MENOLOGIO
Il termine m. deriva dal gr. μήν ('mese') e indica un tipo di calendario liturgico in cui sono riportate tutte le feste fisse dell'anno liturgico secondo la loro cadenza, mese per mese; nel m. non si trovano invece le feste mobili di Quaresima, quelle del periodo pasquale e della Pentecoste, che non hanno giorni fissi sul calendario, ma variano a seconda della data della Pasqua. Il termine viene inoltre comunemente usato per definire una raccolta di vite di santi, ordinate secondo il giorno della loro commemorazione.Le origini del m. risalgono alla prima epoca cristiana, quando i fedeli iniziarono a celebrare gli anniversari della morte dei martiri locali o di altri santi sul sito della loro sepoltura. Con l'aumentare del numero delle commemorazioni furono elaborati calendari liturgici che assegnavano uno specifico giorno dell'anno a ciascun santo o a ciascuna festa. I primi calendari conservati riflettono consuetudini gerosolimitane del sec. 5°, sebbene i testi siano in lingua siriaca, armena o georgiana e non in greco.Calendari che riflettono usi costantinopolitani si conservano soltanto a partire dal sec. 9°; certamente già nel sec. 10°, presso la chiesa patriarcale della Santa Sofia a Costantinopoli, era stato istituito un calendario completo, con l'indicazione di una o più celebrazioni per ogni giorno dell'anno, che venne adottato in tutto l'impero bizantino, senza sostanziali modifiche. Il calendario liturgico bizantino è caratterizzato da una sostanziale unitarietà: fatta eccezione per l'Italia meridionale, le varianti locali sono rare e, sebbene potessero venire aggiunti nuovi santi, questi non riuscirono quasi mai a sostituirsi ai loro predecessori. L'inclusione di un santo nel calendario liturgico rivestiva d'altronde un preciso significato, dal momento che per la Chiesa bizantina questa operazione aveva lo stesso valore del processo di canonizzazione in uso presso la Chiesa latina.Nel 462 l'inizio dell'anno liturgico venne fatto coincidere con quello dell'anno civile bizantino; da allora i calendari liturgici iniziarono il 1° settembre, per terminare il 31 agosto.La forma più semplice di calendario consiste nell'annotazione della data della celebrazione del santo, così come la si ritrova nella parte finale del lezionario dei vangeli, dove la prima metà del manoscritto raccoglie le letture dei vangeli per le feste mobili, la seconda metà fornisce quelle per le feste fisse. Il brano evangelico può essere riportato integralmente oppure facendo riferimento a un passo già copiato in un'altra parte del volume.Una forma di calendario appena più elaborata è rappresentata dal c.d. Typikón della Grande Chiesa, che riflette gli usi della Santa Sofia costantinopolitana nel sec. 10° (Mateos, 1962-1963, I). Le annotazioni sui santi presenti nel Typikón possono indicare i salmi e gli inni da cantare nel corso della festa, le letture del vangelo appropriate per l'occasione e persino in quale località e in quale santuario la celebrazione doveva avere luogo.Annotazioni più elaborate compaiono nell'importante manoscritto del principio del sec. 11°, noto come m. di Basilio II (Roma, BAV, Vat. gr. 1613). I suoi testi consistono in brevi biografie, della lunghezza media di un paragrafo ca., dei quattrocentotrenta santi commemorati tra settembre e febbraio; frequentemente vi compare il nome del santuario costantinopolitano dove i santi dovevano essere commemorati. Questa forma estesa di annotazione, tuttavia, è più precisamente detta sinassario, laddove il termine m. è generalmente riservato a raccolte di vite più lunghe. I testi del sinassario, che esistono in numerose varianti e sembrano concepiti per l'uso nelle cattedrali (in contrapposizione all'uso di m. in ambito monastico), sono scritti in un linguaggio semplice e tendono a offrire una scelta degli eventi della vita di un particolare santo. L'evidente ingenuità di questi testi contrasta in modo stridente con la qualità esecutiva delle miniature del manoscritto vaticano, l'unico sinassario illustrato a essersi conservato.La liturgia monastica si basava invece su m. di genere diverso, contenenti vite di santi sempre ordinate cronologicamente secondo il ciclo dell'anno liturgico, ma in