Messico
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di Pasquale Coppola
Stato dell'America settentrionale. Secondo stime del 2006 la popolazione del M. ammonterebbe a oltre 107 milioni di abitanti (erano ancora 97.483.000 al censimento del 2000); la densità ha superato in media i 53 ab./km2. Il cospicuo saldo naturale (oltre il 14‰) è la risultante di una natalità vicina al 20‰, cui si accompagna una mortalità di appena il 4,5‰, contenuta anche per l'esiguità dei contingenti di popolazione anziana (solo 7 messicani su 100 hanno oltre 60 anni, a fronte dei 30 che ne hanno meno di 15). In questo giovanissimo Paese, che ha ridotto ormai al 20‰ l'incidenza della mortalità infantile ed elevato la speranza di vita a 72 anni per gli uomini e a 77 per le donne, la mole notevole della popolazione dipendente rispetto a quella attiva ha creato gravi problemi al sistema della previdenza e dell'assistenza, inducendo lo Stato, dalla metà degli anni Novanta, a sperimentare forme di privatizzazione del settore gravide di conseguenze in termini di scompensi sociali.
Ad alleggerire la tensione demografica intervengono ormai da tempo forti flussi di emigrazione rivolti in particolare verso gli Stati Uniti, dove nel complesso si troverebbero circa 10 milioni di cittadini del M., oltre ad altri 16 milioni di statunitensi di origine messicana. Destinazioni elettive risultano gli Stati confinari (California, Arizona, New Mexico e Texas), dove confluiscono altre vaste schiere di migranti centro-americani, rendendo a volte i latinos elemento dominante e, in ogni caso, cruciali per il funzionamento di molti comparti economici. Parte significativa dei passaggi lungo la frontera M.-Stati Uniti, che segna di fatto il margine tra l'America opulenta e quella povera, è compiuta in clandestinità, alimentando un traffico illegale di uomini, i cui proventi sono valutati a inizio millennio in 40 miliardi di dollari. Per bloccare il fenomeno, il governo di Washington ha varato nel 2006 la costruzione di un muro che si svilupperà per circa un terzo dei 3200 km di tracciato confinario.
Sulla questione dei diritti delle minoranze indie (circa un quinto della popolazione), che interseca largamente il tema del controllo delle terre, si era già imperniato negli anni Novanta un ampio movimento popolare, che trovava la sua espressione armata nell'esercito zapatista, schierato nelle foreste dello Stato meridionale del Chiapas. Da questo territorio nel 2001 è partita per la capitale una pacifica e spettacolare marcia di popolo, che ha segnato l'avvio di una fase d'interlocuzione più aperta tra le autorità e il movimento. Una nuova legge sugli indios è stata così promulgata da V. Fox, primo presidente - dopo oltre 70 anni - estraneo al Partido Revolucionario Institucional; ma l'iniziativa non ha soddisfatto le istanze degli amerindi sulla proprietà delle terre e delle risorse naturali. In prossimità dell'insediamento del suo successore F. Calderón, sul finire del 2006, si sono dunque riproposte a Città di Messico grandi manifestazioni di piazza per invocare l'accesso alle terre delle masse diseredate, mentre l'esercito è stato inviato a contenere i moti scoppiati nello Stato di Oaxaca, dove la capitale è stata occupata per vari mesi dai rivoltosi che esigevano le dimissioni del locale governatore, accusato di corruzione.
