MERCURIO (Mercurius)
Mercurio è nella Roma della Republica un dio simile ad Hermes (v.) greco e al Turms etrusco, ma dai suoi inizî appare soprattutto come la divinità protetttice del commercio e dei negozianti. Secondo Livio (ii, 21, 7 e 27, 5-6-7) il tempio di M. fu dedicato ai primi tempi della Repubblica, l'anno stesso della morte dell'ultimo te di Roma esiliato a Cuma, 495 a. C., alle idi di maggio. Il dedicante (sempre secondo Livio), il centurione primipilo M. Letorio era incaricato di sorvegliare l'annona e di costituire un collegio di mercatores. Quest'episodio sembra legato alle lotte della plebe con i patrizî, ma la testimonianza di Livio è discutibile e il culto di M. non appare mai tipicamente plebeo come quello di Cerere. Il tempio però era fuori del pomerio, sull'Aventino, il colle della plebe, sopra l'area del Circo, la vallis Murcia nelle vicinanze della Porta Capena dove si trovava una fonte: di M., l'Aqua Mercurii (Ovid, Fasti, v, 669 ss.). Il culto di M. dipendeva dal ritus graecus e il dio figurava nel primo lettisternio del 399 associato con Nettuno; solo nel grande lettistemio del 217 M. appare in associazione con Cerere, la divinità padrona dell'annona. Forse fu introdotto a Roma su consiglio dei Libri Sibillini e sotto l'influenza dell'Etruria meridionale, e più precisamente del paese falisco. Poi verso la fine della Repubblica, M. sotto l'influenza greca e egiziana è divenuto un dio benefico. Per il volgo di Roma o della Campania, come lo mostrano tante piccole statuette del dio munito del caduceo e della borsa, M. era una divinità simile alla Fortuna, che portava il guadagno facile e la ricchezza, ma per i dotti, usi alle speculazioni filosofiche e religiose, era il dio capace di sistemare il mondo disturbato, la divinità che porta agli uomini con la pace e la prosperità i benefici della civiltà, eòn una assimilazione al Thoth egiziano-ellenistico. Cosi Ottaviano Augusto dopo le guerre civili fu rappresentato sotto la figura di Mercurio-Hermes.
Il materiale iconografico costituito dalle rappresentazioni figurate e quello etrusco con l'equivalente Turms, è ricco assai In Etruria queste rappresentazioni figurate sonò' ispirate' all'arte e alla mitologia dei Greci.
1. - Statuette di bronzo. Sono poco numerose nell'ambiente etrusco. Al Museo del Louvre è conservata una statuetta (altezza 11 cm) trovata a Vulci nel 1850: il dio porta il petaso alato, la clamide e tiene nella sinistra un caduceo. Un'altra statuetta conservata all'Ashmolean Museum di Oxford (altezza 22,5 cm) rappresenta un giovane che porta calzature alate. Secondo P. J. Riis questa figurina può provenire da Vulci, e potrebbe datarsi nel 470-460 a. C. Su un tripode di Vulci conservato al British Museum, figura la lotta di Thanatos e Eracle per Alcesti; Mercurio-Turms è presente sbarbato, con il petaso alato e calzature alate, alza la sinistra e nella destra tiene una grande spada. Questa rappresentazione si può datare al V sec. a. C. Fra bronzi arcaici conservati al British Museum figura un Hermes-Turms crioforo trovato a Civita Castellana. Questo tema ripreso dalla Magna Grecia è poco frequente in Etruria (H. B. Walters, Cat., p. 79, n. 555, tav. xiii; P. J. Riis, Tyrrhenica, 1941, p. 169). Fra i bronzi etruschi più recenti figura una statuetta rotta, trovata a Civita Castellana e conservata al British Museum, che doveva ornare il coperchio di una cista.
2. Statue di terracotta. - Mercurio-Turms figurava nel famoso gruppo di terracotta ritrovato a Veio ed ora al Museo di Villa Giulia. Questo gruppo che rappresentava la lotta di Aplu ed Eracle per il possesso d'una cerva sotto gli occhi di Mercurio-Turms, deve datarsi alla fine del VI sec. a. C., ed è attribuito all'artista etrusco Vulca, che aveva fatto la statua di terracotta di Giove, per il santuario capitolino a Roma.