una forma più sviluppata, che descrivono estesamente la storia del singolo personaggio dalla nascita alla morte.La più famosa raccolta di questo genere fu quella intrapresa da Simeone, detto Metafraste ('il Traduttore'), nella seconda metà del sec. 10°, secondo un progetto che sembra aver goduto dell'appoggio imperiale. In un tentativo di uniformare le vite già esistenti, elevandone contemporaneamente il tenore letterario, Metafraste le 'tradusse' in uno stile retorico elevato e quasi illeggibile. La sua raccolta di ca. centocinquanta vite, nota come m. di Metafraste e conosciuta dai contemporanei semplicemente come Metaphráseis ('Traduzioni'), fu organizzata in una serie di dieci volumi: per la prima parte dell'anno liturgico alcuni volumi contengono le vite dei santi di un intero mese, altri solo di metà; nella seconda parte dell'anno, invece, i vari mesi sono raccolti in un unico volume (da febbraio ad aprile, da maggio ad agosto), giacché il numero delle vite a disposizione di Metafraste diminuisce sensibilmente per i mesi primaverili ed estivi.Le fonti letterarie dei secc. 11° e 12° riportano che i testi dei m. erano letti ad alta voce nei monasteri all'alba, durante la celebrazione dell'órthros ('mattutino'). Infine queste letture - probabilmente in ragione dello stile aulico e dell'eccessiva lunghezza - vennero eliminate dal novero di quelle destinate alle funzioni liturgiche e confinate invece al refettorio, dove potevano presumibilmente essere più apprezzate. A tale declino poté contribuire, nel corso dei secc. 12° e 13°, l'affermarsi del menáion, un tipo di compilazione che raccoglieva in dodici volumi, uno per ogni mese, una serie di testi necessari per la celebrazione della festa di ciascun santo; in questo caso le note biografiche erano spesso derivate non da Metafraste, ma dal sinassario, in una formulazione quindi più aneddotica, ridotta a un singolo paragrafo, sul genere di quelle che si ritrovano nel m. di Basilio II.Le illustrazioni dei m. consistono normalmente in semplici ritratti o in scene di martirio; cicli narrativi più estesi costituiscono un'eccezione. La parte di un lezionario dei vangeli organizzata come un m. è per es. raramente accompagnata da miniature, anche quando la prima metà del codice è riccamente illustrata; un'eccezione appare dunque in questo senso un lezionario del sec. 11°, conservato a Roma (BAV, Vat. gr. 1156), dove le brevi annotazioni calendariali sono introdotte dai ritratti dei relativi santi in posizione stante oppure da un'immagine delle festività fisse (Biblioteca Apostolica Vaticana, 1992, nr. 23). Il lezionario del monte Athos (Dionisio, 587), anch'esso un manoscritto costantinopolitano del tardo sec. 11°, costituisce una versione abbreviata di questa tipologia: il suo calendario contiene poche entrate, soltanto occasionalmente corredate dalle immagini di un santo (Dolezal, 1996).Per contro, nello straordinario m. di Basilio II ciascuna pagina è regolarmente suddivisa in due parti: sedici linee sono riservate al testo e uno spazio equivalente è destinato a una miniatura (Biblioteca Apostolica Vaticana, 1992, nr. 19). Le miniature comprendono illustrazioni delle Grandi Feste, scene della traslazione delle reliquie e figure di profeti e santi in posizione stante dinanzi a elaborati sfondi architettonici o a pregevoli sfondi paesistici. Nella maggior parte si tratta però di scene di martirio e di tortura - decapitazioni, scorticamenti, amputazioni, santi arsi su pire - che combinano la violenza del soggetto con la grande raffinatezza di esecuzione e la stupefacente assenza di elementi caricaturali, persino nella rappresentazione dei più perfidi torturatori. Ogni miniatura è accompagnata da un nome al genitivo, scritto sul margine della pagina; tali nomi, otto in tutto, sono spesso preceduti dalle parole τοῦ ζωγϱάϕου ('del pittore') e si presume si tratti dei nomi dei diversi artisti (Ševčenko, 1962). Il Pantoleon attestato in questo codice potrebbe coincidere con l'omonimo pittore di icone documentato a Costantinopoli all'inizio del sec. 11° (Ševčenko, 1972).I cicli calendariali esemplati sulla tipologia del sinassario si ritrovano in numerosi programmi decorativi ad affresco di epoca