MENEDEMO (Μενέδημος)
Filosofo greco, nato ad Eretria, figlio di Clistene, architetto e scenografo, della famiglia dei Theopropidi.
Nacque forse intorno al 336-337 a. C. e morì a 74 anni. A Megara subì l'influsso di Stilpone della scuola megarica; passato in Elide fu scolaro e successore di Mosco e di Anchipilo; più tardi si trasferì ad Eretria dove fondò una scuola filosofica cosiddetta socratica. La città gli affidò alti incarichi politici specialmente nei rapporti con Antigono Gonata. Nel 273 fu esiliato dal partito antimacedonico e morì, sembra, suicidandosi.
Diogene Laerzio (ii, 132) ricorda una statua di M. (εἰκόνιον), quasi nuda, eretta nello stadio di Eretria. Fr. Studniczka ha riconosciuto la figura di M. nella pittura della villa di Boscoreale, dove appare ammantato, appoggiato al bastone, rivolto verso Phila seduta, madre di Antigono Gonata. Ch. Picard ha identificato una immagine simile in uno skỳphos argenteo di Berthouville al Cabinet des Médailles di Parigi, dove compare ugualmente ammantato, barbato, appoggiato al bastone e con la mano destra protesa in atto di conversare con la Musa che siede dinanzi a lui.
Bibl.: F. Studnizka, Imagines illustrium, in Jahrbuch, 38-39, 1923-24, p. 64 ss.; K. v. Fritz, in Pauly-Wissowa, XV, 1931, c. 788, s. v. Menedemos; Ch. Picard, Un cenacle littéraire hellenistique, in Mon. Piot, XLIV, 1950, p. 67 ss., fig. 9; G. M. A. Richter, The Portraits of the Greeks, II, Basilea-Londra 1965, p. 244; v. anche K. Schefold, Bildnisse, Basilea 1943, pp. 132-133, e p. 212.