A Falerii parecchi frammenti di terracotta rappresentano Mercurio-Turms: una testa di Turms con petaso, lo sguardo alzato verso il cielo, sembra datarsi nel IV o III sec. a. C. Intorno al tempio della contrada dei Sassi Caduti, tempio attribuito a Turms, sono stati ritrovati frammenti d'una figura di Mercurio-Turms, che costituiva l'acroterio centrale del tempio: questi pezzi, calzature alate, frammenti della clamide, sembrano datare anche al IV o III sec. a. C. Presso il tempio detto d'Apollo è stata trovata anche la parte anteriore di un'antefissa con una piccola figura di Mercurio-Turms.
3. Specchi etruschi. - Questo materiale ha fornito alcuni tipi iconografici del Mercurio-Turms.
Fra i principali episodi della mitologia in cui figura Turms si può citare (Mansuelli, in St. Etr., xvi, p. 74 ss.): il giudizio di Paride o episodi simili con Paride ed Elena. La consegna da parte di Turms a Leda dell'uovo da cui Elena è nata. Qualche volta Turms aiuta Perseo a uccidere la Medusa. Tinia, il Giove etrusco, rimette a Turms il bambino Phuphluns, l'equivalente etrusco di Dioniso. Turms appare anche accanto ad Eracle o ancora con altre divinità, Tinia, Menrva, Aplu, o con due guerrieri che sono forse i Dioscuri, o con Lase divinità etrusche alate.
Su questi specchi Turms non è sempre munito del caduceo, ma qualche volta d'un attributo simile, una lancia, una spada, una mazza.
4. Mercurio-Turms infernale. - Dai tempi arcaici per gli Etruschi Turms fu una divinità degli Inferi. Su una stele arcaica di Bologna Turms figura in atto di accogliere un defunto all'ingresso degli Inferi. Su un sarcofago di terracotta proveniente da Tarquinia, e conservato al museo di Firenze, figura un Turms infernale. Su una faccia due sposi defunti giocano al kòttabos, sull'altra Turms è sdraiato con un lungo caduceo nella sinistra, mentre una figura femminile, che può essere la Parca, è anche sdraiata svolgendo un volumen. D'altra parte sulle gemme etrusche Turms figura sempre come psychopompòs o in relazione con gli Inferi. Sulle gemme del V sec. a. C. Turms con petaso alato colpisce il suolo con il caduceo per l'evocazione dei morti, o ha il petaso sulla nuca e il caduceo nella destra, con la sinistra alza una figura umana, un eìdolon che tiene un ramo. Su un'altra gemma il dio porta via sul braccio sinistro un èidolon. Appare ancora vestito d'una clamide, con una bacchetta nella destra o con il petaso ma senza la bacchetta, e colloca sul corpo d'un cigno una testa umana. Su un'altra gemma M. estrae da un'urna una testa barbuta.
Sulle gemme italiche più tarde il tipo di Turms-Mercurio è ispirato dalle gemme etrusche più antiche: il dio vestito della clamide, con il caduceo nella mano, estrae dalla terra la parte superiore d'un corpo umano.
Questo aspetto del Turms-Mercurio deriva dalla funzione di psicopompo, non solo il dio guida le anime dei morti negli Inferi, ma è capace d'evocare i morti, e tiene il ruolo d'una divinità salvatrice.
5. Monete. - Su monete d'argento di Populonia del IV sec. a. C. figura Turms con petaso alato. Al III sec. a. C. la testa di Turms è riprodotta ancora su monete di bronzo di Populonia e di Peithesa.
Nell'ambiente propriamente romano il materiale iconografico riguardante M. in generale è assai tardo. Un tipo iconografico molto corrente appare sulle monete: la testa di M. figura sempre sul sestante, il dio è rappresentato con petaso, ma senza attributo come il caduceo.