tardobizantina in chiese di Salonicco, della Serbia e della Bulgaria - dove ampie sezioni della parete sono ornate da riquadri dipinti, uno per ciascun giorno del mese - e in un manoscritto dell'inizio del sec. 14° conservato a Oxford (Bodl. Lib., gr.th.f.I), con miniature analoghe a quelle del m. di Basilio II, ma prive del testo corrispondente (Hutter, 1978, nr. 1).Il calendario più ampiamente illustrato fu il m. metafrastiano: dei ca. ottocentocinquanta manoscritti conservati di questo testo, quarantatré presentano un qualche genere di illustrazione figurativa (Ševčenko, 1990). Ogni edizione illustrata dell'opera di Metafraste ebbe indubbiamente un supervisore della decorazione, cui era demandato il compito di garantire che il formato fosse coerente per tutti i dieci volumi, nonostante gli inevitabili cambiamenti di scriba o di artista. Pochi sono invece gli elementi costanti tra le diverse edizioni: alcune presentano in ciascun volume un frontespizio con la rappresentazione, per file sovrapposte, di tutti i santi le cui vite sono raccolte in quel tomo; in altri casi compare solo il ritratto del primo santo del volume; altri presentano, infine, prima di ogni brano di testo, miniature - ritratti individuali oppure scene di martirio - che richiamano il tipo di illustrazione che caratterizza il m. di Basilio II. Le innovazioni maggiori in questo gruppo di manoscritti, per il resto piuttosto ripetitivi, consistono in alcune belle iniziali figurate - con santi sistemati tra le aste di una lettera oppure rappresentati nell'atto di calpestare i propri persecutori - e in brevi cicli narrativi che accompagnano i consueti ritratti o le solite scene di martirio.In una serie di manoscritti del sec. 11°, detti m. imperiali, al termine di ciascun testo metafrastiano (in molti casi si tratta di versioni rimaneggiate dell'originale) compare una preghiera per la salute dell'imperatore. I brani metafrastiani sono in questo caso preceduti da miniature che costituiscono deliberate e accurate copie di quelle presenti nel m. di Basilio II (Der Nersessian, 1973; Ševčenko, 1993). La serie era probabilmente destinata a un monastero imperiale, poiché combina le tradizionali vite monastiche metafrastiane con l'iconografia imperiale del m. di Basilio II. Si tratta di un chiaro esempio di come in queste illustrazioni calendariali le tradizioni letteraria e figurativa fossero tra loro sostanzialmente indipendenti.I menáia non furono praticamente mai illustrati, ma nel monastero di S. Caterina sul monte Sinai si conserva una serie di icone-m. (Weitzmann, 1984), che, come già era avvenuto in una delle edizioni dei m. metafrastiani, allineano tutti i santi del mese o di un semestre all'interno di riquadri separati. Nella maggior parte dei casi le immagini consistono in ritratti in posizione stante, ma una serie rappresenta scene di martirio analoghe a quelle illustrate nel m. di Basilio II. Tali icone presentano scarse iscrizioni - solo il nome del santo o le indicazioni relative alla modalità del martirio - e restano incerti sia la loro precisa funzione sia il contesto in cui esse dovevano collocarsi.Lo studio delle illustrazioni dei m. testimonia che l'elemento su cui era posta la maggiore attenzione non era né il singolo santo né il fatto miracoloso che lo riguardava, quanto piuttosto l'effetto d'insieme determinato dalla serie delle 'figure' della santità. Le vite potevano indulgere in encomi fioriti o in vivaci particolari narrativi a proposito dei singoli santi, ma le immagini continuavano a concentrarsi sui fatti essenziali: l'aspetto fisico di ciascun santo e le modalità del suo martirio. Raggruppati insieme intorno al trono di Cristo e onorati a turno, tali santi avevano la funzione di protettori celesti per la sicurezza del regno. Come recita il componimento poetico contenuto nel m. di Basilio II: "In tutti quelli che egli [l'imperatore] ha ritratto con i colori, possa ritrovare efficaci aiuti, sostenitori dello Stato, alleati nelle battaglie, liberatori dalle sofferenze, guaritori nelle malattie e, soprattutto, strenui mediatori davanti al Signore al momento del Giudizio, al fine di assicurare la gloria indicibile e il Regno di Dio" (Ševčenko, 1962, p. 273).
