MERCATO (dal latino mercatus da merx "merce"; fr. marché; sp. mercado; ted. Markt; ingl. market)
Economia. - Nell'uso comune il termine mercato indica il luogo destinato all'acquisto e alla vendita d'una certa mercanzia. Ma questo riferimento locale non è necessario, in quanto i compratori e venditori della mercanzia possono essere sparsi in una città, in uno stato e financo nel mondo intero e pur costituire un mercato, purché per mezzo di adunanze o di listini di prezzi, comunicati per posta, o con l'uso del telefono e del telegrafo, o in qualsiasi altro modo, siano tra loro in stretta comunicazione. Gli economisti hanno perciò dato al termine significato più largo e più astratto, intendendo per mercato l'insieme dei compratori e venditori aventi tra loro rapporti così liberi che i prezzi delle merci tendono a raggiungere presto e senza difficoltà l'uguaglianza (Cournot). Dalla maggiore o minore facilità e dal tempo concesso alle forze della domanda e dell'offerta per incontrarsi ed equilibrarsi dipende che un mercato sia più o meno perfetto, o anche, come si dice in pratica, bene o male organizzato.
Il mercato si può considerare sotto un triplice aspetto: dal lato dell'offerta, da quello della domanda e infine dal lato delle forze che portano alla formazione dei prezzi. Sotto il primo aspetto, esso indica ciò che può essere prodotto e ciò che dovrà essere prodotto. Vi sono elementi e fattori di produzione che possono essere indirizzati, entro certi limiti, a una qualsiasì produzione. Le forze naturali, costituite dai beni produttivi e dall'area utilizzabile, i fattori tecnici, che si riassumono nella scienza tecnologica, e i fattori economici, dati dal costo dei capitali e del lavoro, esprimono i limiti generali entro i quali le produzioni debbono essere contenute. Ciò però che un particolare produttore decide effettivamente di produrre è basato in gran parte sulle possibilità di smercio indicate dal mercato. A questo riguardo va notato come spesso gl'intermediarî diano aiuti e consigli e anche assistenza finanziaria, in modo da stimolare la produzione di particolari articoli. Anche dal lato della domanda bisogna distinguere una domanda potenziale da una effettiva. La prima dipende, all'origine, da condizioni di necessità fisiologiche, le quali sono fisse per il loro carattere, e dalle possibilità finanziarie di ognuno, le quali variano continuamente per ovvie ragioni. Ma ciò che rende effettivo codesto fondo potenziale è in gran parte costituito, nelle società moderne, organizzate sulla base dei prezzi stabiliti sul mercato, da certe grandi imprese le quali, mediante la selezione di articoli particolari e la loro esposizione in condizíoni favorevoli, educano, in un certo senso, il pubblico dei consumatori, modificando addirittura il gusto particolare di ognuno in modo da creare un tipo di gusto comune alla quasi generalità delle varie classi sociali, il quale diventa così il gusto prevalente sul mercato, cioè il gusto sociale per i beni. Il compito di far incontrare la domanda e l'offerta, che rappresenta il terzo aspetto del mercato, spetta a varî intermediarî: commercianti all'ingrosso, commercianti al minuto, agenti, sensali, commissionarî; esso viene agevolato da apposite istituzioni, come magazzini generali, agenzie d'informazioni, sindacati di produttori e di consumatori, le quali facilitano gli scambî mediante la diffusione di notizie commerciali, la rapida composizione delle controversie commerciali, la pubblicità degli usi e costumi, ecc. È naturale che tutte codeste forze agevolanti l'incontro della domanda