MESSICO
(XXII, p. 958; App. I, p. 836; II, II, p. 288; III, II, p. 64; IV, II, p. 432)
Popolazione. - Al censimento del 1980 la popolazione del M. era di 66.846.833 ab., salita a 81.140.922 ab. all'ultimo censimento del 1990, corrispondenti a una densità media di 41 ab./km2. L'incremento demografico risulta elevato (1,6% l'anno nel 1985-90) ma tende a decrescere, seppure lentamente, insieme al tasso di natalità (31,5ı nel 1990 contro 35,8ı nel 1978); il tasso di mortalità si mantiene basso (5,3ı nel 1990), e ciò è spiegabile considerando che la popolazione è formata soprattutto da classi giovani (circa la metà ha meno di 18 anni). L'incremento demografico è regionalmente differenziato, poiché al movimento naturale della popolazione si sono aggiunte notevoli migrazioni interne, che si sono dirette soprattutto verso le aree urbane e nelle località di recente sviluppo, come in quelle frontaliere con gli Stati Uniti. Con questo paese, infatti, si svolgono intensi movimenti sia stagionali che quotidiani, in quanto le possibilità occupazionali negli USA sono notevolmente più elevate e il confine è attraversato anche da un consistente numero di clandestini. Movimento naturale e flussi migratori determinano un continuo incremento della concentrazione demografica: le regioni più densamente popolate sono anche quelle nelle quali è maggiore il tasso di accrescimento. Un caso del tutto eccezionale è rappresentato dalla capitale, Città di Messico, che con i suoi 13,6 milioni di ab. rappresenta la maggior area urbanizzata del mondo.
Attraverso l'incontrollato insediamento abusivo l'immensa periferia della capitale sta occupando la grande valle al cui centro nacque la città, formando un'indifferenziata conurbazione dove si aggravano i problemi igienici e ambientali. Si stima che annualmente vengano urbanizzati circa 100 km2 di spazio agricolo. L'elevato tasso d'inquinamento sia atmosferico che idrico di Città di Messico è attribuibile soprattutto all'elevato insediamento industriale localizzato dentro e fuori l'area metropolitana (industrie siderurgiche, meccaniche, automobilistiche e chimiche con una produzione che è circa la metà di quella dell'intero paese) e al traffico urbano (si calcola che nella capitale circolino giornalmente più di 3 milioni di autoveicoli).
In M. si sta operando per ridurre il numero degli analfabeti, da sempre un problema nella realtà sociale e che ha incidenze economiche non trascurabili. Nel 1990 il numero degli analfabeti era pari al 12,7% della popolazione adulta (10,5% uomini, 14,9% donne), ma nel 1960 superava ancora il 30%.
Condizioni economiche. − Dalla metà degli anni Settanta la crescita dell'economia messicana è legata pressoché esclusivamente all'espansione delle attività di estrazione e di lavorazione del petrolio: il M., che è il maggior produttore di greggio dell'America latina, nel corso degli anni Ottanta, con una produzione oscillante attorno ai 130 milioni di t l'anno, è stato il quarto produttore mondiale (in alcuni periodi questa posizione è stata contesa dalla Cina). Nel 1992 le riserve accertate erano superiori ai 7 miliardi di t che, al ritmo attuale di sfruttamento dei giacimenti, assicurano al paese 50 anni circa di produzione petrolifera. I due terzi delle merci esportate sono costituite da petrolio, diretto soprattutto verso gli Stati Uniti, i quali così si trovano ad avere un ruolo chiave nell'economia del paese. Stime della Banca Mondiale attribuivano al paese un reddito pro capite di poco inferiore ai 3000 dollari (1991; Italia 18.500, USA 22.500): tra il 1980 e il 1991 il PNL si è mediamente incrementato − in termini reali − dell'1,5% (Italia 2,4%; USA 3,1%). Lo squilibrio determinato dall'eccessivo peso del petrolio ha però creato gravi difficoltà: per finanziare lo sviluppo e a causa della crescita dei consumi interni, il M. si è indebitato verso l'estero (per l'80% verso banche private e agenzie pubbliche degli Stati Uniti), quando la crescita dell'industria petrolifera garantiva questi prestiti. L'indebitamento è divenuto un pesante fardello dal 1982, allorché si è verificata una caduta dei prezzi del petrolio: solo in quell'anno sono andati perduti circa un milione di posti di lavoro. Si calcola che disoccupati e sottoccupati siano oltre il 50% della popolazione attiva (1989). L'inflazione si è notevolmente elevata negli anni Ottanta, superando anche il 50% annuo. Per le difficoltà connesse con la restituzione dei prestiti ottenuti, il M. si trova costretto a rinegoziare periodicamente il suo debito estero: si calcola che nel 1987 il 94,7% delle esportazioni sia servito per restituire prestiti o pagare interessi del debito estero, che assommava nel 1992 a poco meno di 100 miliardi di dollari statunitensi. L'industria petrolifera di stato, la PEMEX, è la maggiore impresa del paese, con circa 100.000 addetti. La flessione dei prezzi del petrolio verificatasi nei primi mesi del 1986 ridusse i proventi delle sue esportazioni del 58%. Insieme alla petrolchimica, nonostante la riduzione recente del ritmo di crescita, il settore petrolifero rimane quello trainante dell'economia messicana, trascinando la produzione industriale. Questa, che era salita dell'8% tra il 1977 e il 1980, ebbe un decremento negli anni successivi, per tornare a registrare ulteriori aumenti tra il 1984 e il 1990 (media annua 1980-90 p1%). La PEMEX ha in programma un notevole potenziamento della petrolchimica di base da portare a termine nel corso dei primi anni Novanta; il piano energetico messicano prevede di mantenere l'autosufficienza energetica sino all'anno 2000.
