MEMNONE di Rodi
Famoso condotticro del sec. IV a. C., al pari del fratello Mentore (v.), del quale divise la sorte nel primo periodo della sua carriera, al servizio del cognato Artabazo. Ad Artabazo rimase fedele nella rivolta contro Artaserse III, e lo seguì nell'esilio presso Filippo II di Macedonia (353-342). Ritornò in Asia per intercessione di Mentore, e, alla morte di lui, gli succedette nel comando supremo delle provincie costiere. Resistette all'offensiva macedone condotta da Attalo e Parmenione nel 336, vinse il loro successore Calas, ristabilendo intero il dominio persiano sull'Asia Minore. Il 334 partecipò alla battaglia del Granico: il suo piano di ritirarsi nell'interno in attesa dell'arrivo della flotta, per portare la guerra in Grecia, non era stato accolto dal consiglio dei satrapi. Dopo la sconfitta, eletto comandante supremo delle forze di terra e di mare, difese fino all'estremo Alicarnasso; all'inizio della primavera 333 prese l'offensiva sul Mare Egeo. Caddero Chio e le città minori di Lesbo; Mitilene fu cinta d'assedio; le Cicladi si sottomisero; in Grecia il partito antimacedone cominciò a sperare. Ma presso le mura di Mitilene, M. morì improvvisamente, colpito da malattia. Aveva sposato Barsine.
Bibl.: U. Kahrstedt, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., XV, col. 653; K.J. Beloch, Griech. Gesch., 2ª ed., III, i, Berlino 1923, pp. 313, 397, 619 segg.; H. Berve, Das Alexanderreich auf prosopogr. Grundlage, II, Monaco 1926, p. 250 segg.