MENEPTAH
. Faraone della XIX dinastia, il cui nome (propriamente Mer-ne-ptah) vale "l'amato da (l dio) Ptah" (medio-babilonese Mar-ni-ptal, nei tempi tolemaici contratto in Menephtha; mal reso nell'epitome manetoniana Ammenephthē-Amenephtis, confuso con Aménüphis). Tredicesimo figlio di Ramessése, forse natogli dalla regina Esnófre circa il 1290 a. C., designato erede verso il 1244, successe al padre nel 1233, già inoltrato nell'età. Nel terzo o quarto anno di regno, condusse una campagna contro la Siria meridionale, ribellatasi, e s'intitolò "vincitore di Gezer". Nell'anno quinto batté i Libî e gli avventurieri dell'Asia minore, congiurati ai danni dell'Egitto. Nel bellissimo inno che celebra le vittorie del sovrano si canta pure: "Israele è divenuto raso e non ha più frutto". Per la prima volta il nome di quel popolo appare così nella storia. Certo era già nella Palestina, forse a oriente del Giordano. Anche una campagna contro la Nubia è ricordata nel tempio di Amada. Regnò Meneptah sino al 1223. La sua tomba è a Bibān el-mulūk (n. 8); la cassa con la mummia, ritrovata nel nascondiglio di Dēr el-baḥrī, si conserva al museo del Cairo. Il tempio funerario era nella pianura a sud del Ramesseo.