MERCATO NERO
. Mercato irregolare, non organizzato ufficialmente da una pubblica autorità o da un'istituzione commerciale, dove pertanto le operazioni di scambio non si svolgono secondo norme determinate, con riconoscimento e notorietà dei prezzi. Il termine si è formato per analogia di quello di "borsa nera" (mercato extraufficiale o irregolare o addirittura illegale di titoli e specialmente di preziosi e valute pregiate). A sua volta "borsa nera" è foggiato nel modulo di "mano nera", e simili (cfr. la "banda nera": gruppo di speculatori al ribasso a Genova e a Milano intorno al 1908). Il mercato nero ha talora carattere illegale, clandestino ed è combattuto dalle autorità. Altre volte esso costituisce una sezione tollerata del generale sistema degli scambî e ha un particolare carattere per il significato assunto dai prezzi in esso formati.
Il mercato nero nel secolo XIX ebbe importanza soltanto nel mercato finanziario, ove le quotazioni dei "borsini" avevano grande significato sintomatico; durante e dopo la seconda Guerra mondiale trovò nella generalità dei paesi un'estensione e una rilevanza eccezionale in relazione alla generale pratica di fissare prezzi legali o di ricorrere al commercio governativo per i beni di largo consumo. I prezzi legali sono infatti tipicamente stabiliti a un livello assai basso e questo provocherebbe la formazione di una domanda superante di molto la disponibilità della merce. La coesistenza di bassi prezzi e di scarsa offerta rende poi necessario il razionamento, che si potrebbe evitare solo qualora esistesse un modo per sottrarre ai privati operatori i mezzi monetarî eccessivi e per migliorare, da un punto di vista sociale, la distribuzione dei redditi. Se ciò non è possibile, l'insufficienza delle distribuzioni ufficiali dei beni di consumo razionati, l'inesistenza di un mercato libero o, comunque, la rarefazione crescente della disponibilità di beni su di esso, oltre all'inflazione - che con la tendenza al rialzo dei prezzi stimola la formazione di provviste palesi o clandestine presso i singoli operatori - portano di necessità allo sviluppo di un mercato nero, clandestino o tollerato, per la vendita di beni in violazione al razionamento. Va però notato che l'illegalità del mercato nero è, in genere, solo apparente; cioè esso è sempre noto alle autorità e di fatto ammesso. La nominale esistenza di sanzioni non ha importanza concreta, non segna, per i venditori, un effettivo rischio che possa contribuire all'elevatezza dei prezzi; l'alto livello dei prezzi è conseguenza dei numerosi attriti incontrati nella circolazione delle merci, dell'esistenza di abusi e frodi insiti nell'irregolarità del mercato e nel tipo degenerativo di molti fra gli operatori. Spesso la formazione dei prezzi nel mercato nero non è neppure ignorata dalla statistica ufficiale, che tali prezzi rileva. Le elaborazioni mostrano che i "prezzi neri" hanno una variabilità e una dispersione maggiore dei "prezzi bianchi" (denominazione, quest'ultima, che non è entrata nell'uso). Non sembra invece che si siano fatti sinora tentativi per misurare volumetricamente e studiare la direzione topografica delle correnti commerciali del mercato nero.
Furono talora istituiti raffronti fra due fenomeni sociali svoltisi rispettivamente durante e dopo la prima e la seconda Guerra mondiale: quello della formazione dei "profittatori", dei "pescecani", da una parte e quello dei "borsari neri" dall'altra: "operatori economici malfamati" i quali sarebbero strumento per la formazione di nuove élites sociali. Fra i due fenomeni non esiste però una piena simmetria.
La realizzazione di alti profitti, insiti spesso nelle produzioni industriali di materiale militare, resa possibile o anche agevole dalla esistenza di attriti e di una grande rigidità sia nell'offerta, sia nella domanda, portò allora alla formazione di "uomini nuovi", alla selezione di imprenditori capaci, che si rivelarono poi assai utili per il maggiore sviluppo dell'attività produttiva. Un risultato analogo non si prospetta invece ora con il formarsi di un vasto e molteplice ceto di "borsari neri". Sono commercianti sui generis, privi di preparazione professionale, di adatta organizzazione tecnica e anche di capitale fisso e dotati solo di una variabile provvista di merci, procurata più con mezzi fraudolenti che col credito (non è raro il caso di trafugamenti da pubblici depositi, a volte con la connivenza di funzionarî infedeli). Il carattere degenerativo che spesso si ravvisa nel materiale umano operante in questo ramo di commercio, non fa presumere si abbia qui la sorgente di un nuovo ceto vitale.