Un denario di C. Mamilio Limetano (circa 84 a. C.) rappresenta la testa di M. con petaso alato e munito del caduceo; il rovescio con l'iscrizione c. mamil. limetan raffigura l'episodio del riconoscimento d Ulisse al suo ritorno a Itaca da parte dei suo cane Argo Quest episodio e riferito alle origini della gens Mamilia che pretendeva discendere da Telegono unò dei figli di Ulisse
Su un sesterzio di C. Antio Restione, arca 49-45 a. C., figura la testa di M. con petaso alato e munito del caduceo. Sesterzi di L. Papio Celso, membro della famiglia Papia originaria da Lanuvio, rappresentano la testa di M. con il petaso alato e il caduceo sulla spalla. Al rovescio figura sempre la lyra, che era diventata per M. un attributo, poiché in qualche mito, Hermes ne era detto l'inventore. Su un sesterzio della famiglia Sepullia del 44 a. C. figura anche la testa di M. con il petaso alato e al rovescio un caduceo alato. Un sesterzio di C. Vibio Pansa, console nel 43 a. C., rappresenta anche la testa di M. con il petaso alato e il caduceo, ai rovescio con il caduceo figura una tartaruga, questa rammenta un episodio mitico secondo il quale Hermes avrebbe inventato la lyra con il guscio d una tartaruga
Nel III sec. a. C. monete del Lazio o dell'Italia rappre sentano anche la testa di M.: monete d'argento d'Alba Fucente dell'inizio del III sec. a. C. portano la testa del dio con il petaso alato. Su una moneta di Signia dell'inizio del III sec. a. C. figura la testa di M. con il petaso alato e il caduceo. Una moneta di Frentum, nell'Italia centrale della metà del III sec. a. C. rappresenta anche la testa di M. con il petaso e il caduceo
6. Rilievi e pitture. - Su un altare circolare conservato ai Musei Vaticani, M. appare sacrificante con un personaggio femminile. Secondo il Samter, l'iscrizione incisa intorno all'altare permette di datare il monumento fra il 145 e il 103 a. C. nella seconda metà del II sec. a. C. Il personaggio di destra che tiene al di sopra dell'altare una patera è M. vestito della clamide con il caduceo nella sinistra. Il personaggio femminile che partecipa al sacrificio sembra essere una divinità, perché una donna mortale, una sacerdotessa avrebbe la testa velata com'era prescritto dal rito. Questa divinità non presenta alcuno degli attributi di Cerere o Fortuna, dee qualche volta associate con M.; è possibile che la divinità così rappresentata sia Maia, vecchia dea della fecondità, o Minerva (C.I.L., i, 804 e vi, 2221; E. Samter, in Röm. Mitt., viii, 1893, pp 222-225).
M. dio del profitto del negozio è associato con Fortuna, divinità della prosperità, su un affresco di Pompei conosciuto solo da una vecchia riproduzione. Fortuna tiene nella sinistra il timone posato su un globo e nella destra la cornucopia, M. vestito d'una tunica e della clamide corre con una borsa e il caduceo. A Pompei M. e Fortuna sono frequentemente rappresentati. Su un affresco della Via dell'Abbondanza M. figura con una borsa gonfia nella mano. Il dio, in atto di camminare, è vestito d'una tunica bianca e d un corto mantello violetto gettato sulle spalle; nella sinistra porta il caduceo e nella destra la borsa; è rappresentato sotto il pronao d'un tempietto di tipo italico costruito su un podio molto basso al quale si accede con una scala di sette gradini. M. appare come dio del profitto simboleggiato dalla borsa; il caduceo è simbolo di pace, come il timone e la cornucopia, che sono gli attributi della Fortuna, significano prosperità e abbondanza.
Ottaviano Augusto fu anche rappresentato sotto la figura di Mercurio-Hermes. Su un altare conservato al Museo Civico di Bologna, il dio appare vestito d'una tunica, con un caduceo nella sinistra e la borsa nella destra. Secondo il Lehmann-Hartleben ha i tratti di Ottaviano. Su un frammento di stucco della Farnesina la testa d'un busto di Mercurio-Hermes munito del caduceo ha anche i tratti d'Ottaviano Augusto ancora giovane. Una statua di Kleomenes conservata al Museo del Louvre sembra anch'essa rappresentare Ottaviano-Augusto sotto l'aspetto di Mercurio-Hermes Lògios. L'identificazione di Ottaviano-Augusto con Mercurio-Hermes è stata molto discussa (Kenneth Scott, Mercur-Augustus, in Hermes, lxiii, 1928, pp. 15-33; J. Chittenden, Hermes-Mercury. Dynasts and Emperors, in Numismatic Chronicle, 1945, pp 41-57), ma è sicuro, come appare secondo una ode di Orazio (Carm., I, 2, 25-52), che l'imperatore dopo la sua vittoria di Actium fu rappresentato sotto i tratti di M., forse come l'autore della pace e della prosperita ritrovate.
