Lengyel, Melchior (propr. Menyhért)
Drammaturgo e sceneggiatore ungherese, nato a Balmazújváros il 3 gennaio 1880 e morto a Budapest il 30 ottobre 1974. Prestigioso autore di teatro scrisse commedie ma anche testi di denuncia sociale e drammi incentrati sul destino e le passioni umane. Le sue opere, in larga parte tradotte e rappresentate all'estero (a Berlino, per lo più da Max Reinhardt, a Parigi, a Londra e negli Stati Uniti), vennero spesso adattate per il grande schermo. Nel corso della sua lunga e feconda carriera L. soggiornò per lunghi periodi in Svizzera, Francia, Inghilterra e poi a Hollywood dove scrisse soggetti e sceneggiature collaborando in particolare con Ernst Lubitsch.
Figlio di un amministratore terriero, si dedicò ben presto al teatro, scrivendo testi che, a partire dal 1907, vennero rappresentati con successo in vari teatri di Budapest e di altre capitali europee. Uno dei più famosi di L., che costituisce anche un'opera fondamentale nell'ambito del repertorio ungherese, fu A csodálatos mandarin, op. 19 (Il mandarino meraviglioso), libretto scritto nel 1919 per l'amico compositore Béla Bartók, che venne messo al bando dal regime nazista e poi da quello comunista per le sue esplicite tematiche sessuali.Il primo adattamento cinematografico basato su un testo teatrale di L. (Tájfun) fu The typhoon (1914) diretto da Reginald Barker, un dramma imperniato su uno scienziato giapponese privo di coraggio morale. Die Zarin (pubblicata nel 1912), nota anche con il titolo A Cárnö, una commedia satirica sull'imperatrice Caterina di Russia, scritta con Lajos Bíró, ispirò tre film, due dei quali realizzati da Lubitsch: Forbidden Paradise (1924; La zarina), con Pola Negri nel ruolo dell'imperatrice, e A royal scandal (1945; Scandalo a corte), iniziato dal regista (che si ammalò all'inizio delle riprese) e portato a termine da Otto Preminger, con Tallulah Bankhead. Il terzo film, girato a Londra nel 1934, Catherine the Great (La grande Caterina), venne interpretato da Elisabeth Bergner e diretto da Paul Czinner. Tra gli altri adattamenti dei lavori teatrali di L. sono da segnalare due film, basati sull'opera teatrale Antonia: Antonia, romance hongroise (1934) di Jean Boyer e Max Neufeld, e Temptation (1935) del solo Neufeld.Rifugiatosi in Svizzera durante la Prima guerra mondiale per le sue idee progressiste, si recò due volte negli Stati Uniti e dal 1931 si stabilì a Londra. Nel corso di tali spostamenti L. scrisse soggetti originali che furono poi sceneggiati e prodotti in vari Paesi: in Germania, Polizeiakte 909 (1933) diretto da Robert Wiene; in Francia venne tratto da un suo racconto, adattato da R. Liebmann, un film in due versioni, una francese, Caravane, e una statunitense, Caravan, entrambe dirette nel 1934 da Erik Charell. Nel 1937 si stabilì a Hollywood e vi rimase per tutta la durata della Seconda guerra mondiale. Assai apprezzato da Lubitsch, collaborò alla sceneggiatura di Angel (1937; Angelo), interpretato da Marlene Dietrich, e scrisse i soggetti originali di Ninotchka (1939), poi sceneggiato da Billy Wilder, Charles Brackett e Walter Reisch, e di To be or not to be (1942; Vogliamo vivere), due tra i capolavori di Lubitsch, in cui con i toni della commedia vengono affrontate importanti tematiche politiche. Se Ninotchka è una divertente storia d'amore (una ragazza russa con rigidi ideali bolscevichi si ritrova nelle tentazioni della minacciosa e capitalistica Parigi), che non risparmia incisive frecciate contro il comunismo, To be or not to be è stato giustamente accostato a The great dictator (1940) di Charlie Chaplin per il sofisticato umorismo con cui vengono affrontati (e denunciati) i pericoli rappresentati da A. Hitler e dal Terzo Reich. Il soggetto di Ninotchka fu ripreso in seguito per un musical diretto da Rouben Mamoulian Silk stockings (1957; La bella di Mosca), la cui colonna sonora venne firmata da Cole Porter. Durante il suo soggiorno a Hollywood, L. scrisse anche il soggetto di un film di guerra dal solido impianto narrativo, diretto da Jacques Tourneur, Days of glory (1944; Giorni di gloria). Nel dopoguerra tornò in Europa; visse per qualche tempo a Roma, dove nel 1963 gli fu conferito il Grand prix, prima di tornare definitivamente a Budapest.
Literary exile in the Twentieth Century: an analysis and biographical dictionary, ed. M. Tucker, New York 1991.