Il persistente inurbamento di contingenti rurali continua a sommarsi con la crescita naturale nel rigonfiamento degli spazi cittadini. Ormai la stima della popolazione urbana si approssima al 78% e il numero dei centri con oltre mezzo milione di residenti sta rapidamente passando la ventina. Tra questi, si annovera una mezza dozzina di agglomerazioni milionarie: corrispondono ai tradizionali focolai di addensamento del nucleo centro-settentrionale del M. degli altipiani: Guadalajara e Monterrey, entrambe con oltre 3 milioni di ab., Puebla (oltre 2) e León (1.235.000); e ai nodi fondamentali di giunzione con il territorio statunitense: Tijuana, di fronte a San Diego (California), e Ciudad Juárez, in corrispondenza di El Paso (New Mexico), ambedue con oltre il milione di residenti. La rete urbana è di gran lunga dominata da Città di Messico, che al 2000 contava nei limiti del Distretto Federale 8.605.000 ab., ma che nei più ampi confini dell'area metropolitana ne annoverava circa 18 milioni, collocandosi tra le maggiori megalopoli della Terra. Questo agglomerato ha forti connotati di cosmopolitismo, ma costituisce soprattutto uno spaccato delle genti latino-americane, dato che tra i suoi abitanti figurano almeno 2 milioni di individui provenienti da altre regioni del Centro e del Sud delle Americhe. Nonostante l'intenso utilizzo di una rete metropolitana estesa per oltre 200 km e varie misure assunte negli ultimi decenni per contenere il movimento degli autoveicoli, il traffico della megalopoli resta assai intenso e, insieme con le emissioni delle decine di migliaia di fabbriche, genera un inquinamento dell'aria giudicato tra i maggiori al mondo. In effetti, la struttura morfologica della Valle del Messico, circondata da alte barriere montuose, non agevola la circolazione dell'aria e l'attenuazione dei livelli particolarmente pericolosi di ozono e di monossido di carbonio.
Il PIL pro capite era valutato nel 2004 poco al di sopra dei 6000 dollari, pari ad appena un sesto del reddito medio nei vicini Stati Uniti, ma abbastanza alto rispetto a quelli dei Paesi latino-americani. Vi è, peraltro, un persistente contrasto tra la ricchezza delle regioni centro-settentrionali, meglio dotate in termini di infrastrutture e di attività industriali e terziarie, e quelle meridionali, per lo più agricole e forestali. Ancor più marcati sono gli squilibri nella distribuzione sociale delle risorse, dato che il 40% della popolazione si colloca sotto il livello di povertà e che sarebbero addirittura 25 milioni coloro che dispongono di meno di un dollaro al giorno. La crescita del PIL messicano, stimata in tempi recenti intorno al 3% annuo, ha ricevuto impulso dalla politica di apertura internazionale, implementata dagli anni Novanta con la sottoscrizione dell'accordo di libero mercato (NAFTA, North American Free Trade Agreement) con gli Stati Uniti e Canada (1994) e con ampi programmi di privatizzazione dei comparti dell'energia e dei servizi (in primo luogo, telecomunicazioni e trasporti). Se l'immissione su larga scala del capitale privato ha comportato di frequente efficaci potenziamenti e innovazioni, in taluni rami di delicato interesse sociale (come la distribuzione dell'acqua) essa ha suscitato forti tensioni, specie per l'introduzione di tariffe di mercato insostenibili per contesti di estrema miseria. La struttura dell'economia resta improntata a una diffusa mescolanza di attività moderne e di pratiche produttive arretrate, con una rilevante quota di sostentamento (il 40%) attinta tuttora al dominio dell'informale. In effetti, benché il livello ufficiale della disoccupazione sia stimato al 4% appena, l'esistenza di una fascia di sotto-occupati pari al 25% dei lavoratori indica la vastità delle sacche deboli nell'impalco economico.
Il settore agricolo, pur fornendo appena il 4% del PIL, occupa ancora un 18% degli attivi: indice evidente del peso che vi rivestono colture e metodi tradizionali. I terreni coltivati non superano il 13% della superficie totale e tra questi gli spazi irrigui, che sono destinati a moderne colture ortofrutticole (agrumi soprattutto), occupano solo 62.000 ha; gli altipiani restano il regno del mais e dei fagioli, basi dell'alimentazione contadina, e degli allevamenti bovini (grandi aziende del Nord), mentre i versanti montuosi, che registranotassi diversi di umidità, forniscono buoni raccolti di caffè, canna da zucchero e cacao. Le colture del papavero da oppio, estese su oltre 3000 ha, consentono al M. di essere annoverati tra i principali fornitori di droga del vicino mercato statunitense.
