merlo
. La favola del m., che " teme molto lo freddo... e quando è mal tempo sta appiattato; e come ritorna lo bono tempo, esce fuora e par che faccia beffe di tutti li altri, come si finge che dicesse ne la faula di lui composta; cioè: Non ti temo, Domine, che uscito son del verno " (Buti), è accennata da Sapia nella rievocazione del suo peccato. Quando i suoi concittadini furono battuti a Colle Valdelsa, e si avverò quanto essa aveva ardentemente desiderato, sì grande fu la sua gioia da gridare a Dio: ‛‛ Omai più non ti temo! ' ', / come fé 'l merlo per poca bonaccia (Pg XIII 123).
È evidente che il richiamo alla favola, assai diffusa, vuol mettere in rilievo la stoltezza dell'affermazione, e costituisce quindi un segno di umiltà dell'anima penitente.