MEMNONE (Μέμνων, Memnon)
1°. - Figlio di Eos e di Tithonos, fratello di Priamo, M., allevato dalle Esperidi regnava, secondo la tradizione più corrente, sugli Etiopi; dopo la morte di Ettore, M., così come l'amazzone Antiope, portò aiuto nella guerra ai Troiani (v. anche memrun).
Le sue imprese a Troia e la sua morte per mano di Achille, erano narrate nella Aithiopis attribuita ad Arktinos di Mileto: M. si scontra con Aiace, uccide Antiloco e muore colpito da Achille. La sorte del duello tra i due eroi viene decisa dallo stesso Zeus che, in presenza delle due madri - Teti ed Eos - pesa sulla divina bilancia le vite dei due combattenti (psychostasìa). Secondo alcune versioni del mito dell'eroe, Eos ottiene per il figlio destinato a morire, l'immortalità: alla fine dello scontro, l'anima di M. sarebbe così stata rapita a volo (cfr. il rapimento dell'anima di Sarpedonte) dalla stessa Eos o da qualche altro essere divino. Tale motivo era presente nella più antica opera su M., l'Aithiopis, come si può ricostruire dall'estratto di Proclo pervenutoci. Da altre fonti, invece, veniva indicato il luogo di sepoltura dell'eroe, di volta in volta diverso (in Etiopia, sulle rive dell'Ellesponto, alla foce del fiume Aesopus) così come diverse erano le regioni in cui M. sarebbe nato: in Siria, in Battriana, o, secondo la tradizione più diffusa, nell'Alto Egitto. Nella letteratura, Eschilo, che localizza M. a Susa, ha trattato il mito dell'eroe nella tragedia perduta Μέμνον. Una tragedia, ora pure perduta, di Sofocle era: M. o gli Etiopi. Sebbene sia indicato come negroide da alcuni autori (ad esempio Virgilio, Aen., i, 489; Manilius, Astr., i, 767) M. non appare mai come tale nelle numerose raffigurazioni che ritraggono l'eroe o impegnato nella lotta con Achille, o, marginalmente, nella scena di psychostasìa o nella scena del trasporto della salma.
Da Pausania sappiamo che M. e Achille, ciascuno assistito dalla propria madre, figuravano (v, 19, 1) sull'Arca di Kypselos (v. kypselos), sul Trono di Amyklai (iii, 18, 2: v. amyklai); ad Olimpia in un complesso gruppo scultoreo, opera di Mirone e Lykios, dedicato dagli Apolloniati (v, 22, 2, Inschr. v. Olympia, 692), e nel dipinto della Lesche degli Cnidî a Delfi (x, 31, 2 ss.).
Tra i monumenti che ci sono pervenuti, il duello tra l'eroe greco e quello troiano è rappresentato specialmente nella pittura vascolare: sicure sono le scene in cui, accanto ai personaggi, appare il loro nome; ma anche in altre in cui manca l'indicazione dei nomi, l'identificazione può essere ritenuta sicura, per il ripetersi dello stesso schema iconografico. Molto spesso tra i due combattenti, dei quali M. appare già colpito mortalmente, appare una figura stesa al suolo: si tratta dell'eroe Antiloco, ma talvolta il caduto è indicato col nome di Melanippos: probabilmente un altro eroe greco, vittima di Memnone. Al combattimento assistono, alle spalle dei guerrieri, le trepide madri; talvolta però al posto di Teti, figura, come nel cratere di Boston, Atena. Il seguente esame dei monumenti inizia da quelli ove le iscrizioni permettono un'identificazione sicura dei personaggi. Seguono i monumenti in cui non figurano nomi iscritti. Il duello tra Achille e M. (v. anche s. v. achille) appare su un cratere a colonne medio-corinzio (Berlino 1147). Nella ceramica non attica a figure nere appare su un frammento a Izmir, proveniente dalla Vecchia Smirne, databile al secondo venticinquennio del VI sec. a. C., su un'anfora calcidese (Firenze 4210) e su una pseudocalcidese (Magnoncourt). Nella ceramica attica la scena figura su vasi sia a figure nere (Vaticano, 389; Atene, Acr. 2611), sia a figure rosse (cratere da Vulci a Boston, 97.368 frammento di cratere a calice di Phinthias a Limenas; vasi a New York 06.1021.139 e ad Amsterdam, inv. 2782; frammento di kỳlix della più antica produzione di Douris a Palermo; vasi a Londra - E 468 del Pittore. di Berlino - e al Louvre - G 342 dei Pittore di Altamura -).
Contrassegnato con un nome iniziante con la lettera M, ma ora perduto per la rimanente parte, è il personaggio raffigurato in una scena di combattimento su un frammento di Atene, Acr. 586 della maniera di Sophilos.
La stessa iconografia - due guerrieri in lotta assistiti da due donne - appare, oltre che nel fregio frammentario del tempio di Artemide a Corfù, su alcuni vasi, senza che però figurino, accanto ai personaggi, i loro nomi. Così su un vaso melio del VII sec. a. C. ad Atene, Museo Nazionale e su numerosi vasi a figure rosse: frammenti di una kỳlix da Orvieto, divisi tra i musei di Friburgo, Gottinga e Halle; ky'hx di Epiktetos al Museo di Villa Giulia; kỳlix del Pittore di Brygos a Tarquinia, RC 6846; kỳlix della maniera del Pittore di Brygos a Londra, E 67. Altri vasi in cui è raffigurata la stessa scena sono nei Musei di Londra (E 77), del Louvre (G 399), di Bologna (285 e 290), di Leida (26 f 41).
La scena del duello di M. appare anche su uno specchio etrusco a New York (22.139.84), sulla Tabula Iliaca, e forse su alcuni pìnakes locresi.
M. è stato talvolta identificato con il defunto trasportato a volo da una figura femminile (Eos) (per esempio sull'anfora al Vaticano, 350 e su altri vasi, specialmente a figure rosse), e nella figura sul cui cadavere piange Eos (anfora a figure nere, della cerchia di Exekias, al Vaticano). Seduto, in costume semiorientale, accanto a due compagni di arme, M. appare su un cratere a colonnette della metà del V sec. a Copenaghen, attribuito al Pittore di Londra E 489; sull'anfora di Exekias a Filadelfia M. appare invece accanto allo scudiero che, non questo l'unico caso, è rappresentato come un negro. La scena di psychostasia (v.) appare specialmente su vasi a figure rosse.
Bibl.: R. Holland, in Roscher, II, 2, 1894-7, c. 2653, s. v.; J. Pley, in Pauly-Wissowa, XV, 1931, c. 638 ss., s. v., n. i; L. D. Caskey-J. D. Beazley, Attic Vase Paintings (Museum of Fine Arts, Boston), II, Boston 1954, p. 14 ss.; Fr. Brommer, Vasenlisten zur griechische Heldensagen, 2a ed., Marburg-Lahn 1960, p. 259 ss.; 285; 290, (in questi ultimi due testi i riferimenti bibliografici dei singoli monumenti considerati).