I diversi rami dell'industria sostanziano per un 26% il PIL e per due punti meno l'occupazione: sono ben rappresentati l'alimentare, la metallurgia, la meccanica, le costruzioni automobilistiche, con valide punte di eccellenza, tanto che oltre un quinto dell'export è oggi formato da beni ad alta tecnologia. I maggiori distretti produttivi s'incontrano nella Valle del Messico, e in coincidenza con le altre grandi aree urbane; ma ulteriori vasti aggregati di fabbriche sorgono in prossimità del confine con gli Stati Uniti. In questa particolare localizzazione operano circa 4000 aziende maquilladoras, a capitale statunitense oppure misto, concentrate nei rami tessile, elettrico, elettronico e automobilistico, le quali operano per lo più assemblaggi di parti importate, sfruttando il basso costo della mano d'opera locale e il regime fiscale favorevole alla riesportazione. Queste imprese vanno espandendo la mole degli occupati, ma reagiscono alla massiccia concorrenza cinese comprimendo i salari reali. A sostegno dello slancio produttivo sta una sostanziosa base energetica, assicurata per un quinto dalle fonti idroelettriche, ma prima di tutto da un notevole patrimonio di campi petroliferi distribuiti su largo raggio lungo il Golfo del Messico: il Paese, con i suoi 170 milioni di t annui, è ormai sesto al mondo per questa fonte di energia. Il sottosuolo fornisce anche altre importanti risorse minerarie, quali, in primo luogo, argento (3000 t annue, in testa nella graduatoria mondiale) e piombo. Nel settore terziario opera il 58% degli occupati, che produce il 70% del PIL. È in buona misura un comparto che assorbe molte attività precarie e creative, ma annovera pure componenti d'avanguardia, se si considera che Città di Messico è la principale piazza finanziaria dell'America Latina ed è anche la base operativa di una fitta rete di scambi internazionali. Molti investimenti pubblici e privati si sono rivolti appunto a potenziare questo settore, in particolare la trama di connessioni tra le diverse parti di un vasto territorio talora molto 'slabbrato': non a caso, uno dei più impegnativi piani governativi è quello delle 3P (Plan Puebla-Panama), destinato a legare con una dorsale autostradale il cuore del Paese con le regioni meno sviluppate del Sud e con l'intera America Centrale. Punta di eccellenza del terziario è l'economia del turismo che presenta saldi attivi nell'ordine dei 2 miliardi di dollari: oltre 20 milioni di visitatori, che provengono al 90% dalla ricca America Settentrionale, si riversano nelle stazioni balneari (Cancún e Acapulco), nei centri storici della colonizzazione ispanica e nelle località archeologiche. Le potenzialità e i limiti del poderoso slancio economico in corso possono, infine essere sintetizzati da alcune cifre del commercio estero: si constata che in un decennio dall'adesione al NAFTA il volume degli scambi con Stati Uniti e Canada si è triplicato; ma si osserva pure che gli USA da soli alimentano l'81% delle importazioni e assorbono l'89% delle esportazioni, legando in modo quasi esclusivo - e di fatto dipendente - le relazioni economiche messicane alle sorti e alle direttive della prima potenza del continente.
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Politica economica e finanziaria
di Giulia Nunziante
Nel corso degli anni Novanta del 20° sec. e dei primi del 21°, il M., da economia industriale in declino e ripiegata essenzialmente sul mercato interno, si è convertito in economia di servizi aperta alla concorrenza internazionale. La forte espansione della produzione interna, protrattasi fino al 2000, è seguita da un triennio di crescita molto contenuta, attribuibile a una situazione congiunturale non favorevole (legata principalmente al rallentamento dell'economia statunitense e alla mancata adozione di tempestive manovre correttive), e da un altro triennio di sensibile ripresa. Nei primi anni del Duemila l'azione del governo è stata indirizzata a modernizzare il sistema finanziario, migliorare la qualità della spesa pubblica e la sostenibilità delle finanze dello Stato, e infine contenere l'inflazione e stabilizzare il cambio.
La ristrutturazione del mercato finanziario si è tradotta nell'uscita di scena delle banche pubbliche e nella vendita delle partecipazioni che lo Stato deteneva in molti istituti di credito privati. Per incrementare il ricorso al credito bancario e favorire l'accesso da parte delle imprese al mercato dei capitali, sono state emanate disposizioni a protezione dei diritti dei creditori e degli azionisti di minoranza. La stabilità del sistema finanziario è stata perseguita mediante misure volte a promuovere una più attenta vigilanza sugli istituti di credito. Si è cercato inoltre di favorire lo sviluppo di intermediari finanziari non bancari. Per garantire le disponibilità finanziarie necessarie allo sviluppo del settore primario, è stato infine costituito un istituto dedicato all'erogazione del credito ai produttori rurali.
