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MELISSO di Samo

di Guido Calogero - Enciclopedia Italiana (1934)
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MELISSO di Samo

Guido Calogero

Filosofo greco della scuola eleatica, vissuto nel sec. V a. C. Dovette anche rivestire, nella sua patria, importanti cariche politiche: l'unica notizia precisa concerne il comando della flotta samia, che egli aveva durante la battaglia in cui questa vinse quella ateniese, nel 441-40. E da tale notizia deriva l'assegnazione, compiuta da Apollodoro, della sua acme (cioè del quarantesimo anno della sua vita) all'Olimpiade 84ª (444-1 a. C.).

Della sua opera in prosa ionica Sulla natura o sull'ente ci sono stati conservati da Simplicio, nei suoi commentarî alla Fisica e al De caelo di Aristotele, dieci frammenti (editi da A. Covotti in Studi italiani di filologia classica, VI, Firenze 1898, pp. 213-27, e, insieme con le testimonianze e col brano dello pseudoaristotelico De Melisso Xenophane Gorgia, concernente Melisso, da H. Diels in Fragmente der Vorsokratiker, I, 48 ed., Berlino 1922, pp, 176-93). Salvo il settimo e l'ottavo, di notevole ampiezza, i frammenti sono assai brevi: è possibile tuttavia desumerne, anche con l'aiuto del brano del De Melisso, un'immagine abbastanza precisa del pensiero melissiano. Su di esso ha sempre gravato la sfortuna dello sfavorevole giudizio di Aristotele, che trattando, nel primo libro della Metafisica, della scuola eleatica, considera Melisso come rozzo e pedestre seguace di Parmenide: giudizio sostanzialmente perpetuatosi nella critica moderna, concorde con l'antica tradizione anche nel vedere in Zenone il più autentico continuatore del massimo pensatore eleatico. ln realtà, mentre la difesa zenoniana di Parmenide apre la via alla crisi dell'eleatismo, offrendo inconsapevolmente le migliori armi dialettiche ai suoi stessi avversarî, la concezione di Melisso rappresenta la più sistematica e coerente trascrizione ontologica del pensiero parmenideo, nel quale logica e ontologia erano ancora fuse in un'unità indifferenziata. Al presente extratemporale dell'ente parmenideo (che non "fu" né "sarà" appunto perché "è") Melisso sostituisce l'eternità temporale (che fu, è, e sarà sempre); e all'infinità temporale che così attribuisce all'ente può accompagnare quell'infinità spaziale, che costituisce il più tipico elemento di distinzione del suo ente da quello, finito, di Parmenide, e la cui giustificazione è stata oggetto di molte controversie critiche. Non avendo più che predicati negativi (infinità temporale e spaziale, assenza di ogni diversità e divisione, ecc.), l'ente melissiano è quindi anche più coerente, nella sua superiorità a ogni determinazione empirica, di quello parmenideo. D'altra parte, nella concezione ormai soltanto ontologica di Melisso non vive più quel motivo determinante dell'eleatismo parmenideo, che aveva fatto sorgere il suo ente dall'esperienza logico-verbale della necessaria determinatezza, contraddicente in sé l'essere col non essere, di ogni singolo nome e predicato, in contrasto con l'assoluta universalità e non contraddittorietà dell'essere che ne compie l'affermazione. Così s'intende com'egli possa dire (nel fr. 8 Diels) che se le singole realtà empiriche mantenessero immutata nel tempo la propria forma, sarebbero vere alla pari dell'ente: carattere costitutivo della realtà-verità non è cioè più, per lui, l'assoluta non contraddittorietà propria dell'indeterminato, ma l'eterna costanza nella determinazione (per Parmenide, l'eternità non avrebbe salvato il determinato dalla contraddizione, e quindi dall'irrealtà). Ora, proprio questa è la forma nella quale l'eleatismo agisce sul pensiero posteriore, presentando a esso l'esigenza dell'eterna durata del mondo assoluto rispetto al divenire che ne deriva nell'empirico. Quando Empedocle, Anassagora, Democrito, Platone conciliano eleatismo ed eraclitismo attribuendo l'immobile eternità del primo agli elementi, o ai principi ideali, del divenire eracliteo che se ne genera, essi obbediscono (più o meno consapevolmente) non tanto all'eleatismo di Parmenide, quanto a quello di Melisso.