Il M. continua a essere un paese prevalentemente agricolo, considerando che un quinto della forza lavoro è impiegato nell'agricoltura, contro il 50% del 1965. Il settore primario partecipava con il 12% alla formazione del prodotto interno lordo nel 1970, ma solo con il 9% nel 1990. La produzione è costantemente aumentata negli ultimi decenni, sia per la messa a coltura di nuove terre sia per la maggiore diffusione dell'irrigazione e della meccanizzazione, tanto che la produzione agricolo-alimentare è cresciuta più rapidamente dell'incremento demografico raggiungendo una maggiore disponibilità pro capite. Tra il 1960 e il 1990 sono stati messi a coltura 5-6 milioni di ha prima inutilizzati. Tuttavia il problema alimentare, che è in gran parte caratterizzato dalla malnutrizione (carenze proteiche), rimane ancora oggi grave soprattutto nelle periferie urbane come a Città di Messico dove, per la grande incidenza della disoccupazione e della sottoccupazione, una parte elevata della popolazione si trova ai limiti della sopravvivenza. Nel settore agricolo è ancora diffusissima la produzione di sussistenza, con la proprietà parcellizzata in grado di scambiare solo una modesta quantità di prodotti.
Per quanto riguarda le produzioni detiene il primato assoluto il mais (135 milioni di q nel 1991), che insieme a frumento (41 milioni di q), fagioli (15 milioni di q) e riso (3,5 milioni di q) costituisce la base alimentare della maggioranza della popolazione. Il consumo di carne è ancora modesto, e i grandi allevatori preferiscono, considerando le scarse capacità di acquisto della popolazione, i mercati statunitensi. Nell'arco degli ultimi venti anni anche la produzione agricola indirizzata alla trasformazione e all'esportazione è notevolmente cresciuta, in alcuni casi si è raddoppiata come per la canna da zucchero o il caffè (3 milioni di q nel 1991), che è in testa alle esportazioni del settore. La pesca si mantiene stabile (1,4 milioni di t di pescato nel 1991), ma non mancano i presupposti per un migliore sfruttamento delle acque oceaniche.
La struttura industriale del M. moderno si è sviluppata in seguito agli investimenti del capitale straniero e ai crediti internazionali. Accanto alla produzione del petrolio e di gas naturale, concentrata nel Golfo del Messico, dove si estrae anche dalla piattaforma sottomarina, si è incrementata l'estrazione (in media del 3% l'anno fra il 1970 e il 1980) di 40 differenti minerali. Il M. ha il primato nella produzione di argento, la cui esportazione è notevolmente cresciuta dopo l'apertura della miniera di argento più grande del mondo a Real de Angeles nello stato di Zacatecas: la produzione è aumentata da 1550 t del 1982 a 2346 t del 1990. Inoltre il M. è fra i maggiori produttori di antimonio, cadmio, mercurio e zinco. La prima miniera di fosfati è entrata in produzione all'inizio degli anni Ottanta, e nello stesso periodo è cominciata l'estrazione di uranio a Los Amoles nello stato di Sonora. L'apparato produttivo industriale è oggi molto articolato: dopo la nazionalizzazione degli anni Cinquanta, che interessò soprattutto il settore minerario e la produzione di energia elettrica, gli investimenti anche stranieri si sono indirizzati verso la chimica, l'impiantistica, verso le fabbriche di motori e di macchinari elettrici, con stabilimenti concentrati nella fascia centrale (Città di Messico) e nelle aree settentrionali. Dagli anni Settanta si è varato un programma d'industrializzazione della zona di frontiera con gli Stati Uniti con la creazione delle maquiladoras, industrie manufatturiere che lavorano semilavorati provenienti dagli Stati Uniti, dove viene poi esportata la produzione che risulta concorrenziale per gli sgravi fiscali e per il basso costo della manodopera. Questo tipo d'impresa recentemente si è andata diffondendo anche in aree lontane dal confine. Il turismo, settore in crescita con una forte partecipazione di capitale statunitense e giapponese, rappresenta un'attività portante dell'economia, con entrate seconde solo a quelle provenienti dall'esportazione del petrolio. Nel 1990, 6,6 milioni di visitatori, di cui oltre l'88% provenienti dagli Stati Uniti e dal Canada, sono entrati in Messico.
Bibl.: Mexico: State, economy and social conflict, a cura di N. Hamilton e T.F. Harding, Londra 1986; G.W. Grayson, Oil and Mexican foreign policy, Pittsburgh 1988; U. Castañeda, Mexico: cuarenta años de acción estatal sobre el territorio, in Estudios territoriales, 30 (1989), pp. 141-52; S. Denzler, Interne und externe Faktoren der Verschuldung Mexicos, in Geographica helvetica, 45/1 (1990), pp. 14-20; L.A. Herzog, Cross-national urban structure in the era of global cities: the US-Mexico Transfrontier metropolis, in Urban studies, 28/4 (1991), pp. 519-33; L. Moreno, The linkage between population and economic growth in Mexico: a new policy proposal?, in Latin American research review, 26/3 (1991), pp. 159-70.
Politica economica e finanziaria. - Il triennio 1979-81 è stato caratterizzato da una rapida crescita economica e da un progressivo deterioramento della bilancia dei pagamenti, il cui disavanzo è stato finanziato tramite un massiccio ricorso all'indebitamento. In particolare, il debito estero è passato in questo periodo da 43 a 78 miliardi di dollari. Inoltre, a causa della crescente sfiducia degli operatori, si sono progressivamente verificate ingenti fughe di capitali che hanno aggravato le già precarie condizioni dei conti con l'estero.
Nel 1982 è iniziato un periodo di profonda crisi economica e finanziaria. Nell'agosto, a causa della concomitanza di politiche economiche inadeguate e di condizioni esterne sfavorevoli, collegate alla recessione in atto nei paesi industriali e all'aumento dei tassi d'interesse internazionali, il paese è incorso in problemi di liquidità che hanno portato alla sospensione dei pagamenti relativi al servizio del debito estero. In particolare, il rapporto tra pagamenti per interessi sul debito estero e le esportazioni è passato da circa il 16% a circa il 22% tra il 1981 e il 1982. A seguito di questa crisi, è stato messo in moto un meccanismo cooperativo nel quale il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha giocato un ruolo determinante. In particolare, è stato negoziato un complesso pacchetto finanziario che comprendeva l'adozione di un programma di risanamento da parte del paese, la ridefinizione delle scadenze dei debiti dovuti ai creditori pubblici e privati e l'erogazione di nuovi prestiti da parte delle banche commerciali. Gli obiettivi principali del programma di risanamento concordato con il FMI riguardavano la riduzione del disavanzo pubblico, che veniva considerato la causa principale del deterioramento dei conti con l'estero e dell'accelerazione dell'inflazione, il deprezzamento del tasso di cambio e l'adozione di politiche monetarie restrittive. A seguito delle misure prese, il disavanzo pubblico è sceso dal 15 al 7% del PIL tra il 1982 e il 1984. Risultati positivi sono stati raggiunti anche per quanto riguarda la bilancia delle partite correnti che è stata portata nello stesso periodo da una posizione di disavanzo a una di surplus. Il tasso d'inflazione si è invece mantenuto su livelli elevati.
