio Rospigliosi di Pistoia). Tornato in grazia di Luigi XIV fece frequenti soggiorni a Parigi, dal 1679 alla morte.
Di Atto si conoscono 6 Arie, conservate alla Bibliothèque Nationale di Parigi, e alcune Canzonette da camera a voce sola, contenute in una raccolta di Marino Silvani, stampata a Bologna nel 1670 e conservata in quella Biblioteca del Liceo musicale.
Don Filippo (come frate servita), nato il 6 novembre 1628 e battezzato col nome di Francesco Maria, fu ottimo cantante (soprano evirato). Per intercessione del cardinale Mazzarino ottenne di poter lasciare il convento, pur conservando l'abito di monaco, e nel 1657 lo troviamo al servizio dell'arciduca Sigismondo d'Austria. Due anni dopo è a Parigi, ove, il 22 novembre 1660, sostiene la parte della regina Amastris nell'opera Serse del Cavalli. Nel 1663 è di nuovo in Austria e non si ha di lui più alcuna posteriore notizia.
Bartolomeo, nato il 6 marzo 1634, fu maestro di cappella e cantante. Nel dicembre del 1657 è alla corte di Baviera, dove, per intrighi politici a favore del Mazzarino, fu presto messo in prigione. Liberato, tornò in Italia, e dal 1658 a tutto il '61 fu tra i cantanti del Teatro alla Pergola, interprete delle opere del fratello Iacopo, insieme con un altro Melani, Vincenzo, sopranista. Nel 1677 troviamo Bartolomeo maestro di cappellȧ a Pistoia.
Alessandro, nato il 4 febbraio 1639 e morto a Roma nei primi giorni di ottobre del 1703, fu successivamente maestro di cappella al duomo di Pistoia, a S. Petronio di Bologna (1660) e, in Roma, a S. Maria Maggiore (ottobre 1667-febbraio 1672) e a S. Luigi dei Francesi (1672-1698). Dopo Iacopo è il miglior compositore della famiglia, specialmente nel genere sacro.
Di lui si conservano: alla biblioteca del Liceo musicale di Bologna, in partiture manoscritte, Il Carceriere di sè medesimo, melodramma su poesia di Ludovico Adimari, rappresentato a Firenze nel 1681 e al teatro Malvezzi di Bologna il 29 gennaio 1697 (altre copie alla Biblioteca Estense di Modena e alla Bibliothèque Nationale di Parigi), Christus factus est, a 5 voci, Cantate e Canzoni a voce sola; in antiche stampe, Delectus sacrorum concentuum..., libro II, pubblicato a Roma dal Mascardi (1673) e Concerti spirituali a 2, 3, 4 e 5 voci, op. 3., Roma, Mascardi, 1682; alla Biblioteca Estense di Modena: Il Sacrificio di Abele, oratorio, su parole del cardinale Benedetto Panfili, Chi geloso non è, amor non sa, melodramma (soli recitativi) su poesia di Bartolomeo Nencini, rappresentato nel 1688 col titolo Gli Amori di Lidia e di Clori, il Rinaldo, cantata a 4 voci, e 2 Cantate per soprano e basso continuo: alla Bibl. Vaticana (fondo Chigi), L'Empio punito, melodramma, su parole di Filippo Acciajoli, uno Scherzo pastorale e alcune Arie; alla Bibliothèque Nationale di Parigi, Exurge quare obdormi ad me, a 5 voci e strumenti; e inoltre: Messe, Mottetti, altra musica sacra e gli oratorî Il Giudizio di Salomone (Bologna, 1686) e Oloferne (Ferrara 1689).
Antonio, nel 1659 si trovava al servizio dell'arciduca Ferdinando Carlo d'Austria, come maestro di cappella e compositore, e pubblicava un libro di Scherzi musicali, ossia capricci e Balletti da sonarsi a uno, e a due violini e viola o senza.
Probabili fratelli dei precedenti furono Domenico, cantante evirato, e Nicola, entrambi al servizio di corte a Dresda dal 1654. Domenico nel 1680 tornò in Italia, come agente diplomatico dell'Elettore di Sassonia. Morirono prima del 12 novembre 1693.
Bibl.: A. Ademollo, I primi fasti del teatro di via della Pergola a Firenze, Milano 1885; C. Ricci, I teatri di Bologna nei secoli XVII e XVIII, Bologna 1888; H. Prunières, L'Opéra it. en France avant Lully, Parigi 1913; A. Damerini, La partitura de "L'Ercole in Tebe" di Jacopo M., in Bull. st. pist., 1917; A. Bonaventura, Jacopo M. e la prima opera buffa, in Il pensiero mus., Bologna 1922.