e dell'offerta debbano essere retribuite in qualche modo. L'agente di cambio richiederà una certa commissione per vendere il lotto di titoli a lui commesso; l'amministrazione d'un magazzino di deposito pretenderà un certo compenso prima di consegnare al possessore del certificato di deposito il grano ricevuto nel magazzino; infine all'agenzia d'informazioni meteorologiche il sensale dovrà pagare un tanto per assicurarsi la priorità delle notizie sulle precipitazioni atmosferiche in modo da indicare a opifici e a industriali il momento più opportuno per acquistare la materia prima di cui hanno bisogno. Tutte queste spese, pagate sotto titoli diversi, ma con in vista il medesimo scopo, costituiscono il costo del mercato. Esso si aggiunge in tutto o in parte al prezzo che avrebbe pagato il consumatore, se fosse stato costretto a cercare da sé il produttore della merce a lui necessaria, oppure si decurta in tutto o in parte dal prezzo che il produttore avrebbe ricavato ove si fosse incontrato direttamente con il consumatore. L'ampiezza di questo margine varia naturalmente a seconda dell'organizzazione dei varî mercati e a seconda delle merci. Per esempio, per i titoli quotati in borsa, il prezzo ricavato dal venditore è di pochissimo inferiore a quello che avrebbe pagato ove, invece di essere venditore, fosse stato acquirente. Nelle borse altamente organizzate il costo del mercato può considerarsi non superiore al 1/3 per cento dell'importo contrattato. Nel mercato dei beni immobili invece, si hanno margini molto più elevati, i quali dipendono in gran parte dallo scarso numero d'intermediarî e dalla poca frequenza degli affari compiuti. Per i prodotti, infine, di uso popolare, come gli alimenti, gli oggetti di vestiario, molte specie di divertimento, ecc., il costo del mercato è ancora più alto, se si considerino il prezzo toccato al produttore e quello pagato dal consumatore finale. In questo caso, però, una larga parte di esso è dovuta per servizî resi nel tratto compiuto dalla merce prima di arrivare al consumatore, come, ad es., i servizî di trasporto, di conservazione, di scelta della merce, i quali non solo accrescono utilità alle merci, ma sono irriducibili, salvo un ribasso nel loro costo; e perciò non costituisce un vero e proprio costo del mercato.
I mercati si dividono inoltre a seconda dei limiti di spazio entro i quali la concorrenza si esercita e delle merci in essi contrattate.
Sotto il primo aspetto, i mercati sono mondiali, nazionali e locali o regionali. Nei primi la domanda e l'offerta hanno carattere universale, in quanto provengono da tutte le parti del globo, e la merce deve essere tale da poter sostenere un lungo trasporto senza che la qualità abbia a soffrire e il prezzo a farsi relativamente molto elevato. L'intero mondo occidentale si può da codesto punto di vista considerare come un solo mercato per il grano, il cotone, il ferro, e alcuni titoli di borsa, detti titoli internazionali, giacché il prezzo fatto, ad es., a Chicago per il grano tende a differire da quello di Milano solo per le varie spese di trasporto e di dogana e per il costo dell'arbitraggio. Nei mercati nazionali (e a maggior ragione in quelli locali) le varie domande e offerte si fanno una concorrenza limitaia al mercato medesimo. Manca perciò nei prezzi fatti in questi mercati quel carattere d'universalità che evita le fluttuazioni troppo ampie dei prezzi, e le influenze diverse agenti sulla formazione dei prezzi, le quali provengono da tutte le parti del mondo, hanno maggiori probabilità d'incontrarsi e di elidersi in parte.