Nella prima parte del 1985 si è avuto un allentamento degli sforzi di risanamento e un nuovo aumento del disavanzo pubblico. A causa del vivace andamento della domanda interna e dell'apprezzamento in termini reali del tasso di cambio, si è inoltre verificato un peggioramento della bilancia delle partite correnti. Verso la metà dell'anno si è tuttavia avuto un riorientamento delle politiche economiche comprendente un forte deprezzamento del cambio, l'adozione di misure per risanare il bilancio pubblico e una stretta creditizia. La situazione si è tuttavia aggravata nuovamente nella seconda metà del 1985 a seguito del violento terremoto che ha colpito Città di Messico e del crollo dei prezzi del petrolio che ha determinato sia un calo delle entrate pubbliche sia una flessione in valore delle esportazioni. Pertan to, nel 1986 il disavanzo pubblico si è dilatato fortemente, raggiungendo il 13% del PIL. Su questo andamento ha influito anche l'aumento del tasso d'inflazione che ha causato la lievitazione della spesa per interessi sul debito pubblico. Malgrado lo sviluppo delle esportazioni non petrolifere e la compressione in volume delle importazioni, la bilancia dei pagamenti ha registrato un passivo di 1,7 miliardi di dollari.
A seguito del deterioramento della situazione economica, nel luglio 1986 il M. ha adottato un nuovo programma di risanamento concordato con il FMI. Oltre alla riduzione del disavanzo pubblico, questo programma prevedeva misure per liberalizzare le importazioni al fine di esporre maggiormente l'economia alla concorrenza internazionale e di migliorare l'allocazione delle risorse. Risultati positivi sono stati conseguiti sul fronte dei conti con l'estero che venivano riportati in attivo nel 1987. Il tasso d'inflazione è tuttavia ulteriormente accelerato, raggiungendo il 132%. Si è inoltre avuta una modesta ripresa economica, ma il reddito nazionale è rimasto inferiore a quello del 1981.
Gli sforzi di risanamento perseguiti hanno consentito al M. risultati positivi a partire dalla fine degli anni Ottanta. Le misure adottate comprendono l'eliminazione dei sussidi a favore delle imprese e dei consumatori, un'ampia deregolamentazione dei prezzi e l'adozione di un vasto programma di privatizzazioni. La politica monetaria si è mantenuta restrittiva. Queste misure hanno portato all'eliminazione del disavanzo pubblico e all'abbassamento del tasso di inflazione su livelli di poco superiori al 20%. Le migliorate prospettive economiche hanno altresì riaperto l'accesso del paese ai mercati finanziari internazionali e favorito il parziale rientro dei capitali fuggiti all'estero all'inizio degli anni Ottanta. Il reddito nazionale è cresciuto di oltre il 3% annuo nel triennio 1990-92. I risultati più preoccupanti riguardano i conti con l'estero, con un disavanzo corrente che nel 1991 ha superato i 13 miliardi di dollari USA e nel primo semestre del 1992 aveva già raggiunto 5,5 miliardi. Questo ampio disavanzo nei conti con l'estero è dovuto in parte a un boom dei consumi e in parte a una considerevole espansione delle importazioni messicane di beni strumentali.
Negli ultimi anni il M. si è impegnato lungo la via di una progressiva apertura dell'economia nei confronti dell'estero e di un ampio processo di privatizzazioni. Nel 1987, il M. è entrato a far parte del GATT e, da allora, ha abbassato la sua tariffa media sulle importazioni dal 45% al 9% circa. Il M. è attualmente impegnato nel tentativo di promuovere un processo di sviluppo basato sulle esportazioni. È in questo quadro che si colloca la creazione nel 1992 di un'area di libero scambio con gli Stati Uniti e il Canada, il North American Free Trade Agreement (NAFTA) nel tentativo di ampliare gli interscambi commerciali con gli stati nordamericani più ricchi e di attrarre i capitali necessari al finanziamento della crescita dell'economia messicana.
Storia. - Nelle consultazioni del luglio 1976 il virtuale monopolio del potere da parte del Partido Revolucionario Institucional (PRI) fu ulteriormente sottolineato dall'incontrastata elezione di J. Lopez Portillo alla presidenza della Repubblica: dissidi interni alla tradizionale opposizione conservatrice, rappresentata dal Partido de Acción Nacional (PAN), d'ispirazione cattolica, avevano infatti impedito a quest'ultimo di presentare un proprio candidato, mentre nelle contemporanee elezioni per il Congresso bicamerale (formato da una Camera dei deputati, eletta ogni tre anni, e da un Senato, eletto ogni sei) il PRI aveva, come di consueto, conquistato la quasi totalità dei seggi.
Grazie anche al sistema elettorale maggioritario uninominale, il PRI aveva sempre espresso, fin dalla sua fondazione avvenuta nel 1929, oltre a tutti i presidenti della Repubblica e ai governatori dei singoli stati (eletti, come i primi, a suffragio diretto ogni sei anni), quasi tutti i membri del Congresso e delle assemblee legislative degli stati, elette ogni tre anni, e la stragrande maggioranza delle amministrazioni locali, costituendo di fatto un regime a partito unico, che al sostanziale autoritarismo aveva affiancato una notevole stabilità. In base alla costituzione del 1917, era netta la preponderanza dei capi dell'esecutivo (presidente, governatori, sindaci) sulle rispettive assemblee elettive (Congresso, Camere degli stati, Consigli comunali), ma il rispetto della clausola di non rieleggibilità nella stessa carica limitava il consolidamento del potere personale e i connessi conflitti fra i leaders del partito, contribuendo alla stabilità di quest'ultimo. Allo strapotere del PRI nel sistema politico si accompagnava una sua accentuata presenza nell'apparato statale, nella magistratura e nella stessa società civile (mediante sindacati, associazioni professionali e organizzazioni di massa a esso legate): non era dunque difficile per il partito di regime influire sull'esito delle consultazioni popolari, per lo più caratterizzate da una modesta affluenza alle urne, indubbiamente anche attraverso la manipolazione dei risultati elettorali.
