MENFI (dall'eg. Men-nŏfrew "fermo di bellezza"; ass. Mempi; ebr. Müph, Nüph; gr. Μενϕις; ar. Menf; copto Ménfe)
Città dell'antico Egitto. Fino dalla preistoria i re di Ieraconpoli avevano elevato alla punta del Delta 35 km. a S. dell'odierno Cairo (Badrashēn e Mīt-Rahīna), la fortezza chiamata, dal colore araldico, "muro bianco" (gr. Leukòn Teîchos). Durante la I dinastia vi sorse il palazzo reale (attestato ancora nella XIX) e vi si celebrò l'incoronazione dei sovrani (sino ai Tolomei). Divenne così quasi la città santa, tanto più che i faraoni non ebbero una stabile capitale. Sôser (2700 a. C.) fu il primo che vi risiedette a lungo. Al tempo di Pjópe I venne aggiunto un nuovo quartiere detto Men-nŏfrew-Marerîe "Fermo di bellezza è Marerîe" dal quale, accorciato, trasse nome. Conosciamo pure insigni monumenti, quali il tempio di Ptah, a S. della fortezza, e quello di Néjt a N. La cultura e l'arte trovarono incremento; la felice posizione la rese centro di vie commerciali. Le superbe tombe di Saqqāra e di Abūṣīr testimoniano ancora il fasto dei faraoni di quei tempi e la magnificenza delle loro corti. Forse la città rimase la capitale dell'Egitto anche quando nei secoli successivi la residenza effettiva dei sovrani fu portata qua e là e tenuta a Tebe. Durante l'impero un visir era a capo di essa. I faraoni non cessarono di arricchirla di nuovi edifici, di ampliare i santuarî venerati, accrescere le loro rendite sacre. Nel periodo della decadenza fu presa da Pi‛ánḫe (circa 700), dagli Assiri (679), da Cambise (525), Inaro (456), Ocho (342). Ma sino ai tempi romani conservò splendore; aveva un perimetro di 28 chilometri, e 700 mila abitanti. Il suo porto richiamava ancora centinaia di navi; popoli d'ogni genere dimoravano nei suoi quartieri. La rovina s'iniziò con Teodosio; più tardi la fondazione del Cairo la ridusse addirittura a una cava.
Bibl.: Il piano migliore delle rovine, in R. Lepsius, Denkmäler aus Aegypten und Nubien, I, Berlino 1849, tavole 9-50; J. Capart, Memphis à l'ombre des pyramides, Bruxelles 1930; C. L. Fourmont, Description des plaines d'Heliopolis et de Memphis, Parigi 1755; E.-F. Jomard, Descr. gen. de Memphis et des Pyramides, in Descr. de l'Égypte, Parigi 1809 segg., V, p. 619; K. Sethe, Untersuch z. altäg. Gesch., III, Lipsia 1905. Per gli scavi più recenti, v. Annales du Serv. des Antiq.