Dal punto di vista dell'oggetto del mercato, si suole distinguere il mercato monetario dal mercato del lavoro e da quello dei prodotti. Il primo è d'origine recente, in quanto si formò solo quando le banche, gli operatori, i mutuanti e i mutuatari si organizzarono in sistema. In esso va distinto il mercato monetario propriamente detto dal mercato dei capitali. Nel primo si traffica l'uso della moneta per un tempo relativamente breve - un giorno, una settimana, pochi mesi - e i prezzi pagati si chiamano sconto, riporto, saggio di anticipazione, ecc. Vi sono mercati monetarî nazionali e internazionali; questi ultimi possono essere anche uffici internazionali di liquidazione. Prima della guerra mondiale, il solo mercato monetario di Londra possedeva tale caratteristica, poiché solo in esso vi era la sicurezza della conversione in oro dei mezzi di pagamento tolti a prestito o posseduti. Ma dopo la guerra mondiale si sono formati diversi di questi mercati - Londra, New York, Parigi, Amsterdam - nei quali si può, entro certi limiti e in tempi normali, togliere e prendere a prestito alle medesime condizioni. La posizione tecnica di questi mercati risulta dalla cooperazione automatica degl'istituti di emissione, delle banche di deposito e del cosiddetto mercato del denaro a breve termine, costituito dalle case di accettazione, dai sensali di prestiti (courtiers) e dalle filiali delle banche estere stabilite sulla piazza. Legato intimamente al mercato monetario è il mercato dei capitali in cui si trafficano capitali in forma monetaria, ma per un lungo periodo di tempo. Di solito i grandi mercati monetarî sono anche mercati di capitali. Così Londra, prima della guerra mondiale, e i paesi suddetti nel dopo guerra. Ma vi sono state eccezioni, come quella notevolissima di New York, prima della guerra mondiale, dove le altre piazze del mondo potevano ottenere prestiti a breve tempo, ma pochissimi capitali a lunga scadenza.
Il mercato del lavoro è di istituzione assai più recente di quello monetario, ove non siano considerate le bourses de travail e le trade unions del tipo primitivo, le quali avevano una struttura ben diversa dal puro mercato odierno del lavoro. Questo è oggi organizzato da agenzie private e da enti pubblici (municipî, stato). Le prime provvedono lavoro, o lavoratori, spesso dietro il pagamento di forti provvigioni, ed esercitano la loro attività soprattutto a mezzo di relazioni personali coi grandi datori di lavoro e coi capiscorta degli emigranti e a mezzo della pubblicità. Ma gli abusi a cui ha dato spesso luogo questo sistema hanno consigliato e consigliano sempre più l'organizzazione pubblica dei mercati del lavoro. La quale si basa sui seguenti punti: 1. neutralità nelle vertenze operaie; 2. scelta e selezione delle domande di lavoro; 3. rifiuto di quelle offerte di lavoro provenienti da industrie dove non sia garantito un minimo di sicurezza e di benessere per i lavoratori. Va tuttavia notato che codesti tipi di organizzazione si trovano al loro inizio.
I mercati dei prodotti esistono, nella forma più organizzata, dalla seconda metà del secolo scorso, quando lo sviluppo prodigioso della tecnica agricola e il progresso dei trasporti e delle comunicazioni permisero di concentrare formidabili domande e offerte su una medesima piazza. In generale questi mercati commerciano tanto per pronti, quanto per epoca fissata antecedentemente (v. commercio, X, pag. 966 segg.). E sono caratteristici in essi i contratti-tipo, l'uso di graduare le qualità delle merci, la diffusione di notizie a cura degli enti sotto la cui direzione opera il mercato e infine la piena libertà delle contrattazionì e dei prezzi che codesti enti si limitano semplicemente a registrare nei bollettini ufficiali dei prezzi.
Bibl.: W. Bagehot, Lombard-Street, trad. it. in Bibliot. d. Ec., s. 4ª, Torino 1894-99; D. Lescohier, The Labour Market, New York 1919. Per una trattazione generale: G. Del Vecchio, Lezioni di economia applicata, Padova 1933.
Archeologia e architettura.
Antichità. - Nell'antichità romana il luogo adibito a mercat0 era designato con la parola, di non chiara derivazione, macellum, con la quale si designa oggi il mattatoio. Nel macellum trafficava ogni sorta di mercanti: macellai, pescivendoli, venditori di polli, venditori di leccornie e cuochi. In mezzo a una grande varietà di generi spiccavano e davano il tono, per così dire, all'edificio il pesce e la carne; onde probabilmente il significato attuale di macello.