Fu proprio Lopez Portillo, comunque, ad avviare un parziale processo di liberalizzazione, consentendo, con la nuova Ley federal de organizaciones politicas y procesos electorales varata il 30 dicembre 1977, sia la legalizzazione di vari partiti (anche di sinistra), purché ottenessero almeno l'1,5% dei suffragi nazionali, sia una prima correzione del sistema elettorale: nella Camera dei deputati furono infatti introdotti 100 seggi (su 400) assegnati con criterio proporzionale, in modo da permettere una rappresentanza anche alle forze politiche diverse dal PRI (come in effetti si verificò a partire dalle elezioni del 1979).
Sul piano economico, Lopez Portillo cercò di promuovere lo sviluppo del M., soprattutto mediante lo sfruttamento dei nuovi ricchi giacimenti di idrocarburi scoperti negli anni Settanta, e condusse una politica di accentuato indebitamento con l'estero, contando sia sulla lievitazione dei prezzi petroliferi sia sui bassi tassi d'interesse dell'epoca. La seconda metà degli anni Settanta vide in effetti un'accelerazione della crescita produttiva, trainata dalle esportazioni e dagli investimenti interni; ma, dopo l'inizio del nuovo decennio, la caduta dei prezzi del petrolio e l'ascesa dei tassi d'interesse internazionali, con il rapido aumento degli oneri del debito estero, precipitarono il M., a partire dal 1982, in una grave crisi finanziaria. Sotto la pressione dei creditori internazionali, il nuovo presidente M. de la Madrid Hurtado, eletto nel luglio 1982 ed entrato in carica in dicembre, esponente dell'ala tecnocratica del PRI, avviò una durissima politica di austerità, che si protrasse, con alterne vicende, per tutto il suo mandato.
La situazione economica subì un drastico peggioramento e, dopo una lunga fase di crescita sostenuta, il M. entrò in una pesante recessione: il PNL reale pro capite, che fra il 1960 e il 1981 era aumentato, malgrado il forte incremento demografico, di quasi il 4% annuo, discese bruscamente e nel 1989 era di circa il 9% inferiore al valore del 1981; nello stesso periodo i salari reali si erano pressoché dimezzati, la disoccupazione aveva raggiunto quasi il 20% della forza lavoro e la sottooccupazione quasi il 40%, mentre i tagli alla spesa pubblica e ai sussidi sui consumi di base avevano contribuito ad aggravare le condizioni di vita della popolazione. Contemporaneamente, malgrado la compressione della domanda interna, l'andamento dei rapporti internazionali in campo finanziario e commerciale aveva continuato ad aggravare il problema del debito estero, che alla fine del decennio era di circa 100 miliardi di dollari, inferiore, tra i paesi del Terzo Mondo, soltanto a quello del Brasile.
Sul piano internazionale M. de la Madrid confermò solo in parte la linea di relativa autonomia dagli USA, tradizionalmente perseguita dal M. e ribadita da Lopez Portillo anche in relazione alla crisi centroamericana esplosa alla fine degli anni Settanta. Il M. continuò ad appoggiare il governo sandinista in Nicaragua, a chiedere il ritiro di tutte le forze militari straniere e a ricercare una soluzione negoziata dei conflitti sviluppatisi nella regione, dando vita tra l'altro, nel gennaio 1983, insieme a Panama, Colombia e Venezuela, al cosiddetto Gruppo di Contadora, che promosse un processo di pacificazione generale nell'America Centrale. Dopo il 1982, tuttavia, la posizione internazionale del paese era indebolita dalla crisi finanziaria e dalla sua grave esposizione debitoria, in primo luogo nei confronti degli USA che ne restavano di gran lunga il principale interlocutore economico. Nel corso degli anni Ottanta, pertanto, M. de la Madrid cercò di migliorare i rapporti e di rilanciare la cooperazione con gli USA, e si sforzò di far fronte ai problemi imposti dal debito estero con una politica economica che incontrasse l'approvazione dei grandi creditori stranieri e delle istituzioni finanziarie internazionali.
Le difficoltà economiche e sociali, acuite dal violento terremoto che nel 1985 colpì Città di Messico, e la politica di M. de la Madrid, che alle misure di austerità affiancò l'avvio di un programma di privatizzazioni, di liberalizzazione economica e di apertura alle importazioni e agli investimenti stranieri, provocarono una caduta dei consensi per il PRI fra le classi medie e popolari e fra le organizzazioni sindacali, tradizionalmente legate al partito. All'interno stesso di quest'ultimo la crescita dei contrasti con i settori populisti, che si opponevano alla linea di M. de la Madrid, portò alla formazione nel 1986 di una Corriente Democrática (CD), guidata da C. Cárdenas Solórzano (figlio del presidente degli anni Trenta L. Cárdenas), e alla sua successiva scissione dal PRI: nel 1988 CD dava vita con altre forze di sinistra al Frente Democrático Nacional (FDN) e presentava la candidatura di Cárdenas alle elezioni presidenziali di luglio; tra le cause della rottura vi era stata la decisione del PRI di candidare alla presidenza della Repubblica C. Salinas de Gortari, esponente di punta dell'ala tecnocratica del partito, ministro della Programmazione e del Bilancio e massimo responsabile della politica economica nell'amministrazione guidata da M. de la Madrid.
