mercato del petrolio, finanziarizzazione del
mercato del petròlio, finanziarizzazióne del. – Gli aspetti finanziari caratterizzano in modo sostanziale il mercato del petrolio. Questa condizione è il risultato di un complesso processo governato dall'evoluzione verificatasi nel 20° secolo del contesto geopolitico in cui agiscono gli operatori del mercato petrolifero. Il prezzo del greggio era inizialmente ricavato, ai fini del calcolo delle royalties (le somme dovute a una casa reale o a uno Stato, detentori della risorsa minieraria, come quota parte del greggio prodotto, commisurate ai profitti della compagnia ricavati dal giacimento), dal prezzo offerto negli Stati Uniti (un’area ad alto costo) dalle grandi raffinerie ai produttori indipendenti. Con lo shock petrolifero del 1973, l’OPEC (Organization of the petroleum exporting countries, che raccoglie tutti i principali paesi produttori del Medio Oriente tranne l’Omān) decise di avocare a sé sia il volume di produzione sia il prezzo, per mantenere il primo più basso possibile e più alto il secondo, aumentando così la quota del Paese produttore. Nel 1985 la decisione dell’Arabia Saudita di legare il proprio greggio a quello del giacimento Brent del Mare del Nord causò il crollo del prezzo. In precedenza, durante il periodo di formazione del mercato del petrolio greggio, lo sviluppo del mercato spot (attraverso cui singole navi erano vendute on the spot, cioè nel punto in cui si trovavano, e poi dirottate verso questo o quel compratore) aveva consentito ai generici paesi produttori di valutare se il prezzo OPEC rispondesse effettivamente al rapporto corrente fra la domanda e l’offerta. Al momento del crollo del prezzo, il mercato spot fornì le basi per il passaggio al mercato dei futuri, lo scenario attuale.
Il mercato dei futuri. – È basato su due greggi leggeri, il West Texas intermediate (WTI) e il Brent, che rappresentano una piccola percentuale della produzione globale. Su questo mercato agiscono compratori e venditori, alcuni interessati al prodotto, ma in grande maggioranza speculatori, che comprano o vendono sul futuro, cioè con un prezzo pattuito per consegna fissata dopo determinati giorni, mesi o anni. Queste partite sono rinegoziate un numero molto elevato di volte: il mercato dei futuri realizza un enorme numero di transazioni (in un giorno di mercato si scambia in teoria più dell’intera produzione petrolifera di un anno) e rappresenta un’area importante per capitali di rischio alla ricerca di un impiego remunerativo. Per es., un calo del rendimento dei titoli di Stato o delle obbligazioni produce un flusso di capitale che esce da quei titoli ed entra nei futuri petroliferi, producendo un aumento della domanda, anche se fittizia, e quindi del prezzo. Il mercato del greggio è oggi un mercato speculativo estremamente sensibile alle più piccole variazioni delle aspettative dei singoli negoziatori, che molto spesso rispondono alle aspettative non tanto del mercato petrolifero quanto di quello finanziario. Questa trasformazione ha coinvolto l'atteggiamento strategico delle compagnie petrolifere, che si è adattato conseguentemente. Le compagnie petrolifere, grandi e piccole, non gestiscono più il mercato del greggio e sono diventate price takers (mentre in precedenza erano price makers). Lo stesso dicasi dell’OPEC, che tuttavia controlla il volume della produzione. Per le compagnie, l'aspetto industriale di tale profondo cambiamento si sostanzia nel fatto che hanno abbandonato il concetto di integrazione, ridotto la loro presenza nei settori meno determinanti, come il trasporto e la raffinazione, e anche per ciò che riguarda la gestione del greggio sono ormai dipendenti dal mercato. Esse hanno concentrato gli investimenti nel settore minerario, ma anche qui preferiscono utilizzare i servizi di terzi, che non richiedono immobilizzazioni di capitale ma solo costi correnti. La tendenza alla riduzione dei costi fissi in favore di quelli variabili si è verificata anche nelle attività di ricerca e produzione mediante il rapido sviluppo delle imprese di servizi tecnici che realizzano praticamente tutte le operazioni, lasciando alle compagnie solo le funzioni decisionali e i negoziati con i paesi produttori. In pratica, ogni compagnia petrolifera controlla il sistema di lettura per via elettronica di tutte le linee sismiche (sistema play-back) del proprio archivio, aumentando così la capacità di scoprire nuovi giacimenti. Nel mercato petrolifero le compagnie operano spesso attraverso traders, venditori e compratori, i quali hanno una posizione di indipendenza e sono un autonomo centro di profitto dentro l’impresa. Essi hanno la possibilità di vendere anche tutta la produzione, scegliendo la possibilità più conveniente dal punto di vista del profitto per ottenere ciò che serve alla società per la raffinazione e la distribuzione dei prodotti. Le società partecipano al mercato dei futuri come qualsiasi altro operatore e la tendenza alla professionalizzazione dei traders le ha influenzate al punto che si comportano allo stesso modo delle grandi organizzazioni finanziarie e bancarie operanti sul mercato dei futuri.