Il macellum è una derivazione del foro, sorto anch'esso col carattere precipuo di luogo di mercato. Come si compia per gradi questa derivazione è indicato dall'esempio di Roma. Il Foro Romano, col diventare sempre più centro politico e religioso dell'urbe, petde quelle tabernae che un tempo lo circondavano, sostituendole con sontuosi edifici pubblici. È così che si vengono formando in diversi punti di Roma mercati speciali: il forum piscarium o piscatorium, il forum suarium, il forum olitorium, il forum vinarium, il forum cuppedinis, ecc. Questa distinzione dei mercati si ritrova già in Aristotele, il quale distingue il mercato aperto, l'ἀγορὰ ἐλευϑέρα, dal mercato dei viveri, l'ἀγορὰ τῶν ὠνίων. Questo mercato dei viveri si trova pure in varie città ellenistiche, come in Priene (v. anche agorà).
Nel 210 a. C. un incendio distrusse in Roma il forum piscatorium e nel 179 in quel medesimo posto sorse il macellum, che, raccogliendo in un sol luogo tutti i mercati sparsi per la città, fu il primo edificio del genere che ebbe Roma. Probabilmente questo macello sparì all'epoca di Augusto, travolto dai lavorì di ampliamento del Foro, ma, a rimpiazzarlo, sorse sull'Esquilino il macellum Liviae. Sotto Nerone fu costruito sul Celio il macellum magnum. Questi tre macelli sono tutti del medesimo tipo: intorno a un'area porticata stanno le tabernae; nel mezzo un piccolo edificio a cupola (tholus macelli) o una fontana, come nel macellum Liviae.
Quasi tutti i municipî dovevano avere un loro proprio macello, costruito spesso per privata munificenza. Le iscrizioni ce ne attestano la presenza a Isernia, Alatri, Eclano, Rimini, Corfinio, ecc. Poiché i municipî romani imitavano nei loro edifici pubblici quelli dell'urbe, è probabile che questi macelli municipali ripetessero in generale lo stesso schema che abbiamo osservato per Roma, e che è in fondo lo schema che prevale ancora oggi nella costruzione di edifici del genere. Di un macello costruito su suolo greco al tempo di Tito, a Mantinea, sappiamo dall'iscrizione che l'accompagna (Inscr. Gr., V, 2, 268) che vi erano gli ἐργαστήρια, corrispondenti alle tabernae, e una ἐξέδρα corrispondente alla tholus.
Fra tutti i macelli a noi pervenuti quello più ricco d'insegnamenti, per tutto ciò che ci dice della vita dell'edificio, è quello di Pompei, che risale al sec. I d. C.
Esso occupa l'angolo nord-est del foro, il cui colonnato gli fa da elegante calcidico. Nel mezzo dell'area sorge un ripiano dodecagonale, dal quale si levano dodici podî a sostegno di altrettante colonne, che dovevano sorreggere una copertura. In un condotto sotterraneo sono state rinvenute delle lische di pesce che hanno fatto pensare alla presenza di una piscina. Il muro meridionale aveva undici botteghe, che erano favorite dall'esposizione a nord. Per evitare l'esposizione inversa, nociva alle derrate, le botteghe del lato nord si aprivano all'esterno, sulla via degli Augustali. Al muro di fondo erano addossati tre ambienti, non privi d'una certa solennità. Quello centrale, a cui si accedeva mediante cinque gradini, era un sacello votato al culto imperiale. L'ambiente di sinistra pare avesse anch'esso una destinazione sacra. Il terzo ambiente, per la presenza di banchi inclinati, doveva essere destinato alla vendita del pesce. Al macello si accedeva, oltre che per l'ingresso principale dal foro, per due ingressi secondarî. Vicino ad uno di questi sono stati trovati i residui di un dipinto larario coi soliti serpenti; probabilmente vi era rappresentato anche il genius macelli, che ci è noto da una iscrizione di Bracara in Spagna (Corp. Inscr. Lat., II, 2413). Le pareti interne dell'edificio erano splendidamente decorate con pitture del IV stile. Dei quadri, alcuni rappresentano soggetti mitologici, altri soggetti realistici relativi al luogo in cui si trovano: vi vediamo rappresentati pesci, volatili, frutti, commestibili varî, anfore vinarie, ecc. In piena concordanza con la testimonianza dei dipinti sono stati trovati carbonizzati fichi, castagne, fave, pani, ecc. Si sono pure rinvenuti i resti d'una cassetta contenente un cospicuo gruppo di monete, di argento e di bronzo.