Le elezioni del luglio 1988 posero per la prima volta in discussione il predominio assoluto del PRI: da un lato la tendenza alla flessione dei suoi voti, già manifestatasi nelle consultazioni del 1985, assunse dimensioni ragguardevoli, dall'altro tale tendenza ebbe maggiori possibilità di esprimersi sul piano elettorale, dato che una nuova riforma varata nel 1986 aveva innalzato a 200 (su 500) i seggi della Camera assegnati con un sistema proporzionale. Ne seguì un netto calo dei deputati del PRI (260) rispetto al 1985 (290 su 400), a vantaggio del FDN (139) e del PAN (101), mentre al Senato, dove permaneva il solo sistema maggioritario, il PRI perse per la prima volta quattro seggi (su 64), conquistati dal FDN (in tutte le elezioni precedenti, dal 1929, solo nel 1976 era stato eletto un senatore non appartenente al PRI); nelle contemporanee elezioni presidenziali, infine, Salinas superò a stento il 50% dei voti (contro il 71% ottenuto da M. de la Madrid nel 1982), davanti a Cárdenas (31%), al candidato del PAN (17%) e ad altri due candidati minori. Queste cifre furono a lungo contestate dalle opposizioni, che denunciarono gravi brogli da parte del governo, e soltanto in settembre Salinas fu proclamato presidente dal nuovo Congresso, abbandonato per protesta dai rappresentanti del FDN. È molto probabile, in effetti, che il rischio di subire per la prima volta una sconfitta, in particolare nelle elezioni presidenziali, avesse indotto il PRI a manipolare più del solito i risultati elettorali: essi rivelavano, in ogni caso, che la crisi degli anni Ottanta e l'allontanamento del PRI dal tradizionale populismo, ne avevano seriamente eroso la base di consenso.
Le difficoltà del PRI proseguirono nel 1989. In luglio fu eletto, per la prima volta dal 1929, un governatore non appartenente a questo partito: la sconfitta, a opera del PAN, si verificò nella Bassa California del Nord che, come altri stati lungo il confine con gli USA, era relativamente meno soggetta al controllo di Città di Messico, mentre nelle consultazioni legislative e municipali svoltesi in altri stati l'avanzata dei partiti di opposizione fu contenuta soltanto da estese irregolarità. In particolare, il Partido de la Revolución Democrática (PRD), nato dalla fusione di CD con una delle forze che l'anno prima avevano partecipato al FDN e guidato da Cárdenas, conquistò numerosi municipi e diede vita a forti proteste contro i brogli elettorali, ottenendo in qualche caso il riconoscimento della propria vittoria, come nello stato di Michoacán, i cui seggi parlamentari, originariamente attribuiti per due terzi al PRI, furono successivamente assegnati per oltre i tre quarti al PRD.
Salinas, entrato in carica nel dicembre 1988, ha cercato di recuperare consensi per il PRI, in particolare fra le classi medie, promuovendo una campagna contro la corruzione, il traffico di droga e le varie forme di criminalità che avevano coinvolto esponenti del partito e dell'apparato statale; in questo quadro sono stati arrestati ufficiali della polizia e dell'esercito, uomini d'affari e importanti leaders sindacali, come il presidente del potente sindacato dei lavoratori del petrolio che nelle elezioni del 1988 non aveva appoggiato il PRI, e nel 1990 è stata costituita una Comisión nacional de derechos humanos per indagare sulle frequenti violazioni dei diritti umani da parte delle forze di sicurezza. Illegalità e abusi sono proseguiti comunque negli anni successivi, suscitando ripetute denunce anche in sede internazionale.
Propositi di moralizzazione sono stati manifestati da Salinas anche per quanto riguarda le frodi elettorali. Una serie di provvedimenti, come la compilazione di un nuovo registro elettorale, la creazione di una commissione elettorale federale e l'adozione di nuovi sistemi d'identificazione dei votanti, sono stati varati nel 1989-90, nel quadro di una riforma elettorale che ha tuttavia suscitato l'aspra opposizione del PRD: essa ha stabilito, infatti, una clausola di governabilità, che assegna la maggioranza assoluta dei deputati al partito più votato, purché riceva almeno il 35% dei suffragi, e nuove norme volte a impedire la formazione di coalizioni elettorali, come quella che nel 1988 aveva dato vita al FDN. Malgrado tali misure, prese evidentemente a tutela del PRI, la riforma ha ottenuto l'appoggio del PAN (determinante, dato che nel 1988 il PRI aveva perso per la prima volta la maggioranza congressuale dei due terzi, necessaria per l'approvazione delle modifiche costituzionali); dalla fine degli anni Ottanta, in effetti, tra i due partiti si è verificato un processo di avvicinamento, soprattutto a causa della sostanziale convergenza di posizioni, in campo economico e internazionale, indotta dal nuovo corso del PRI.
Sul piano economico Salinas ha confermato e sviluppato la politica avviata da M. de la Madrid. Il programma di privatizzazioni è stato accelerato e dai settori di base, come le attività estrattive, la siderurgia, i trasporti e le telecomunicazioni, si è esteso allo stesso sistema bancario, nazionalizzato da Lopez Portillo nel settembre 1982, all'inizio della crisi finanziaria; da oltre 1150 nel 1982 le imprese appartenenti allo stato si sono ridotte a meno di 300 nel 1993, mentre la vendita di tale patrimonio anche ad acquirenti stranieri ha consentito, insieme alle misure di ristrutturazione concordate con i creditori internazionali, una certa riduzione del debito estero.
Alla liberalizzazione del commercio con l'estero e all'apertura dell'economia ai capitali stranieri, si è affiancata una politica antinflazionistica fondata su patti triangolari fra governo, imprenditori e sindacati per il controllo dei prezzi, dei salari, della spesa pubblica e del tasso di cambio; tale politica, inaugurata da M. de la Madrid con il Pacto de solidaridad económica del dicembre 1987, è stata proseguita da Salinas con il Pacto para la estabilidad y el crecimiento económico del dicembre 1988, regolarmente rinnovato negli anni successivi. In effetti, l'inflazione, che nel periodo 1980-89 era stata in media di oltre il 70% annuo, è scesa dal 1989 al di sotto del 20%, mentre alla compressione del deficit pubblico si è accompagnata, a partire dal 1989, una moderata ripresa produttiva e una crescita degli investimenti esteri, anche per il ritorno di una parte degli ingenti capitali fuggiti dal M. nei primi anni Ottanta; l'abbattimento delle barriere commerciali ha tuttavia favorito un rapido aumento delle importazioni e del deficit delle partite correnti.
