MEMNONE (Μέμνων, Memnon)
Re degli Etiopi, figlio dell'Aurora e di Titono, dunque per parte di padre nipote di Priamo. Fu di grande bellezza. Viene in aiuto dello zio e di Troia non molto prima della caduta della città. Combatte con Aiace senza vincere né essere vinto. Uccide Antiloco, mentre questi sottrae ai suoi colpi il padre Nestore, ed è alla sua volta ucciso da Achille che ritiene suo dovere vendicare l'amico caduto, benché sappia che alla morte di M. seguirà la propria. Prima di risolvere chi dei due debba cadere, se M. o Achille, Zeus pesa le loro anime o meglio le loro vite. A lui la madre ottiene da Zeus l'immortalità (secondo altre notizie posteriori egli riposa in un sepolcro, localizzato in varî luoghi; la tradizione prevalente lo colloca presso l'Esepo a Sud-ovest di Cizico); la sua salma è portata via da esseri divini.
La più antica fonte intorno a M. è l'Etiopide (v. epopea, XIV, p. 122), ricostruibile dall'estratto di Proclo e da pitture vascolari. Non è espressamente testimoniato, ma è sicuro per ragioni interne, che anche la pesatura delle anime era già narrata nell'Etiopide. È evidente una stretta relazione tra l'Etiopide e l'Iliade. Nell'Iliade Achille uccide Ettore pure sapendo di dover morire poco dopo; nell'Etiopide tutt'e due gli eroi hanno armature fabbricate da Efesto. In ambedue i poemi Zeus pesa le anime di Achille e di un altro eroe, nell'uno Ettore, nell'altro Memnone. Non può essere dubbio (sebbene sia ancora spesso discusso) quale poema (o meglio parte di poema) sia il modello, quale la copia. M., ignoto all'Iliade (questo potrebbe essere caso), appare soltanto in canti recenti dell'Odissea (IV, 186, XI, 522), e questo non può essere caso. Nella guerra di Troia quale è narrata dall'Iliade non hanno parte popoli ed eroi "periferici", provenienti dai confini estremi della terra; Memnone è re degli Etiopi, e gli Etiopi ancora per l'Iliade hanno relazione con gli dei, non con gli uomini. Queste due considerazioni appaiono decisive. Anche il rapimento della salma è imitazione di quello della salma di Sarpedone nell'Iliade. Né si può disconoscere che M. è un riscontro della regina delle Amazzoni Pentesilea, anch'essa "periferica", anch'essa ignota alla tradizione epica più antica, anch'essa prodotto di una tendenza novellistica che si palesa chiara solo nell'Odissea.
Eschilo ha trattato il mito o meglio la novella di Memnone in due tragedie perdute, Memnone e Pesatura delle vite (Ψυχοστασία); Sofocle in un'altra parimenti perduta, Memnone o gli Etiopi. Simonide aveva localizzato M. in Siria; Eschilo a Susa, altri altrove. È evidente che M. segue le sorti dei suoi sudditi, i favolosi Etiopi, identificati con popoli sempre più lontani, man mano che si allargava l'orizzonte geografico. È probabile che i Tolomei abbiano introdotto Memnone in Egitto: egli ebbe tempio in Tebe, e un quartiere della città fu intitolato a lui: si mostrava il suo palazzo ad Abido. A Tebe due figure sedute, di arenaria, dinnanzi al tempio mortuario di Amenofi III venivano ritenute ritratti di Memnone. Uno di questi due colossi, rovinato nella parte superiore da un terremoto (27 a. C.?), cominciò d'allora in poi a mandare un suono al nascere del sole. Questa meraviglia divenne la principale meta dei viaggiatori dell'età romana, non esclusi personaggi illustri come Germanico e Adriano; ancora si conservano epigrafi, anche poetiche, dei visitatori.
Intanto, probabilmente in tempo ellenistico (il più antico testimonio è lo Pseudo-Mosco nell'epitafio di Bione, il più ricco è Ovidio), si era formata su Memnone un'altra leggenda: determinati uccelli (Memnoniae aves: gralle?) nascono dalla cenere del morto Memnone; essi si dividono in due schiere che si uccidono a vicenda con gli artigli e con i rostri e ricadono poi sul rogo. Questo miracolo si ripete ogni anno. Che già Polignoto (v.) conoscesse tale narrazione e alludesse a essa facendo indossare a Memnone una clamide con uccelli dipinti, è improbabile per il carattere recente della leggenda, cantata anche da Giovanni Pascoli (Le Memnonidi).
Bibl.: Pley, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., XV, col. 638; R. Holland, in Roscher, Lexikon d. griech. u. röm. Mythol., II, col. 2653; C. Robert, Griech. Heldensage, III, i, Berlino 1923, p. 1180 segg.; Lung, Memnon, Bonn 1912 (dissertaz.). Per la priorità dell'Aithiopis, v. E. Loewy, in Neue Jahrbücher f.d. kl. Alt., XXXIII (1914), p. 81 segg. (ingegnoso ma non convincente); contro, tra gli altri, U. v. Wilamowitz, Ilias u. Homer, Berlino 1916, pp. 135, 141.
Sul colosso di Memnone, Kees, in Pauly-Wissowa, Real-Encyclopädie, XV, colonna 649.