Improntato a ben altra grandiosità è il macellum di Pozzuoli, noto sotto il nome di tempio di Serapide. Cospicui e interessanti sono pure gli avanzi di due macelli africani: quelli di Timgad (Thamugadi) e di Leptis Magna. Ma il modello più grandioso di mercato romano è quello ora messo in luce sulle pendici del Quirinale dietro il Foro di Traiano. Si allontana esso dai consueti schemi, perché l'architetto dovette trarre da breve e dirupato luogo lo spazio per un grande numero di taberne.
Nelle iscrizioni relative a macelli sono spesso ricordati i pondera; a Pompei la mensa ponderaria non era proprio nel macello, ma ne distava di poco.
Medioevo ed età modema. - Quasi analoga destinazione all'agorà dei Greci e ai fori delle città romane dell'antichità, ebbero i mercati del Medioevo: piazze destinate alla vendita di tutto il necessario all'esistenza e, insieme, luogo di riunione per la contrattazione di affari commerciali nonché centro di vita gaia, teatro di spettacoli popolari. Il mercato e le altre piazze rappresentative del potere religioso e civile costituivano, in genere, il nucleo urbanistico intorno a cui si addensavano le dimore dei signori e da cui ramificava il tipico sistema stradale.
Ritroviamo ancor oggi, in cospicui esempî di queste piazze, il carattere predominante di grandi sale su cui prospettano, ravvivati da portici e torri, palazzi insigni e modeste case, in pittoresca alternanza di forme e di colore e dove l'opportuna predisposizione degli sbocchi stradali, non interrompendo la continuazione delle fronti, contribuisce a creare un ambiente raccolto con visuali prospettiche definite. Tali: la Piazza delle Erbe a Verona, quella delle erbe e della frutta a Padova, ecc.
A mercato coperto furono adibiti, in alcuni centri, i portici dei palazzi comunali, concessi all'uso dalla necessità di sviluppare il commercio e gli scambî; ma veri mercati coperti, esclusivamente costruiti per il riparo dei mercanti e delle mercanzie, furono le logge di mercato: il Mercato nuovo di Firenze, dell'arch. G. B. Tasso del 1547, e quello del pesce, ormai distrutto, il Mercato vecchio di Firenze, del Vasari; la Ripa coperta a Genova del sec. XIII.
Diversa destinazione ebbero le logge dei Mercanti o della Mercanzia, alcune, specialmente in Italia, di notevole importanza architettonica (v. loggia). Presso gli orientali il bazar (v.), il suk in Tripolitania, hanno tuttora funzione analoga all'antico mercato occidentale.
Nell'epoca contemporanea, il mercato ha perduto l'antica funzione di polarizzatore della vita cittadina, per assumere una più specifica destinazione e diversa ubicazione; e ciò principalmente per effetto dell'enorme sviluppo delle metropoli e il conseguente incremento della loro popolazione, dell'ingente quantità degli approvvigionamenti e dei nuovi mezzi di trasporto.
Occorreva poi necessariamente esercitare un'attiva sorveglianza sullo stato igienico dei prodotti commestibili e disciplinarne i prezzi di vendita.
Perciò si è venuta determinando le necessità di costruire nelle città un mercatino, possibilmente coperto, per ogni rione.