In campo internazionale, Salinas ha promosso un ulteriore miglioramento delle relazioni con gli USA, già sviluppate da de la Madrid; il distacco dalla tradizionale politica del PRI è stato favorito anche dal calo della tensione in America Centrale, che ha consentito, fra l'altro, di avviare il rientro degli oltre 200.000 profughi affluiti in M. negli anni Ottanta dal Salvador e dal Guatemala. Sul piano economico, pur confermando i rapporti con questa regione e gli altri paesi dell'America latina (accordi di cooperazione sono stati negoziati dal 1991 con gli stati centroamericani, la Colombia, il Venezuela e il Chile), Salinas ha cercato soprattutto di rafforzare i legami con gli USA e di promuovere un processo d'integrazione del M. nell'area nordamericana.
Alimentati dal movimento migratorio verso gli USA, dall'interesse degli Stati Uniti per il petrolio messicano, dalla crescita dell'interscambio commerciale e dall'afflusso di capitali statunitensi in M., i rapporti economici con gli USA hanno tratto nuova linfa dalla politica di liberalizzazione avviata negli anni Ottanta. Mentre il peso preponderante degli Stati Uniti nel commercio estero messicano si è ulteriormente accentuato (raggiungendo livelli prossimi al 70% del totale), fra il 1986 e il 1992 le esportazioni statunitensi in M. sono quasi quadruplicate e il paese è divenuto il terzo mercato di sbocco degli USA. Di particolare rilievo è stata la crescita degli investimenti statunitensi nell'area di frontiera a sud del Rio Grande, sia nell'industria automobilistica, sia nelle cosiddette maquiladoras, che hanno avuto un forte sviluppo, soprattutto nei settori elettrico, elettronico e dell'abbigliamento; all'inizio degli anni Novanta, le maquiladoras ammontavano a un numero di circa 2000 e assorbivano quasi mezzo milione di addetti, in prevalenza donne.
La costituzione di un'area economica integrata in tutta l'America Settentrionale, già avviata con il trattato di libero scambio fra gli USA e il Canada firmato nel 1988 ed entrato in vigore nel gennaio 1989, è stata oggetto di negoziati fra il M. e i due stati a partire dal 1990: essi hanno portato nell'agosto 1992 alla definizione di un accordo, il North American Free Trade Agreement (NAFTA), che prevede la creazione di un mercato unico fra i tre paesi nel giro di quindici anni (con la completa eliminazione di tutti i vincoli al commercio e agli investimenti ma non all'emigrazione dal M. verso gli USA), l'adozione di una tariffa comune verso l'esterno e l'introduzione di norme a tutela dell'industria locale. Firmato il 17 dicembre 1992 da Salinas, dal presidente degli Stati Uniti G. Bush e dal primo ministro canadese B. Mulroney, il NAFTA dovrebbe entrare in vigore il 1° gennaio 1994, dopo la ratifica da parte dei tre Parlamenti; esso dovrebbe dare un ulteriore impulso alla crescita degli investimenti statunitensi nel M., dove i costi salariali sono assai più bassi e la legislazione ambientale meno vincolante, ma proprio tali circostanze hanno suscitato negli USA diffuse preoccupazioni di carattere occupazionale e ambientale, rendendo problematica l'approvazione dell'accordo da parte del Congresso.
Malgrado la ripresa economica dei primi anni Novanta, la disoccupazione in M. si è mantenuta elevata e le condizioni di vita di grandi masse della popolazione sono rimaste difficili. Dal 1989 Salinas ha avviato un Programa nacional de solidaridad (Pronasol), che prevede il finanziamento di progetti sociali, in campo medico, abitativo, scolastico, o per realizzare infrastrutture essenziali nelle aree più povere del paese. Tale iniziativa ha cercato di promuovere l'immagine riformista della nuova amministrazione e di rilanciare i consensi per il PRI fra le masse povere, specialmente tra quelle urbane, anche attraverso la creazione di reti locali di sostegno al partito, mentre la politica mirante a integrare il M. nell'area nordamericana ha suscitato speranze di sviluppo economico e di modernizzazione soprattutto tra le classi medie.
Le elezioni legislative dell'agosto 1991 hanno registrato un recupero di consensi da parte del PRI. Esso ha aumentato i propri seggi alla Camera (da 260 a 320), ai danni del PAN (sceso da 101 a 89 deputati) e soprattutto delle forze che nel 1988 avevano dato vita al FDN; presentatesi divise, anche a causa della nuova legge elettorale, queste hanno ottenuto complessivamente 91 seggi (contro i 139 del FDN nel 1988): 41 il PRD, 23 il Partido del Frente Cardenista de Reconstrucción Nacional (PFCRN), 15 il Partido Auténtico de la Revolución Mexicana (PARM) e 12 il Partido Popular Socialista (PPS). Nella stessa occasione si sono tenute per la prima volta elezioni di medio termine per il Senato, che, in base a una modifica istituzionale entrata in vigore nel 1991, è soggetto da allora a un rinnovo triennale di metà dei seggi (restando in carica i senatori sei anni); dei 32 seggi messi in palio, 31 sono stati conquistati dal PRI e uno dal PAN: nel nuovo Senato, dunque, il PRI ha 61 seggi, il PRD 2 (ottenuti nel 1988 come FDN) e il PAN uno. Anche queste consultazioni sono state seguite dalle proteste dei partiti di opposizione, in particolare del PRD, che hanno denunciato estese irregolarità; malgrado le riforme del 1989-90, infatti, le manipolazioni elettorali del PRI sono proseguite e in taluni casi hanno assunto dimensioni così vistose da costringere il governo federale a intervenire, almeno sul piano locale, per annullare i risultati più controversi.
Rafforzato dalla riconquistata maggioranza congressuale dei due terzi, Salinas ha potuto accelerare dopo l'agosto 1991 il programma di liberalizzazione economica e d'intensificazione dei legami con gli USA, allontanandosi ulteriormente dalla tradizionale politica del PRI e coinvolgendo nel processo di revisione anche alcune disposizioni della costituzione del 1917. Nel febbraio 1992 il Congresso ha approvato una riforma costituzionale che ha posto termine al sistema di distribuzione della terra stabilito nel 1917 e sviluppato soprattutto da L. Cárdenas: è stato così avviato un processo di privatizzazione dei fondi (ejidos) precedentemente di proprietà dello stato e concessi solo in uso ai contadini, in modo da consentirne la vendita ed eventualmente l'acquisizione da parte di grandi compagnie. Un altro emendamento costituzionale, varato all'inizio del 1992, ha abolito le restrizioni nei confronti della Chiesa cattolica sancite nel 1917 e risalenti in parte alla costituzione liberale del 1857; nel settembre 1992 il M. ha ristabilito le relazioni diplomatiche con la Santa Sede, interrotte dal 1861.
