meschita
Ricorre solo in If VIII 70, in rima (per le varianti, v. Petrocchi, ad l.). il vocabolo, che in senso proprio vale " moschea ", indica per traslato, accettato da quasi tutti i commentatori antichi, gli alti edifici (Pietro: " meschitas idest ecclesias et templa et campanilia saracenico vocabulo... ") che il poeta scorge da lungi avvicinandosi alla città di Dite. Il fatto di aver designato col termine specifico del tempio musulmano quegli edifici e quei luoghi dell'inferno implica per D. ovviamente un'idea di empietà (tempio ove si sacrifica non a Dio, bensì al demonio).
Il termine, diffuso nel latino medievale, di origine araba, è giunto attraverso lo spagnolo mezquita; non manca qualche attestazione italiana posteriore all'apparire della Commedia, come ha documentato il Parodi (Lingua 282).