Melisso
Filosofo della scuola eleatica, nativo di Samo, vissuto verso la metà del V sec. a. Cristo Seguace di Parmenide, fu autore di un'opera Sulla natura o sull'ente, di cui rimangono dieci frammenti, considerata dagli antichi nient'altro che la più accurata esposizione sistematica dei principi ontologici parmenidei.
La conoscenza indiretta di M. derivava a D. da un severo giudizio che di lui dà Aristotele (Phys. I 3) e che si legge riportato nella parafrasi latina in Mn III IV 4 quia error potest esse in materia et in forma argumenti, dupliciter peccare contingit: aut scilicet assumendo falsum, aut non sillogizando; quae duo Philosophus obiciebat contra Parmenidem et Melissum dicens: " Quia falsa recipiunt et non sillogizantes sunt ".
Partendo dalla premessa che ogni errore di giudizio in campo filosofico può essere determinato sia dalla materia trattata che dalla forma dell'argomentazione, si può errare in due modi: o presupponendo il falso o svolgendo senza ordine l'argomentazione; e Aristotele imputava appunto a Parmenide e a M. ambedue le manchevolezze, accusandoli insieme di accettare dei presupposti falsi e di mancare di perizia dialettica.
La medesima accusa è ribadita nei confronti di M., ancora una volta accomunato a Parmenide (e a Brisso, matematico euclideo, nonché ad altri genericamente citati), nel passo di Pd XIII 125 di ciò sono al mondo aperte prove / Parmenide, Melisso, e Brisso e molti, / li quali andaro e non sapëan dove.
Tale richiamo all'errata impostazione di ricerca di certi filosofi antichi si colloca nella terza e ultima parte del grande discorso tenuto da s. Tommaso a D., nel cielo del Sole, circa la perfezione della saggezza umana, al punto in cui viene rivolto agli uomini il monito di guardarsi dal formulare giudizi affrettati, muovendo alla ricerca del vero senza conoscere l'arte di ricercarlo, ossia senza possedere un chiaro criterio di cautela e di distinzione e un'adeguata perizia dialettica.