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MENADI

di Paolino MINGAZZINI - Nicola TURCHI - Enciclopedia Italiana (1934)
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MENADI (Μαινάδες da μαίνομαι "entro in furore", Maenădes)

Paolino MINGAZZINI
Nicola TURCHI

Sono le donne che insieme con i Satiri e i Sileni costituiscono il corteggio (ϑίασος) di Dioniso e partecipano del furore sacro indotto dal culto orgiastico proprio di questo dio. Sono chiamate anche βάκχαι "baccanti" in quanto assimilate a Bacco, ϑυιάδες "invasate", ληναί dal torchio vinario, Naiadi, Ninfe e in Macedonia μιμαλλώνες, forse da μαιμάω "salto" e κλώδωνες da κλώζω "grido".

Ricoperte da una pelle di cerbiatto (νεβείς) - talora anche di volpe (βασσάρα) - coronate di edera, la pianta sacra a Dioniso che masticata dà l'ebbrezza, impugnando il tirso, bastone ornato di edera, corrono sulle montagne durante le feste dionisiache, al suono assordante di cembali, timpani e flauti, trascinando o tenendo al seno il cerbiatto, animale che è l'incorporazione più frequente del dio. Quando la corsa e il frastuono hanno scaldato l'eccitazione fino al parossismo esse addentano l'animale che portano con sé, lo squartano (σπαραγμός, azione che poi si riflette nel mito dello squartamento di Dioniso, di Morfeo, di Penteo) e ne mangiano le carni crude (ὠμοϕαγία), intendendo così d'incorporarsi la vita del dio. In questo stato di possessione divina esse si sentono capaci di compiere prodigi (come si rileva dalle Baccanti di Euripide) e anche di profetare. La frequenza della loro raffigurazione sui sarcofagi e su altri monumenti funerarî sta in relazione con la credenza orficodionisiaca nella vita futura.

Dato il significato fondamentalmente agrario di Dioniso, è lecito dedurne che anche le Menadi abbiano questo significato originale e che esse rappresentino e insieme provochino, mediante l'eccitazione orgiastica, le potenze attive della natura vegetale.

Lo spirito greco non accettò senza resistenza le manifestazioni incomposte di questo culto originario di Tracia. Ciò è provato dalla trasformazione in Menadi delle Miniadi di Orcomeno, delle Pretidi di Tirinto, di Agave di Tebe, tutte donne, i cui congiunti si erano opposti all'introduzione del culto di Dioniso nella loro città.

Iconografia. - Attributi non costanti della Menade sono il tirso e la pardalide (ossia la pelle di pantera), e come tali essi bastano per caratterizzarla; quando invece mancano, si può in età arcaica pensare anche alle ninfe. Sulla pittura vascolare del sec. VI le Menadi sono frequentemente associate ai Satiri in tutte le gradazioni dell'attrazione erotica: il tiaso bacchico vi conserva ancora tutto il carattere amorale della concezione naturalistica originaria. In quella del sec. V invece, soprattutto dopo il 480, appare con evidenza sempre più grande il carattere orgiastico della Menade: esempî tipici ne sono la coppa di Monaco, sulla quale una Menade è raffigurata con una serpe attorta ai capelli, il tirso nella destra e una pantera nella sinistra, e lo stamnos di Napoli con le Menadi (o per essere più esatti, le donne che celebrano il culto di Dioniso), che eseguiscono la danza orgiastica rovesciando la testa indietro, secondo un gesto prescritto. Dal sec. IV in poi, per tutta l'età ellenistica e romana, la Menade serve più che altro come pretesto agli artisti per rappresentare un bel corpo femminile, e metterne in evidenza la Plastica bellezza con gli atteggiamenti più svariati e i movimenti più agitati. Questo è già evidente nella statua di Menade attribuita a Scopa, tipo da cui derivarono molte elaborazioni posteriori. La pittura pompeiana, nonché i sarcofagi romani (che se non sono proprio delle copie pure e semplici di pitture ellenistiche, ne sono per lo meno un riflesso abbastanza fedele) ce ne presentano esempî assai belli ed abbondanti. Bellissimo fra tutti il nudo di fanciulla visto di tergo nel noto affresco della Villa dei Misteri presso Pompei, nella quale si suole riconoscere un'iniziata che, come mistica Menade, compie la danza in onore del dio.

Vedi anche
tirso Attributo di Dioniso (v. fig.) e dei suoi seguaci, Satiri e Baccanti, consistente per lo più in un alto bastone nodoso e contorto sormontato da un viluppo d’edera; dal sommo dell’asta del tirso spesso pende una benda annodata, simbolo di consacrazione. Dioniso (gr. Διόνυσος) Una delle grandi divinità dell’Olimpo greco. Nacque da Zeus e da Semele, figlia di Cadmo. Si narrava che questa, per volontà sua o per fraudolento consiglio di Era, avesse chiesto a Zeus di apparirle in tutto il suo splendore, ma rimase incenerita dalla visione del fulmine di Zeus. Dioniso, ... Bacco (gr. Βάκχος, lat. Bacchus) Nome del Dio del vino dai Greci più spesso chiamato Dioniso (➔); è incerto se sia di origine greca. A Roma è identificato con Liber; nell’arte romana conserva il tipo e gli attributi del Dioniso greco, con il tirso, la corona d’edera, la tazza. Semele (gr. Σεμέλη) Divinità greca, di natura ctonia; di origine probabilmente tracia, in Grecia fu messa in rapporto con il culto di Dioniso e dalla tradizione tebana considerata figlia di Cadmo, fondatore di Tebe, e di Armonia. Amata da Zeus, divenne madre di Dioniso. Secondo una versione più comune del mito, ...
Tag
  • ETÀ ELLENISTICA
  • ORCOMENO
  • DIONISO
  • MINIADI
  • TIRINTO
Altri risultati per MENADI
  • menadi
    Enciclopedia on line
    ...
  • BASSARIDI
    Enciclopedia Italiana (1930)
    Nome con cui erano designate le baccanti tracie e lidie, forse dalle vesti che portavano. Da esse prendeva nome una tragedia di Eschilo, ora perduta, che aveva per argomento il mito della morte di Orfeo.
Vocabolario
mènade¹
menade1 mènade1 s. f. [da una voce algonchina, attrav. l’ingl. menhaden]. – Pesce dell’alto Atlantico della famiglia clupeidi (Brevoorthia thyrannus), da cui si estrae l’olio di menadi, liquido dal marcato odore di pesce, contenente circa...
menadito
menadito [comp. di menare e dito]. – Solo nella locuz. avv. a menadito, benissimo, perfettamente, nelle frasi conoscere, sapere a m. qualche cosa: quell’uomo grande, che sapeva a m. tutte le regole della cavalleria (Manzoni).
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