Bibl.: D.C. Briggs, M. Alisky, Historical dictionary of Mexico, Londra 1981; D. Levy, G. Székely, Mexico: paradoxes of stability and change, Boulder (Colorado) 1983; R.E. Looney, Economic policymaking in Mexico: factors underlying the 1982 crisis, Durham (North Carolina) 1985; A.E. Lucas De Rouffignac, The contemporary peasantry in Mexico: a class analysis, New York 1985; R.R. Miller, Mexico: a history, Norman (Oklahoma) 1985; D. Story, Mexico's ruling party: stability and authority, New York 1986; G.W. Grayson, Oil and Mexican foreign policy, Pittsburgh 1988; S. Eckstein, The poverty of revolution: the state and the urban poor in Mexico, Princeton 1988; S. Weintraub, A marriage of convenience: relations between Mexico and the United States, New York 1990; W.A. Cornelius, A.L. Craig, The Mexican political system in transition, San Diego (California) 1991; S. Kaufman Purcell, Mexico's new economic vitality, in Current history, febbraio 1992; Current history, febbraio 1993: Mexico. Per ulteriori indicazioni, v. america, Bibl.: America Centrale e Regione caribica, in questa Appendice.
Letteratura. - La morte avvenuta nel 1986 di J. Rulfo (v. in questa Appendice), maestro del romanzo ispanoamericano degli anni Sessanta e Settanta e che tutti ormai riconoscono come uno dei maggiori narratori del 20° secolo non solo in M. ma in tutta l'America di lingua spagnola, e il conferimento del premio Nobel nel 1990 al grande poeta e saggista O. Paz (v. in questa Appendice), segnano i confini tra il vicino passato novecentesco e i nuovi risultati e le nuove conquiste della letteratura messicana. Accanto a Rulfo e a Paz, occorre ricordare uno scrittore, autore per lo più di racconti e romanzi, che già si era rivelato fin dalla fine degli anni Cinquanta e che ha avuto e ha tuttora anche in Italia un pubblico abbastanza attento: C. Fuentes (v. in questa Appendice).
Dopo il libro che gli ha dato meritata fama, La muerte de Artemio Cruz (1962) e altri romanzi di vasto impegno, si sono aggiunti ultimamente Valiente mundo nuevo (1990) e, scritto direttamente in inglese, Myself with others, Selected essays (1988), o The buried mirror / El espejo enterrado (1992; pubblicato simultaneamente nelle due lingue). Aura e El gringo viejo hanno avuto trasposizione cinematografica (rispettivamente La strega in amore, di D. Damiani, 1966; e Old gringo, 1989, protagonista G. Peck). A Fuentes occorre pertanto riconoscere una netta fisionomia a parte, grazie anche alla sua forte presenza nella scena internazionale, alla pari quasi con Paz.
Accanto a questi esponenti di grande rilievo si dovrà ricordare, sebbene finora poco noto fuori del M., J. J. Arreola, nato come Rulfo nel 1918 e come Rulfo nello stato di Jalisco. Il racconto breve, costruito spesso su una sorta d'invenzione paradossale o di satira amara della società, contrassegna la sua opera, il cui centro è costituito dal libro Confabulario total (1962n,3; trad. it., 1993), mentre in un solo romanzo, La feria (1963), egli ha tentato una narrazione più estesa e complessa.
In questi ultimi vent'anni, oltre a Rulfo, sono scomparsi altri scrittori illustri: il poeta J. Gorostiza (1901-1973), i narratori J. Revueltas (1914-1976), A. Yáñez (v. in questa Appendice), oltre a I. Arredondo (1982), J. Ibargüengoitia (1928-1983) e C. Valdés (1928-1991).
Autore di valide opere teatrali, Ibargüengoitia ha rivelato un temperamento vivacissimo di scrittore e una capacità molteplice d'invenzione narrativa, passando dalla cronaca satirica della mai abbastanza (e spesso retoricamente) celebrata rivoluzione (Los relámpagos de agosto, 1964; trad. it., 1973) alla cronaca criminale (Las muertas, 1977; trad. it., Il caso delle donne morte, 1989), dalla visione grottesca della storia d'un dittatore (Maten al león, 1969; trad. it., 1987) alla smitizzazione di un eroe nazionale, il prete M. Hidalgo (nel suo ultimo romanzo, Los pasos de López, 1982).
Ibargüengoitia è uno dei tanti esponenti del variatissimo panorama narrativo messicano. A lui afferisce tutta una serie di suggestioni letterarie nonché una serie di visioni diverse: quello che potremmo definire il kafkismo e il post-surrealismo, l'espressionismo, il realismo magico e la ricerca dell'inconscio; o, dall'altra, il racconto dell'orrore, la trascrizione di una leggenda o di un mito antico, il genere utopico oppure quello rivolto al futuro.
Più di ogni altra, in questo panorama si segnala l'opera imponente di F. del Paso (1935), il più solido e anche uno dei più famosi tra gli scrittori messicani di oggi, ingiustamente ignoto in Italia. Suoi sono tre romanzi di grande respiro: José Trigo (1966), dove si ricostruisce con maestria di particolari e di vicende minute la vita di una città, attraverso una stazione ferroviaria e centrando il tutto su un personaggio solo, il cui nome dà il titolo al libro; Palinuro de México (1977), dove appaiono ancor più accentuati gli elementi sperimentali e l'intertestualità della sua scrittura e dove viene narrata quella che è stata chiamata "la saga di un antieroe" dei nostri tempi, con tutti gli addentellati storici che la materia richiede; e Noticias del imperio (1988), lungo monologo dell'imperatrice Carlotta, moglie dell'imperatore Massimiliano d'Asburgo, da considerare uno dei romanzi storici meglio congegnati della nostra epoca. Del Paso è stato tra l'altro premiato in Francia (1990) come migliore scrittore straniero.
