MELK
(Medilich, Monasterium Mellicense nei docc. medievali)
Cittadina dell'Austria Inferiore sviluppatasi in età tardomedievale a S dell'omonima abbazia, sorta su uno sperone roccioso della riva destra del Danubio.M. conserva dell'antico impianto urbano solamente un tratto delle mura con tre torri cilindriche, risalenti alla fine del 13° secolo.L'aspetto odierno dell'abbazia di M. si deve invece alla completa ricostruzione promossa nel 1702 dall'abate Berthold Dietmayr (1700-1739), che comportò la perdita totale degli edifici medievali, a eccezione di una torre ottagonale di difesa (sec. 14°) sul lato nord-est.La prima menzione di M. come fiscus imperiale si ha in un documento dell'831 (Lechner, 1964, p. 112), quando già doveva esistere una postazione fortificata a controllo del confine orientale. Poco dopo il 976 il castrum munitissimum Medilich (Breve chronicon Austriae Mellicense, del 1170 ca.) fu conquistato dal margravio Leopoldo I Babenberg (976-994), che lo scelse come residenza per sé e per i suoi discendenti, affidando la cura degli uffici religiosi di corte a una comunità di Canonici regolari. Questi, dal 1014, si occuparono anche del culto di s. Colomano (m. nel 1012), il cui corpo fu fatto trasportare da Stockerau a M. da Enrico I (994-1018) e collocato nella chiesa del castello, dedicata a s. Pietro, che, se non con Enrico stesso, sicuramente con Adalberto (1018-1055) divenne il luogo di sepoltura della famiglia. Nel 1089 Leopoldo II (1075-1095) sostituì i Canonici con monaci benedettini provenienti dall'abbazia di Lambach e guidati dall'abate Sigiboldo (1089-1116).La fondazione vera e propria dell'abbazia risale al 1113, quando, con il trasferimento della corte a Klosterneuburg, Leopoldo III il Santo (1095-1136) donò ai monaci il castello. Fu avviata quindi la trasformazione del palazzo dei Babenberg in monastero, che accolse tra il sec. 12° e la fine del 13° anche una comunità femminile. Nell'area occidentale del complesso venne edificata la chiesa abbaziale: intitolata ai ss. Pietro e Paolo - a sottolineare la protezione papale accordata ai monaci da Pasquale II nel 1110 - se ne ignorano aspetto e dimensioni; nel 1170 vi furono traslate le reliquie di s. Colomano dalla vecchia chiesa palatina, della quale in seguito non si ebbero più notizie. Nello stesso periodo si colloca la formazione dello scriptorium, che fece dell'abbazia di M. un importante centro di cultura, in particolare con l'abate Erchenfrid (1121-1163), al tempo del quale vennero iniziati gli Annales Mellicenses e vissero a M. il poeta satirico Enrico di M. (metà del sec. 12°) e, molto probabilmente, anche la poetessa Ava inclusa (m. nel 1127), autori di opere religiose in antico tedesco. Il momento di maggiore attività dello scriptorium cadde tra 1230 e 1250 e coincise con la presenza degli scriptores Otto e Hermann, che realizzarono un gruppo di codici tra i quali il Commentarius in Isaiam di s. Girolamo, vergato da entrambi, che presenta il ritratto a penna di Hermann tra s. Girolamo e Isaia (Melk, Benediktinerstift, 382, c. 1v; Uhlirz, 1915).Il 14 agosto 1297 un incendio distrusse completamente l'abbazia. In seguito M. attraversò un lunghissimo periodo di crisi economica e spirituale, conclusosi oltre un secolo più tardi con l'arrivo di Nicola Seyringer (1418-1425), che, divenutone abate nel 1418, fece dell'abbazia il centro dell'importante riforma monastica che da essa prese il nome. Solo nel 1429 fu consacrata la nuova chiesa, il cui aspetto è solo in parte ricostruibile in base a fonti iconografiche dei secc. 17°-18° (Wagner-Rieger, 1972, pp. 133-135): orientata secondo l'asse E-O, due file di quattro pilastri a sezione quadrangolare con semicolonne addossate ne ripartivano lo spazio interno in tre navate di uguale larghezza, divise ognuna in cinque campate con volte a crociera, quadripartite quella centrale e quella settentrionale, pentapartita quella meridionale, che presentava inoltre coppie di bifore per ogni campata e la parete esterna scandita da quattro contrafforti; il