E già fin dalla metà del secolo scorso si provvide alla sostituzione dei mercati all'aperto con organismi architettonici provvisti di tutto il complesso d'impianti, locali e uffici indispensabili al loro funzionamento.
In molti centri esistono dei mercatini all'aperto con attrezzature per vendita e opera di ricovero di carattere provvisorio; ma ciò perché alla costruzione dei mercati si oppongono spesso motivi economici e, talvolta, di ambiente. Da non confondere questi con i mercati periodici od occasionali di bestiame, attrezzi agricoli, giocattoli, oggetti vari (Campo dei Fiori in Roma), o con le fiere nei paesi rurali; istituzione antichissima in cui è da vedere spesso l'origine di molte città, e che ancora dura, e spesso, associata a feste tradizionali, ha notevole interesse folkloristico.
Ma la regolare costruzione di mercati coperti, considerati come essenziale servizio pubblico cittadino e collegati agli ordinamenti per i rifornimenti e per la vendita, data dalla metà del secolo scorso, e principale modello ce ne ha dato Parigi con le Halles centrales di Baltard e Callet, costituenti un vero grande quartiere di mercato: interessanti pure nei riguardi costruttivi in quanto hanno rappresentato un esempio di grandi edifici in ghisa.
Al regolare funzionamento dei mercati è indispensabile ausilio tutta una vasta organizzazione dei trasporti per l'affluenza delle merci ai centri di raccolta e il loro avviamento nell'interno della città per il rifornimento dei centri di rivendita.
La classificazione più in uso dei mercati è quella distintiva per il genere di vendita che vi si effettua: mercati all'ingrosso, al minuto, misti; per la loro ubicazione: centrali e rionali; e, talvolta, per il particolare commercio a cui servono: mercato del pesce, del cuoio, dei fiori, del bestiame vivo (bovini, suini); quest'ultimo adiacente ai macelli (v.) e in stretta relazione al loro funzionamento.
I mercati all'ingrosso e misti, detti anche generali quando vi si esercita il commercio di qualsiasi commestibile, compresa la carne macellata, hanno la loro più logica ubicazione nel quartiere dove fanno capo tutti i mezzi di trasporto per le merci più in uso, cioè nel quartiere industriale posto nella periferia della città; in prossimità, quindi, delle stazioni di traffico ferroviario, fluviale e dove convergono le più importanti arterie del traffico stradale regionale.
Il mercato di rivendita al minuto o rionale dovrebbe essere ubicato, teoricamente, nel punto baricentrico del quartiere e alla popolazione di questo adeguatamente proporzionato. Dati empirici forniscono 1 mq. per ogni 18-20 abitanti. Nella pratica urbanistica, però, questa condizione ideale può soltanto attuarsi quando si procede alla creazione di quartieri nuovi, secondo un preordinato programma; ma per i vecchi quartieri si oppongono, oltre che difficoltà di ordine pratico, cioè estensione, trasporti, ecc., elementi di natura estetico-ambientale, a meno che, come in qualche esempio in Roma, si ricorra, per mercatini di modeste dimensioni, a sistemarli in piazze sotterranee.
Il collegamento dei mercati all'ingrosso con i mercati satelliti si effettua con mezzi celeri, ma insieme meno costosi, e cioè, per mezzo di rimorchi tramviarî in circolazione sulla rete cittadina e per mezzo di ferrovie metropolitane, come nel mercato di Smithfield in Londra e nel mercato centrale di Berlino, nelle ore mattutine di minore traffico.
a) Mercati all'ingrosso. - Il mercato all'ingrosso può essere, oltre che centro di raccolta di prodotti alimentari e agricoli occorrenti alla popolazione della città, anche centro di smistamento dei prodotti della regione per l'inoltro ad altre regioni o all'estero, e viceversa per i generi d'importazione; in tale caso il mercato fa parte di un complesso di costruzioni comprendenti i magazzini di deposito, d'importazione e di esportazione.