Bibl.: F. Kern, Zur Würdigung des M. v. S., in Festschrift des Stett. Stadgymn. zur 35. Philologenversammlung, Stettino 1880, pp. 1-24; O. Apelt, M. bei Pseudo-Aristoteles, in Jahrbücher für klass. Philologie, 1886, pp. 729-66; A. Pabst, De M. S. fragmentis, Bonn 1889; M. Offner, Zur Beurteilung d. M., in Arch. f. Gesch. d. Philos., IV (1890), pp. 12-33; A. Chiappelli, Sui framm. e sulle dottr. di M. d. S., in Memorie della R. Acc. d. Lincei, sc. mor., 1889, pp. 377-413; K. Reinhardt, Parmenides und d. Gesch. d. griech. Philos, Bonn 1916, passim; G. Calogero, Studi sull'eleatismo, Roma 1932, pp. 57-85.

Vedi anche
eleatismo Scuola filosofica greca, fondata, secondo la tradizione, in Elea, nella Magna Grecia, da Senofane da Colofone, rapsodo ionico del 6° sec. a.C. Ma il suo maggior rappresentante e il vero fondatore della dottrina eleatica della realtà è Parmenide. Caratteristica fondamentale è la differenza profonda posta ... Parmènide di Elea Parmènide di Elea. - Pensatore greco (sec. 6º-5º a. C.), massimo rappresentante della scuola eleatica. Il nome di Parmenide di Elea è legato alla teoria dell'essere unico, immobile e indivisibile, quale venne più tardi accreditata dalla speculazione platonica e dalla critica aristotelica. L'unità e identità ... Senòfane di Colofone Senòfane (gr. Ξενοϕάνης, lat. Xenophănes) di Colofone. - Poeta e filosofo greco (1a metà sec. 6º - 1a metà sec. 5º a. Senofane di Colofone). Lasciò presto la nativa città dell'Asia Minore e passò la maggior parte della vita errando per il mondo greco e recitando versi, secondo la tradizione degli aedi; ... Zenóne di Elea Zenóne di Elea. - Pensatore greco (sec. 5º a. C.). Scolaro di Parmenide, fu uno dei principali rappresentanti della scuola eleatica. Una testimonianza del suo pensiero è presente nel Parmenide di Platone. Vita e pensiero. Secondo Apollodoro la sua acme cadrebbe tra il 464 e il 460 a. C.; egli sarebbe ...
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  • ELEATISMO
  • PARMENIDE
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    Dizionario di filosofia (2009)
    Filosofo, discepolo di Parmenide e ultimo esponente della scuola eleatica. Apollodoro pone la sua ἀκμή nella 84a Olimpiade (444-41 a.C.); nel 441-40 M. comandò la flotta della sua città natale, Samo, nella vittoriosa battaglia contro gli Ateniesi. Secondo Diogene Laerzio (Vita dei filosofi, IX, 24) ...
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    Filosofo della scuola eleatica (sec. 5º a. C.). Comandò la flotta samia nella battaglia in cui questa vinse quella ateniese, nel 441-40. Restano dieci frammenti dell'opera in prosa ionica Sulla natura o sull'ente, conservati da Simplicio. Da essi, con l'aiuto del brano dello pseudoaristotelico De Melisso ...
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    Enciclopedia Dantesca (1970)
    Clara Kraus Filosofo della scuola eleatica, nativo di Samo, vissuto verso la metà del V sec. a. Cristo Seguace di Parmenide, fu autore di un'opera Sulla natura o sull'ente, di cui rimangono dieci frammenti, considerata dagli antichi nient'altro che la più accurata esposizione sistematica dei principi ...
Vocabolario
melissa
melissa s. f. [dal lat. mediev. melissa, abbreviaz. del lat. melissophyllum (dal gr. μελισσόϕυλλον, comp. di μέλισσα «ape» e ϕύλλον «foglia») «appiastro», pianta molto ricercata dalle api]. – Genere di piante labiate, comprendente poche...
melìssico
melissico melìssico agg. [der. del gr. μέλισσα «ape»] (pl. m. -ci). – In chimica organica: acido m., acido grasso monocarbossilico a 31 atomi di carbonio, contenuto in alcune varietà di cera (d’api, cinese, ecc.) e anche in taluni vegetali...
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