meridie
Negli scritti volgari di D. la parola m. (cfr. il latino meridies) ricorre una sola volta col significato di " mezzogiorno ", mentre prevale la forma ' merigge ' (v.). In Cv II XIV 2 D. afferma: lo Cielo stellato ci mostra molte stelle: ché, secondo che li savi d'Egitto hanno veduto, infino a l'ultima stella che appare loro in meridie, mille ventidue corpora di stelle pongono, di cui io parlo. Questo numero di stelle egli ricava da Alfragano (Liber de aggregationibus XIX " sapientes probaverunt omnes stellas fixas... usque ad ultimum quod apparuit eis a parte meridiei... sunt 1022 "). 1022 sono tutte quelle stelle del cielo che i dotti d'Egitto hanno potuto studiare e misurare, perché visibili fino all'estremità meridionale (infino a l'ultima stella... in meridie) del terzo clima (v.): ossia alla latitudine geografica boreale di 27°1/2 (Alessandria). Per le occorrenze latine, cfr. Mn II VIII 5 e VE I VIII 9.