All'affluenza delle merci nell'interno del mercato e al loro rapido scarico e ricarico si provvede con raccordi ferroviarî, piani scaricatori, trasporti meccanici dai porti fluviali, con largo spiazzo per stazionamento di autocarri e carri a mano e a trazione animale, vagoncini ad accumulatori elettrici, montacarichi.
Il mercato all'ingrosso può essere costituito da diversi padiglioni divisi per gruppi di derrate alimentari di specie affini: uova, pollami, formaggi freschi, agrumi, frutta fresca e secca, carni fresche o in conserva, legumi, cereali, ortaggi, pesce fresco, ecc.; o da un'aula grande coperta, dove le divisioni planimetriche siano ottenute con piattaforme di posteggio rialzate di pochi centimetri o segnate con strisce colorate; in entrambi i tipi sono tracciate strade interne di sezione e consistenza di pavimentazione tali da permettere la libera circolazione di carri e autopesanti.
Nel tipo a grande aula, completano il piano terreno posteggi fissi lungo le pareti e, in alcuni esempî, gallerie non adibite a vendita, ma create allo scopo di permettere la veduta generale dei generi esposti alla vendita. Il sistema di vendita è quello dell'asta pubblica sotto la sorveglianza degli agenti annonarî, sia che l'ente comunale ne abbia la gestione, sia che appartenga a società private. In alcuni mercati si hanno apposite "sale delle grida", distinte dalle grandi aule di vendita.
Servizî complementari e indispensabili del mercato moderno sono: 1. i depositi individuali ricavati nel sottosuolo illuminato e ventilato, attraversato da corsie ampie per il transito dei veicoli e disimpegnato verticalmente da scale, montacarichi e piani inclinati; 2. le celle frigorifere che possono raggrupparsi in edificio contiguo al mercato a impianto centrale di refrigerazione e dove sia possibile regolare la temperatura secondo i generi da conservare.
Servizî sussidiarî non tutti indispensabili sono in genere: direzione e amministrazione del mercato, ufficio e locali per agenti di sorveglianza, locali per il personale di fatica, locali di pesatura e ufficio d'igiene, sale per contrattazione, telefono e cabine telefoniche, ufficio ferroviario, di dogana e dazio, caffè, varî gruppi di cessi e lavabi, locali per impianti di illuminazione e riscaldamento ad aria calda specialmente nei padiglioni, alloggi, oltre a eventuali uffici succursali di banca.
Di solito, alcuni padiglioni o una parte ben distinta della grande aula vengono adibiti, dopo esaurito il commercio all'ingrosso, alla vendita al minuto. La promiscuità dei due generi di vendita dipende dagli usi locali, ma, in ogni caso, si ritiene opportuno che essi non interferiscano.
b) Mercato al minuto. - Vi si vende ogni genere di commestibili, compresa la carne macellata, il pesce e i viveri in scatola. L'alto costo delle aree urbane induce talvolta i comuni o le società concessionarie a destinare alla vendita anche parte del piano interrato, per ricavarvi il maggiore numero di posti di vendita (stands); in tale caso, mentre si rende più agevole il trasporto dei generi deperibili ai frigoriferi sistemati nello stesso piano interrato, viene a determinarsi una condizione di privilegio per i venditori del piano terreno che influenza il prezzo di noleggito dei posteggi. In genere i noleggi sono a carattere cominuativo, ma in alcuni mercati (Livorno, Milano, ecc.) sono riservati al noleggio giornaliero alcuni posteggi destinati ai rivenditori avventizî della campagna.
Gli accessi del pubblico e delle merci sono tra loro nettamente distinti e in stretta relazione al traffico stradale, mentre la disposizione interna dei reparti di generi affini può dipendere dall'opportuna vicinanza ai reparti frigoriferi e alle fontane di lavaggio, e anche dal consuetudinario modo di procedere delle massaie nei loro acquisti.
L'installazione dei posti di vendita e le relative attrezzature, pareti divisorie di varia forma e disposizione a seconda delle derrate, sono fisse.