Bibl.:
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Ed. in facsimile. - Il Menologio di Basilio II (Cod. Vaticano greco 1613) (Codices e Vaticanis selecti, 8), 2 voll., Torino 1907.
Letteratura critica. - A. Ehrhard, Überlieferung und Bestand der hagiographischen und homiletischen Literatur der griechischen Kirche, 3 voll., Leipzig 1937-1952; I. Ševčenko, The Illuminators of the Menologium of Basil II, DOP 16, 1962, pp. 243-276 (rist. in id., Ideology, Letters and Culture in the Byzantine World, London 1982, pp. 249-276); J. Noret, Ménologes, synaxaires, ménées. Essai de clarification d'une terminologie, AnalBoll 86, 1968, pp. 21-24; I. Ševčenko, On Pantoleon the Painter, in Festschrift für Otto Demus zum 70. Geburtstag, a cura di H. Hunger, M. Restle, JÖByz 21, 1972, pp. 241-249 (rist. in id., Ideology, Letters, cit., pp. 241-249); S. Der Nersessian, Moskovskij Menologij [Il M. di Mosca], in Vizantija, Iužnye Slavjne i Drevnjaja Rus', Zapadnaja Evropa. Sbornik statej v čest V.N. Lazareva [Bisanzio, Slavonia meridionale e antica Russia, Europa occidentale. Studi in onore di V.N. Lazarev], Moskva 1973, pp. 94-111; P. Mijović, Menolog. Istorijskoumetnicka istraživanija [Menologio. Ricerche iconografiche], Beograd 1973; J. Noret, Le synaxaire Leningrad gr. 240. Sa place dans l'évolution du synaxaire byzantin, Antičnaja drevnost'i srednie veka 10, 1973, pp. 124-130; H. Delehaye, Synaxaires byzantins, ménologes, typica, London 1977; P. Mijović, Gruzinskie menologii s XI po XIV vek [M. georgiani dall'11° al 14° secolo], Zograf 8, 1977, pp. 17-23; M. Gligorijević-Maksimović, Slikani kalendar u Treskavcu i stixovi Christophora Mitilenskog [Il calendario murale di Treskovac e i versi di Cristoforo di Mitilene], ivi, pp. 48-54; I. Hutter, Corpus der byzantinischen Miniaturhandschriften, a cura di O. Demus, II, Oxford Bodleian Library II, Stuttgart 1978; W. Vander Meiren, Précisions nouvelles sur la généalogie des synaxaires byzantins, AnalBoll 102, 1984, pp. 297-301; K. Weitzmann, Icon Programs of the 12th and 13th Centuries at Sinai, DChAE, s. IV, 12, 1984, pp. 63-116; N.P. Ševčenko, Illustrated Manuscripts of the Metaphrastian Menologion (Studies in Medieval Manuscript Illumination), Chicago-London 1990; P. Vokotopulos, ῞Οι εἰϰόνεϚ μηνολογίου τοῦ Μεγάλου Μετεώϱου [Icone del M. del monastero delle Meteore], in Εὐϕϱοσύνον. ᾽Αϕιέϱωμα στὸν Μανόλη Χατζιδάϰη [Scritti in onore di Manoelis Chatzidakis], Athinai 1991, pp. 78-90; Biblioteca Apostolica Vaticana. Liturgie und Andacht im Mittelalter, cat., Köln 1992; N.P. Ševčenko, The Walters 'Imperial' Menologion, JWaltersAG 51, 1993, pp. 43-64; M.L. Dolezal, Illuminating the Liturgical Word: Text and Image in a Decorated Lectionary (Mount Athos, Dionysiou Monastery, cod. 587), Word and Image 12, 1996, pp. 23-60.N.P. Ševčenko