LONGHENA, Melchisedech (Melchisedec)
Figlio di Baldassare e di Lucia, nacque nel territorio di Brescia nel 1566; la famiglia risulta essere originaria di Longhena, un piccolo villaggio a 14 km a sudovest di Brescia e non del lago di Como, come asserito da Temanza.
Dato che sia suo padre, sia suo nonno Giacomo erano notai, sorprende che, come rivelano i documenti, il L. fosse analfabeta (Ostermann, pp. 142 s.). Questo dato è confermato da due lettere del febbraio e dell'aprile del 1614, dettate dal L. al suo primogenito Baldassare, allora diciassettenne, che scriveva per conto del padre, a proposito della costruzione della colonna della Giustizia a Udine (Hopkins). Nelle lettere si nota inoltre la preoccupazione del L. per il denaro, trasmessa poi al figlio Baldassare e tanto disprezzata da Vincenzo Scamozzi.
Il padre del L. aveva di sicuro rapporti di lavoro a Venezia, forse con personaggi nobili, per via di un remoto legame con la famiglia Cocco di S. Marina (Vio, 1986, p. 228); e fu probabilmente per affari familiari che, intorno al 1590, il L. accompagnò il fratello maggiore Francesco a Venezia, dove poi si trasferirono entrambi definitivamente. A quel tempo il L. era già un tagliapietra esperto, come dimostra il suo iniziale lavoro presso l'importante cantiere di S. Zaccaria. Era quello un buon momento per trasferirsi a Venezia poiché le normali restrizioni nei confronti dei tagliapietra forestieri si erano ridotte in seguito alla peste del 1577, in cui era morto un terzo della popolazione (Puppi, 1983, pp. 1273 s.). Nei venticinque anni tra l'inizio dell'attività documentata e la morte nel 1616, il L. lavorò con i più importanti tagliapietra, proti, architetti e artisti di Venezia guadagnandosi una buona reputazione come tagliapietra, ingegnere e capomastro di una bottega con numerosi garzoni, tra cui il figlio Baldassare.
Il L. lavorò a Venezia per il convento di S. Zaccaria a partire dal 1591, e fu retribuito per numerosi lavori come tagliapietra prima di partecipare alla ricostruzione di quattro case e quattro botteghe nella calle della Spadaria nei pressi di S. Marco tra il 1601 e il 1603 e ai lavori per il chiostro delle suore, a S. Zaccaria, tra il 1606 e il 1607 (Vio, 1986, p. 225). Nel 1592 il L. era registrato nella categoria dei "capi maestri con bottega", tanto che già da quell'anno assunse il primo dei sette garzoni che sarebbero stati a scuola da lui fino al 9 ott. 1609 (ibid.), dopo di che probabilmente si dedicò alla formazione di Baldassare.
Nel dicembre del 1593 il L. lavorò nella cappella di S. Sabba della famiglia Tiepolo nella chiesa di S. Antonin, attività che lo portò a collaborare con F. Smeraldi, Palma il Giovane (Iacopo Negretti) e A. Vittoria, che lì realizzò il busto di Alvise Tiepolo nel 1594 (Mason Rinaldi, pp. 199 s.). Quello con Vittoria potrebbe essere stato il primo contatto del L. a Venezia e comunque uno dei più importanti (Puppi, 2001, pp. 25 s.). Nel 1600 il L. fu ingaggiato dalla Scuola del Ss. Rosario per "edificar un altare nella chiesa di S.n Dominico[…] in tutto et per tutto sicondo el dissegno presentatto per Alessandro Vittoria" (Mason Rinaldi, p. 200). L'alta considerazione nella quale il L. era tenuto da Vittoria fu confermata quando questi gli affidò la realizzazione di parte della propria tomba nella chiesa di S. Zaccaria, nell'agosto del 1605 (Cicogna, II, p. 127).
Il L. iniziò lunghe collaborazioni con altre importanti famiglie di artigiani come i Paliari, i Roccatagliata e i Grapiglia, con i quali suo figlio avrebbe lavorato in seguito. Fu lo scultore udinese Girolamo Paliari che si rivolse al L. per erigere la colonna della Giustizia nel 1614; e le famiglie Paliari e Longhena continuarono a lavorare insieme fino agli anni Quaranta (Bottana; Niero). Inoltre, la collaborazione del L. con Giovanni Grapiglia, documentata a partire dal 1615 dal contratto per la realizzazione dell'altare maggiore della cattedrale di S. Stefano nell'isola di Lesina (Hvar), fu portata a termine dal suo primogenito negli anni Venti (Fisković). Dovette essere lo stesso L. che presentò Baldassare al più importante architetto vivente di Venezia, V. Scamozzi (Temanza, p. 35).