I servizî complementari di deposito e celle frigorifere, salvo la maggiore suddivisione, sono identici a quelli dei mercati all'ingrosso; ma come servizî sussidiarî sono soltanto provvisti di un locale per agenti, ufficio del direttore del mercato e dell'ispettore d'igiene, cessi e lavabi.
In tutti i mercati assume grande importanza la tenuta igienica dei locali. Vi si provvede con speciali accorgimenti costruttivi, pareti maiolicate, tramezzi divisorî e banchi verniciati, pavimenti impermeabili, ecc., e, principalmente, con numerose bocche d'acqua a presa diretta dalla rete cittadina o da appositi. serbatoi che consentono un simultaneo smaltimento di rilevante volume di acqua.
Speciale cura richiede la costruzione della fognatura, soprattutto quella, per buona norma indipendente, del reparto di pescheria. I rifiuti vengono raccolti in apposite fosse fuori del mercato e allontanati con i mezzi di trasporto in uso.
Le esigenze costruttive di questi edifici riflettono principalmente la copertura di vastissimi ambienti col minor numero e con la minima sezione d'appoggi verticali, nonché la predisposizione di ampie superficie illuminanti. L'uso di ferro e vetro nella pratica edilizia del secolo scorso, realizzando strutture di copertura che soddisfacevano ampiamente queste esigenze sviluppò notevolmente la costruzione dei mercati coperti e se ne ebbero esempî notevoli in tutto il mondo. Es., mercato centrale di Smithfield a Londra (arch. O. Jones); Les Halles di Parigi (arch. Baltard e Callet); mercato centrale di Berlino (arch. Blankenstein e Lindemann); mercato delle vettovaglie in Livorno, edificio in muratura e copertura in ferro (arch. A. Badaloni).
Però la tecnica del cemento armato, come s'è modernamente affermata con successo in molti campi dell'edilizia, ha realizzato, nella costruzione dei più recenti grandi mercati, arditissime ed economiche strutture, specialmente per l'applicazione del metodo Zeiss-Diwidag che consente di coprire vastissimi ambienti con una struttura di estrema leggerezza. E non soltanto gl'intrinseci pregi tecnici giustificano la preferenza del cemento armato nella costruzione di questi edifici, ma altresì le più ampie possibilità che, in confronto della struttura in ferro, esso offre rispetto all'estrinsecazione di forme architettoniche più varie ed espressive.
V. tavv. CLXI e CLXII.
Bibl.: Per li mercato nell'antichità: una completa e ragionata bibliografia in A. Mau, Pompeji in Leben und Kunst, 2ª ed., Lipsia 1913, pp. 18-21. Per qualche indicazione più recente, v. K. Schneider, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., s. v. Macellum.Iscrizioni latine che si riferiscono a macella, in H. Dessau, Inscript. selectae, nn. 5578-5592. Per l'etimologia del nome, v.: Forcellini, Lexicon, a cura di De Vit, s. v.; Ernout-Meillet, Dictionnaire étymologique de la langue latine, Parigi 1932.
Per i mercati nel Medioevo e nell'età contemporanea: Quatremère de Quincy, Dizionario storico dell'architettura, trad. ital., Mantova 1844; E. Viollet le Duc, Dictionnaire raisonné de l'architecture française du XIe au XIIe siècle, Parigi 1867; G. Carocci, Il mercato vecchio di Firenze, Firenze 1884; M. A. Boldi, Per i mercati coperti, Torino 1899; C. Sitte, l'art de bâtir les villes, Parigi 1902; Handbuch der Architektur, III, iv, Lipsia 1909; H. Ritter, in Wasmuths Lexikon der Baukunst, III, s. v. Markthallen, Berlino 1931 (con bibl.); V. Baltard, Les halles centrales de Paris, Parigi 1862; R. Mazzanti e E. Del Lungo, Raccolta delle migliori fabbriche di Firenze, Firenze 1876-82.