mercato nero
Tutti gli scambi di beni e servizi che sfuggono alle rilevazioni della pubblica amministrazione e della contabilità nazionale.
All’interno del m. n. è possibile distinguere tra scambi legali e illegali (o criminali). I primi includono attività di norma lecite che vengono sottratte volontariamente all’osservazione statistica al fine di evadere, o eludere, le imposte, i costi sociali e gli oneri burocratici (come per es. il lavoro dipendente non dichiarato affatto o non dichiarato come tale, bensì come indipendente, perché soggetto ad aliquote contributive inferiori). Contrariamente, sono considerate attività criminali tutte le transazioni riguardanti beni e servizi la cui vendita, distribuzione e possesso sono proibiti dalle norme penali (come per es. lo spaccio di droga). Inoltre, attività di per sé lecite vengono ritenute illegali se esercitate senza l’adeguata competenza o autorizzazione. Gli scambi all’interno del m. n. possono essere ulteriormente suddivisi in transazioni monetarie e non. Le prime definiscono gli scambi effettuati mediante l’uso di moneta o di altre attività finanziarie. Sono, invece, non monetari gli scambi che avvengono senza l’utilizzo di moneta, come nel caso del baratto. Le attività economiche sommerse sono, dunque, classificate in 4 sotto-categorie: le transazioni monetarie legali, le transazioni monetarie illegali, le transazioni non monetarie legali e le transazioni non monetarie illegali. Le prime comprendono, per es., le entrate da lavoro autonomo e le retribuzioni da lavori non dichiarati relativi a beni e servizi prodotti legalmente. Rientrano, invece, tra le transazioni non monetarie lecite il baratto di servizi e prodotti non vietati e lo scambio di favori. Contrariamente, sono da considerarsi transazioni monetarie illegali il commercio di sostanze stupefacenti, la prostituzione e il traffico illecito di armi. Infine, come esempio di transazione non monetaria illegale può essere indicato il baratto di oggetti rubati.
Storicamente, è possibile individuare determinati periodi nel corso dei quali il m. n. ha assunto, per dimensione e durata, rilevanza peculiare. Ne è un esempio il proibizionismo americano che, negli anni 1930, diede vita negli Stati Uniti a un’intensa attività di vendite clandestine di alcolici. Un’altra forma particolare di m. n., riferito ai beni scarsamente reperibili, si diffuse nelle economie dei Paesi socialisti dell’Europa orientale, a partire dagli anni 1960. Ufficialmente condannato dalle autorità, questo fenomeno venne sempre tollerato e si intensificò nei periodi di crisi degli approvvigionamenti, estendendosi anche ai prodotti non alimentari. L’Italia sperimentò questo fenomeno in occasione della Seconda guerra mondiale, con particolare riferimento ai beni alimentari. La progressiva riduzione della quantità di derrate disponibili e la disorganizzazione delle autorità civili nel gestire la distribuzione dei generi razionati contribuirono alla nascita e al consolidamento di una rete clandestina di scambi. Tale attività veniva, spesso, alimentata dalla complicità di funzionari, produttori e commercianti, che aggiravano il razionamento e il sistema di stoccaggio degli ammassi pubblici, creando, così, un m. parallelo dove le merci raggiungevano prezzi estremamente elevati. Il PIL sommerso italiano è ancora una parte rilevante del totale: stando alle diverse stime esso oscilla tra il 17 e il 27% del PIL.