MESSENE (XXII, p. 951)
Lo scavo che il Servizio Archeologico Greco ha intrapreso dal 1957 ha messo in luce edifici della città ellenistico-romana molto importanti per la conoscenza della sua topografia, della sua vita pubblica e religiosa, ricostruita anche attraverso il numeroso materiale epigrafico tornato alla luce. Il centro della città era occupato da un grande cortile quadrato, porticato, scandito da colonne con capitelli corinzi fra le cui foglie di acanto sono delle nikai; al centro del cortile porticato era un tempio dorico, perittero; addossati al porticato, dal quale si accedeva nel cortile tramite due propilei, uno sul lato settentrionale e uno sul lato orientale, erano vari edifici tra i quali sono stati identificati un bouleuterion, un piccolo teatro, un tempio di Artemide il cui culto era curato dai vecchi di Oupisia (οὖπις è un epiteto della dea). In questo complesso architettonico (da identificare, forse, con un asklepieion) sono state rinvenute moltissime basi di statue, frammenti di sculture e iscrizioni; molto interesse hanno suscitato fra gli storici dell'arte greca i frammenti di scultura rinvenuti, nei quali si è cercato di trovare tracce dello stile di Damofonte, lo scultore nativo della città e ivi attivo nella prima metà del 2° secolo a. C.; forse un suo Apollo è riconoscibile in una testa maschile imberbe con gli occhi inseriti e un nastro metallico fra i capelli; altri frammenti dello stesso scultore sono forse un piede destro e un himation rinvenuti in un ambiente addossato al tempio di Artemide. Tra le altre sculture, notevole una statua di Apollo o Dioniso datata al 3° secolo a. Cristo.
Numerosissime le iscrizioni esplicative delle funzioni di certi edifici, e le dediche sui lati lunghi del tempio; un'iscrizione cita i restauri al porticato del cittadino romano N. Cesio Gallo. All'intemo del tempio di Artemide, sono state rinvenute le basi delle statue delle sacerdotesse: una di queste menziona Damofonte, figlio di Xenophilos, come autore di una statua: forse è un nipote del grande scultore.
Si sono rinvenute le statue mutilate (tutte senza testa) di sette sacerdotesse, che possono essere datate al periodo romano. Notevole, per le attività economiche della città, una fabbrica di tegoli ed embrici di tipo laconico. Tutto il materiale rinvenuto è esposto nel museo locale.
Bibl.: A. K. Orlandos, in Πρακτικά, 1957, pp. 121-25; 1958, pp. 177-83; 1959, pp. 172-73; 1960, pp. 210-27; pp. 99-112; 1963, pp. 122-29; 1964, pp. 96-101; N. D. Papachetzis, in Χαριστήριον εἰς Ορλάνδον, IV, 1967-68, pp. 363-65.