MEMMO di Filippuccio
Pittore attivo a Siena e a San Gimignano, documentato dal 1288 al 1324.Le prime notizie fanno ritenere M. già adulto nel 1288, quando venne multato a Siena insieme al fratello Mino (Siena, Arch. di Stato, Biccherna 97, c. 2r). Di nuovo a Siena nel 1294, M. nel 1303 è a San Gimignano, dove dovette dimorare stabilmente almeno fino al 1317. L'ultimo documento a lui riferibile lo testimonia a Siena nel 1324.M. sarebbe rimasto solo un nome in margine alle biografie dei suoi parenti di maggior gloria - il figlio Lippo Memmi e il genero Simone Martini - se un'intuizione di Longhi (1948) non gli avesse assegnato, a San Gimignano, il ciclo affrescato con storie profane in una stanza della torre del palazzo del Popolo, insieme con l'affresco raffigurante la Madonna con il Bambino, s. Giacomo Maggiore e s. Giovanni Evangelista nella chiesa di S. Jacopo, già avvicinatogli da Van Marle (1920). Longhi (1962) gli attribuì inoltre la parte centrale di un polittico con la Madonna e il Bambino in S. Francesco a Pisa, insieme alla sua tavola laterale con S. Francesco (Altenburg, Staatl. Lindenau-Mus.). Fu poi Carli (1962) a inserire organicamente M. nel contesto sangimignanese, sulla scorta di un'attenta analisi dei documenti, evidenziandone il peculiare ruolo di 'pittore civico' ante litteram, stipendiato dal Comune. Al catalogo di M. si aggiungevano così gli affreschi nella controfacciata della collegiata e la pala dal distrutto convento di S. Chiara (San Gimignano, Mus. Civ.). In seguito ancora Carli (1963) riconobbe la mano di M., insieme a quella di un aiutante più aggiornato sulle novità martiniane, anche negli affreschi della chiesa di S. Pietro.Previtali (1962) si occupò invece del percorso artistico di M. antecedente al soggiorno sangimignanese; identificò i suoi modi nel dossale con Madonna e santi dell'Episcopio di Oristano, fino ad allora ritenuto di ambiente pisano. Le forti tangenze giottesche ravvisabili nell'attività di affrescatore di M. convinsero lo studioso a dare per certa un'intensa partecipazione di M. al cantiere di Assisi e a ritenerlo anzi uno dei maggiori protagonisti dell'impresa, a fianco di Giotto. Questa intuizione e un documento del 1303 che attestava un'attività miniatoria di M. permisero a Previtali (1964) di raccogliere intorno al nome dell'artista un consistente gruppo di codici miniati di notevole qualità artistica (per es., Siena, Mus. dell'Opera della Metropolitana, 46-2; Siena, Bibl. Com. degli Intronati, F III 6; F V 26; Venezia, Fond. Cini, c.d. fogli Hoepli), nei quali si riscontrano altresì i medesimi stilemi individuati nel dossale di Oristano e negli affreschi assisiati di supposta mano di Memmo. I codici in questione sono caratterizzati da un segno grafico di tipo duccesco, più evidente nei fogli più antichi, mediato in seguito da una spazialità giottesca sempre subordinata all'esigenza primaria di eleganza lineare. In seguito, Ciardi Dupré Dal Poggetto (1977) e De Benedictis (1978; 1983) ampliarono notevolmente il già sostanzioso corpus miniatorio ascritto a M., aggiungendovi codici senz'altro stilisticamente affini al nucleo costituito da Previtali.I primi sospetti sulla necessità di operare una distinzione tra i due aspetti della produzione artistica di M. furono espressi da Boskovits (1983). Successive analisi comparative dell'evidente discrepanza, soprattutto qualitativa, tra M. affrescatore di chiara ascendenza giottesca, 'pittore civico' di San Gimignano, e il suo alter ego, miniatore di grande statura artistica e culturale, sembrano confermare l'opportunità di scindere le due personalità. La fisionomia di M., per il quale l'interferenza giottesca nella sua principale attività di affrescatore rappresenta un momento di adesione completa, esente dagli insistiti calligrafismi di sapore duccesco sempre presenti nei codici, assume nuovamente i connotati di pittore di provincia, lontano dai vasti orizzonti culturali e dalle possibilità tecniche espresse dal miniatore. L'ufficio di 'pittore civico', attestato dai documenti, pare inoltre escludere l'ipotesi di un suo allontanamento dall'incarico negli anni dal 1303 al 1317, per l'esecuzione di opere di vasto respiro quali i codici a lui precedentemente assegnati.
Bibl.: J. Carlyle Graham, Una scuola d'arte a San Gimignano nel Trecento, RassASen 5, 1909, pp. 39-42; R. Van Marle, Memmo di Filippuccio, ivi, 13, 1920, pp. 50-51; R. Longhi, Giudizio sul Duecento, Proporzioni 2, 1948, pp. 5-54: 50 n. 2 (rist. in id. Opere complete, VII, Giudizio sul Duecento e ricerche sul Trecento nell'Italia centrale, Firenze 1974, pp. 1-53); id., Qualità del ''Maestro di San Torpè'', Paragone 13, 1962, 153, pp. 10-15; G. Previtali, Il possibile Memmo di Filippuccio, ivi, 155, pp. 3-11; E. Carli, L'arte a San Gimignano, in G. Cecchini, E. Carli, San Gimignano, Firenze 1962, pp. 65-83; id., Ancora dei Memmi a San Gimignano, Paragone 14, 1963, 159, pp. 27-44; G. Previtali, Miniature di Memmo di Filippuccio, ivi, 15, 1964, 169, pp. 3-11; id., Giotto e la sua bottega, Milano 1967 (19742); M.G. Ciardi Dupré Dal Poggetto, L'''Homo Astrologicus'' e altre miniature di Memmo di Filippuccio, in Scritti di storia dell'arte in onore di Ugo Procacci, a cura di M.G. Ciardi Dupré Dal Poggetto, P. Dal Poggetto, Milano 1977, I, pp. 111-119; C. De Benedictis, Miniature senesi del primo Trecento, Prospettiva, 1978, 14, pp. 58-65; E. Carli, La pittura senese del Trecento, Milano 1981, pp. 258-260; A.M. Giusti, Memmo di Filippuccio, in Il Gotico a Siena: miniature, pitture, oreficerie, oggetti d'arte, cat. (Siena 1982), Firenze 1982, pp. 65-74; M. Boskovits, Il Gotico senese rivisitato: proposte e commenti su una mostra, AC 71, 1983, pp. 259-276; C. De Benedictis, Memmo di Filippuccio tra Assisi e Siena, in Roma anno 1300, "Atti della IV Settimana di studi di storia dell'arte medievale dell'Università di Roma 'La Sapienza', Roma 1980", a cura di A.M. Romanini, Roma 1983, pp. 211-216; Simone Martini e 'chompagni', cat. (Siena 1985), Firenze 1985; C. De Benedictis, Simone Martini a San Gimignano, in Simone Martini, "Atti del Convegno, Siena 1985", Firenze 1988, pp. 187-192; E. Carli, Risurrezioni a Siena, AV 29, 1990, 5, pp. 5-17.G. Neri