Quando nel 1604 fu incaricato di progettare e costruire l'altare maggiore per S. Giorgio dei Greci, il L. avviò un rapporto con la comunità greca che suo figlio avrebbe mantenuto nel corso della vita (Veludo). Si tratta dell'unica opera esistente progettata e costruita autonomamente dal L., e dimostra la sua abilità come tagliapietra, ma anche le sue limitate capacità di progettista.
Nel 1602 la bottega del L. si trovava nei pressi dell'ospedale della Pietà, come è stato registrato in un contratto matrimoniale del 9 ott. 1602 (Vio, 1986, p. 225); mentre il 1° giugno 1608, allorché il L. perse l'incarico per la costruzione del nuovo edificio per la Scuola del Ss. Sacramento a S. Zaccaria, era residente nella contrada di S. Giovanni in Oleo, più comunemente nota come S. Giovanni Novo (ibid.).
Il 19 nov. 1610 il L. fu ingaggiato dai cavalieri gerosolimitani per lavorare nella loro chiesa di S. Giovanni dei Furlani, avendo in cambio la possibilità di erigere una tomba di famiglia. Questo dovette essere il secondo tentativo di costruirne una, visto quanto afferma Cicogna (III, pp. 402 s.), per il quale nel 1603 il L. aveva realizzato una lapide per l'arca di famiglia nella chiesa di S. Elena.
Il L. morì il 30 maggio 1616 (Venezia, Arch. stor. del Patriarcato, Parrocchia di S. Zaccaria, Parrocchia S. Giovanni Novo, Morti, 1566-1629).
Il L. aveva sposato Giacomina, una donna probabilmente originaria di Brescia, che, oltre a Baldassare, gli diede Decio, Medea e Giovanni.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Venezia, Avogaria di Comun, Penale, b. 321, f. 6; Venezia, Arch. stor. del Patriarcato, Parrocchia di S. Zaccaria, Parrocchia di S. Provolo, Battezzati, 1604-53; T. Temanza, Zibaldon, a cura di N. Ivanoff, Venezia-Roma 1963, pp. 31, 35; E.A. Cicogna, Delle inscrizioni veneziane, II, Venezia 1827, p. 127; III, ibid. 1830, pp. 402 s.; G. Veludo, Cenni sulla colonna greca orientale, in Venezia e le sue lagune, a cura di G. Correr, Venezia 1847, I, App., p. 87; V. Ostermann, Numismatica friulana: le medaglie, in Atti della Accademia di Udine, s. 2, V (1881), pp. 142 s.; G. Bottana, Della colonna della Giustizia, eretta in Udine sulla piazza di S. Giovanni nel 1614…, Udine 1886, p. 14; P. Guerrini, Famiglie nobili bresciane: i Longhena ora Romei-Longhena (1936), in Araldica: famiglie nobili bresciane, Brescia 1984, pp. 203-213; A. Niero, Un'ignota opera di Baldassare L. a S. Stefano di Venezia, in Ateneo veneto, XIII (1975), 2, pp. 55-60; G. Vio, Il L. e la chiesa di S. Antonin in Venezia, in Arte veneta, XXX (1976), pp. 228-232; C. Fisković, Hvarska katedrala (La cattedrale di Hvar), Split 1976, pp. 160-163; S. Mason Rinaldi, Il libro dei conti della famiglia Tiepolo per la cappella di S. Sabba in S. Antonin, in Atti dell'Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, CXXXV (1976-77), pp. 199 s.; L. Puppi, La vera origine della famiglia Longhena e M. "Tagliapietra", in Studi in onore di Gino Barbieri, III, Pisa 1983, pp. 1269-1289; Id., Nuovi documenti sul L., in Notizie da palazzo Albani, XII (1983), pp. 181-188; G. Vio, Nella cerchia del L., in Arte veneta, XL (1986), pp. 225-229; J. Ferraro, Family and public life in Brescia, 1580-1650: the foundation of power in the Venetian State, Cambridge 1993, pp. 85, 94 s., 116; L. Puppi, A. Vittoria, il Greco, i Greci: con alcune brevi stravaganze, in Alessandro Vittoria e l'arte veneta della maniera, a cura di L. Finocchi Ghersi, Udine 2001, pp. 25 s.; A. Hopkins, Nuovi documenti su L., in Arte veneta, in corso di stampa.