L'obiettivo del rigore fiscale ha rappresentato un altro elemento costante della politica economica. Si è tentato di correggere le numerose debolezze di natura strutturale del sistema tributario che negli anni Novanta aveva manifestato una forte dipendenza dall'andamento del prezzo del petrolio. Infatti si erano susseguiti anni, come il 1998, in cui a causa dell'abbattimento delle entrate del greggio lo Stato aveva dovuto procedere a una drastica riduzione delle spese, e altri, come il 1999, in cui la spesa pubblica era stata aumentata grazie ai maggiori introiti legati al petrolio. Per rafforzare la credibilità delle autorità di governo presso gli investitori nazionali e internazionali e combattere tale peculiare instabilità nella spesa pubblica di breve periodo, il governo ha costituito nel 2000 un fondo di riserva. Inoltre, con l'intento di rendere più credibili gli orientamenti di lungo periodo della politica economica, si è adoperato per varare programmi nazionali pluriennali di finanziamento allo sviluppo. La qualità e la sostenibilità della finanza pubblica sono state perseguite facendo appello alla responsabilità degli enti locali, ai quali è stato assegnato il compito di svolgere, ultimato il lento processo di decentramento fiscale, un ruolo determinante. Un altro tentativo di intervento ha riguardato la definizione del quadro legale e regolamentare del servizio pubblico, per assicurare alle famiglie e alle imprese un miglioramento qualitativo delle loro prestazioni.
Allo scopo di promuovere lo sviluppo imprenditoriale si è cercato di alleggerire il peso delle pratiche burocratiche e di accelerare l'iter per la costituzione oppure la cessazione delle attività d'impresa. Sono stati inoltre incoraggiati gli investimenti in infrastrutture destinate a contribuire allo sviluppo, ad aumentare la competitività del tessuto imprenditoriale nonché ad accrescere la produttività. L'accesso ai finanziamenti agevolati è stato riservato principalmente agli operatori dei settori secondario, primario e del commercio estero. Particolare sostegno finanziario è stato garantito alle microimprese e alle piccole e medie aziende in grado di competere sul mercato e di promuovere lo sviluppo tecnologico. Nel settore energetico, il governo si è dato gli obiettivi di rendere più efficienti i produttori pubblici e di promuovere l'ingresso di nuovi operatori privati nel settore della produzione di gas e di energia elettrica, pur confermando il monopolio dello Stato nella distribuzione. Al fine di ridurre i costi di produzione è stata favorita, a partire dal 2005, la partecipazione delle imprese private ai progetti di investimento, e si è tentato di promuovere una maggiore efficienza nel funzionamento e nella gestione delle imprese parastatali. La riforma del settore delle telecomunicazioni, avviata nel 2002, è stata ispirata dalla volontà di aumentare la copertura, migliorare la qualità del servizio e ridurne i costi, promuovere la concorrenza, come pure incoraggiare l'utilizzazione e la diffusione delle nuove tecnologie e dei nuovi servizi; è rimasta tuttavia limitata l'apertura del mercato a gestori privati.
Sul mercato del lavoro, ai primi timidi interventi che sono stati realizzati nel 2002 in accordo con le imprese e i sindacati sono seguiti negli anni successivi misure volte ad assicurare maggiore flessibilità e incrementare la produttività e l'occupazione. La politica monetaria è stata messa al servizio del contenimento delle pressioni inflazionistiche e del recupero della fiducia degli investitori nazionali e internazionali. I costi connessi con un incremento non controllato del livello dei prezzi - quali la dispersione del risparmio nazionale, la riduzione dell'orizzonte temporale degli investimenti e la mancata redistribuzione del reddito - sono, infatti, sempre stati considerati troppo elevati dalle autorità. Dopo la crisi del peso della metà degli anni Novanta e l'ingresso della valuta nazionale in un sistema di cambi flessibile, a partire dal 1998 il governo si è impegnato per stabilizzare il suo valore e rendere la moneta messicana una valuta forte e considerata di riferimento per gli investitori dell'area.
Storia
di Paola Salvatori