Monumenti considerati. - Statuetta di Vulci: A. De Ridder, Bronzes antiques du Louvre, i, n. 269, p. 57, tav. 24. Statuetta di Oxford: P. J. Riis, The Bronze Statuette of Uffington, in Journ. Rom. St., xxxvi, 1946, pp. 42-47, tav. vii. Tripode di Vulci: H. B. Walters, Cat. Bronzes Greek, Roman, Etruscan, Londra 1899, p. 86, n. 588. Bronzetti di Civita Castellana a Londra: id., op. cit., p. 105, n. 641. Gruppo fittile da Veio: G. Q: Giglioli, in Ant. Denkm., iii, pp. 53-66, tavv. 45-55. Testa da Falerii a Villa Giulia: A. Della Seta, Museo di Villa Giulia, p. 184, n. 7310, tav. xxxix. Frammenti fittili da Falerii a Villa Giulia: A. Andrén, Architectural Terracottas from Etrusco-Italic Temples, Lund-Lipsia 1939-40, p. 117; A. Della Seta, op. cit., p. 172, nn. 12,525. Antefissa da Falerii: id., op. cit., p. 193, n. 2707. Specchi etruschi: E. Gerhard, Etr. Sp., Berlino 1840-97, tavv. 182, 190, 195, 258, 293; v, tavv. 98, n. i; 105, n. 2; 134 con giudizio di Paride; v, tavv. 75, 76, 77, 100 con Turms, Leda; v, tav. 71 con Perseo e Medusa; v, tav. 338 con Tinia, Turms e Phuphluns; tavv. 127, 129, 130, 131, 140, 158, 338, n. 2; v, tav. 64 a, Turms ed Eracle; tavv 193, 258, n 2; v, tav. 134 Turms con lancia, v, tav. 101 Turms con spada; tav. 168 con mazza Stele di Bologna: A. Gremer, Bologne, Parigi 1922, pp. 428-429. Sarcofago fittile da Tarquinia a Firenze: L. A. Milani, Museo Arch. di Firenze, i, p 244; ii, tav. xcviii; P. Ducati Storia dell'arte etrusca, fig. 491, tav. 199. Gemme etrusche: A. Furtwängler, Gemmen, tav. xviii, fig. 55; tav. xvi, fig. 54, tav. xviii, fig. 12; tav. xix, figg. 41, 50; tav. xx, fig. 32, tav. xxi, figg. 64, 65, 66, 67, 69, 70, 71, 72. Monete di Populoma L. Sambon, Monnaies antiques d'Italie, i, Napoli 1863, p. 63, nn. 91 92, 93 del IV sec.; p. 68, nn. 115, 118, 128 ss. del III sec. Monete romane: E. Babelon, Monnaies de la république romaine, i, Parigi 1885, p. 36, n.55; p. 46, n. 18; p. 60, n. 44; p. 64, n. 53; p. 173, n. 6; p. 156, n. 5; ii, p. 284, nn. 5, 6, 7; p 441, nn. 11, 12; p. 547, n. 21. Monete di Alba Fucente: L. Sambon, op. cit., i; n. 160; di Signa: n. 164; di Frentum: n. 195. Affresco di Pompei: A. Baumeister, Denkmdler, i, Lipsia 1885, fig. 740. Altri affreschi pompeiani V. Spinazzola, Pompei alla luce degli scavi nuovi di Via dell'Abbondanza, p. 197; p. 156, fig. 193, p. 158; p. 166, figg. 206-207; p. 167, fig. 209; p. 207, figg. 237-239; p. 213, figg. 241-242; p. 251, fig. 281, p. 289, fig. 325, p. 441 fig. 497; p 593, fig. 644; Not. Scavi, 1912, p 179, fig. 3. Altare di Bologna: Lehmann-Hartleben, Ein Altar in Bologna, in Röm. Mitt., xliii, 1927, pp. 163-176; K. Scott, Mercury on the Bologna Altar, in Röm. Mitt., i, l, 1935, pp. 225-230, fig i, tav. xxv. Stucco della Farnesina: O. Brendel, Novus Mercurius, in Röm. Mitt., l, 1935, pp 231-259. Statua di Kleomcnes: O. Brendel, op. cit., p. 231 ss.
Bibl.: Steuding, in Roscher, II, 2, 1894-1897, cc. 2802-2831; G. Wissowa, Religion und Kultus der Römer, Monaco 1912; Heichelheim, in Pauly-Wissowa, XV, 1931, cc. 975-1016; F. Altheim, Griechische Götter im alten Rom, Giessen 1930; id., Römische Religniosgeschichte, Baden-Baden 1951.