presbiterio rialzato, privo di transetto e con abside sporgente, era diviso in tre navate da pilastri compositi sorreggenti volte a crociera; a O l'edificio era concluso da un avancorpo trasversale.Sembra comunque che già nel 1363 la chiesa fosse stata ricostruita, almeno nelle sue parti principali, poiché in quell'anno fu collocato nella terza campata della navata meridionale il nuovo monumento funebre di s. Colomano. L'opera, i cui pezzi furono smembrati e dispersi nel 1735, è nota da incisioni e fu realizzata nell'ambito della 'bottega ducale', operante per Rodolfo IV d'Asburgo (1358-1365), che ne fu il committente: essa presentava la tomba chiusa dalla lastra con la figura del santo giacente sormontata da un baldacchino ad arcate; un altare era addossato a uno dei lati corti (Śnieżnyńska-Stolot, 1972).L'altare portatile (Melk, Stiftsmus.) - datato al terzo quarto del sec. 11° e detto di Swanhild dal nome della donatrice inciso sulla copertura, la cui identificazione con la moglie del margravio Ernesto (1055-1075) non è però sicura - è l'unico oggetto conservato a M. risalente al periodo dei Babenberg: si tratta di una cassetta (cm 311713) rivestita di rilievi in avorio con episodi dell'Infanzia e della Passione di Cristo sui lati, figure degli evangelisti agli angoli e, sulla copertura, due coppie di angeli sorreggenti ciascuna un clipeo, due figure di santi e i simboli degli evangelisti. Tra i reliquiari conservati nell'abbazia, capolavoro dell'oreficeria viennese è la c.d. croce di M., donata da Rodolfo IV d'Asburgo nel 1362; vanno inoltre ricordati un reliquiario in rame dorato, della fine del sec. 13°, raffigurante la testa di una santa regina, e il c.d. bicchiere di s. Ulrico, una coppa in argento con un medaglione rappresentante il santo vescovo, lavorato a sbalzo e incastonato sul fondo, prodotto nella Germania meridionale intorno alla metà del 14° secolo.Nel Benediktinerstift dell'abbazia si conservano ca. millenovecento codici, dei quali appena novanta sono quelli del sec. 12°-13° precedenti l'incendio del 1297; tra questi va ricordato il salterio (1833), miniato probabilmente a Würzburg (Baviera settentrionale) intorno al 1260, con un calendario (cc. 1r-6v), scene dell'Antico e del Nuovo Testamento e figure di santi a piena pagina su fondo dorato.
Bibl.: Fonti. - Annales Mellicenses, a cura di W. Wattenbach, in MGH. SS, IX, 1851, pp. 479-535; Breve chronicon Austriae Mellicense, a cura di W. Wattenbach, ivi, XXIV, 1879, pp. 69-71; Catalogus codicum manuscriptorum qui in Bibliotheca Monasterii Mellicensis O.S.B. servantur, Wien 1889.
Letterarura critica. - I.F. Keiblinger, Geschichte des Benediktiner-Stiftes Melk in Niederösterreich, seiner Besitzungen und Umgebungen, 2 voll., Wien 1851-1869; Österreichische Kunsttopographie, a cura di M. Dvořák, III, Politischer Bezirk Melk, a cura di H. Tieze, Wien 1909, pp. 159-370; K. Uhlirz, Die Melker Schreiber Hermann und Otto, MIÖG. Ergänzugsband 9, 1915, pp. 34-50; K. Lechner, Die Anfänge des Stiftes Melk und des St. Koloman-Kultes, Jahrbuch für Landeskunde von Niederösterreich, n.s., 29, 1944-1948, pp. 47-81; id., Beiträge zur älteren Besitzgeschichte des Klosters Melk, ivi, 36, 1964, pp. 111-141; Romanische Kunst in Österreich, cat., Krems an der Donau 1964; E. Śnieżnyńska-Stolot, Die Bedeutung des Grabmals des Hl. Koloman für die Entwicklung mittelalterlicher Baldachingrabmäler, ÖZKD 26, 1972, pp. 1-8; R. Wagner-Rieger, Die Bautätigkeit Kaiser Friedrichs III., WienJKg 25, 1972, pp. 128-153; L. Auer, Frühe Babenbergerpfalzen in Österreich, Unsere Heimat 44, 1973, pp. 165-169; K. Lechner, Die Babenberger Markgrafen und Herzöge von Österreich 976-1246, Wien 1976; 1000 Jahre Babenberger in Österreich, cat., Lilienfeld 1976; Die Zeit der frühen Habsburger. Dome und Klöster 1279-1379, cat., Wien 1979; H. Fillitz, M. Pippal, Schatzkunst. Die Goldschmiede- und Elfenbeinarbeiten aus österreichischen Schatzkammern des Hochmittelalters, Salzburg-Wien 1987; 900 Jahre Benediktiner in Melk, cat., Melk 1989.N. Bernacchio