Fra i narratori tradotti anche in Italia spicca S. Elizondo (n. 1932), autore di Farabeuf, o la crónica de un instante (1965; trad. it., 1970), romanzo sperimentale, ispirato a una fotografia d'un supplizio cinese del secolo scorso, con forti influenze del nouveau roman francese e di G. Bataille. Ma nelle opere successive Elizondo non ha saputo mantenere le promesse che da quel libro si potevano sperare; eppure sono ugualmente da segnalare due altre sue opere: il romanzo El grafógra fo e gli scritti saggistici di Cámera lúcida (1984). Altro scrittore da poco tradotto in Italia è H. Aridijs (n. 1940), poeta di forte impianto e temperamento, e narratore di rievocazioni storiche con sapore di romanzo picaresco, come 1492. Vida y milagros de Juan Cabezón de Castilla (1985; trad. it., 1992) e Memorias del Nuevo Mundo (1988).
A un altro filone appartiene invece S. Pitol (n. 1933), autore per lo più di libri di racconti (a cominciare da Tiempo cercano, 1959), nei quali riversa tanto i ricordi della propria vita nel Sud del M., quanto la vastissima esperienza di diplomatico o di lettore (e persino di traduttore, anche dal russo e dal polacco), con un'eleganza di scrittura che lo colloca in ottima posizione nel panorama che stiamo disegnando. Di lui è stato tradotto Vals de Mefisto (1984; trad. it., 1991), ma folta è la sua produzione narrativa, arricchita ultimamente dalla raccolta di racconti Cuerpo presente (1991) e dal romanzo La vida conyugal (1991).
Uno scrittore scoperto di recente è H. Aguilar Camín (n. 1946), direttore della rivista Nexos e autore di un romanzo, Morir en el golfo (1985; trad. it., Morire a Veracruz, 1993), che s'iscrive nella cosiddetta corrente del ''nuevo realismo'', e presenta tutti gli ingredienti tipici del ''genere'': descrizione dei cinici giochi di potere attorno al petrolio, delle lotte operaie e sindacali, con sprazzi di narrazione di rapporti individuali e amorosi, il tutto tracciato ricorrendo a una tecnica quasi di tipo cinematografico.
Sebbene nato in Guatemala nel 1921, A. Monterroso, che dal 1944 vive in M. e partecipa dell'attività e dei cenacoli della capitale, è ormai considerato uno scrittore messicano a tutti gli effetti.
Il racconto breve (talora brevissimo) e di sapore umoristico, che in M. ha non pochi cultori, ha trovato del resto in Monterroso un seguace o fors'anche un inventore di pregevole e gustosissima qualità per concisione e schiettezza, con molti echi di raffinate letture e di fertili simpatie letterarie. Particolarmente significativi appaiono in questo senso i volumi Obras completas y otros cuentos (1959; trad. it., 1992); La oveja negra y demás fábulas (1969; trad. it., 1980); Movimiento perpetuo (1972; trad. it., 1993); Lo demás es silencio. La vida y la obra de Eduardo Torres (1978; trad. it., 1992).
Con A. Mastretta (n. 1949) entriamo infine nella fitta schiera di scrittrici che illustrano in modo speciale la letteratura messicana; di lei sono stati tradotti finora due libri: il divertentissimo romanzo Arráncame la vida (1988; trad. it., 1988), vicenda, collocata negli anni postrivoluzionari, di una donna spregiudicata e forte, e i teneri e spesso toccanti racconti, alcuni molto belli, di Mujeres de ojos grandes (1990; trad. it., 1992). Ma la narrativa femminile o meglio scritta da donne è peraltro molto ricca, e annovera autrici di rango, anche se non note ancora tra noi: per es. E. Garro (n. 1920), coreografa, giornalista, autrice drammatica, sceneggiatrice cinematografica, che ha pubblicato un romanzo di grande rilievo e suggestione, Los recuerdos del porvenir (1963), dove il piccolo centro di Ixtepec si configura come un microcosmo di alienazione e d'ingiustizia, e vari volumi di racconti, tra cui La casa junto al río (1983). La Garro è anche autrice di numerose opere teatrali, come si vedrà più avanti. Altre due scrittrici di marcata personalità e valore sono anche la citata I. Arredondo, che eccelle nel racconto breve − e ne sono prova i suoi unici tre libri, La señal (1965), Río subterráneo (1979) e Los espejos (1988) − e infine E. Poniatowska (n. 1933), la quale deve il suo grande prestigio e persino la fama a un libro capitale della recente letteratura messicana, La noche de Tlatelolco (1970), dove facendo parlare la gente semplice è riuscita a rendere la drammaticità e la tragica realtà della strage della Piazza delle Tre Culture a Città di Messico nell'ottobre 1968; è anche autrice di due romanzi di notevole potenza narrativa, Hasta no verte, Jesús mío (1969) e La flor de Lys (1987), nonché della biografia romanzata (1992) della fotografa italiana T. Modotti, vissuta in M. negli anni Trenta.
Per altri autori di opere narrative ci limiteremo a citare A. Azuela (n. 1938), scrittore di robusta vocazione, con ricordi del più famoso nonno M. Azuela; H. Hiriart (n. 1942), dalla scrittura corrosiva e paradossale; B. Jacobs (n. 1947), che ha sorprendenti doti di rievocazione e buone capacità narrative di tipo elegiaco; D. Medina (n. 1954), autore sperimentale e dall'invenzione sbrigliata; e J. Villoro (n. 1956), il più vivace esponente della generazione giovane.
Come avviene in altri paesi dell'America latina, il panorama poetico del M. è assai sontuoso, variato e imponente, quasi che la vicina tradizione del primo Novecento (quella marcata e tracciata dai poeti della rivista Contemporáneos, che corrisponde agli anni Trenta, per arrivare fino ai Quaranta) abbia sempre guidato e sorretto, almeno nel profondo, la produzione di nuovi autori. Ed è tanto vera questa asserzione, che sono in sostanza poche le differenze intercorrenti fra l'antologia, ormai classica, Poesía en movimiento, México, 1915-1966, compilata nel 1966 da O. Paz, Alí Chumacero, J. E. Pacheco e H. Aridjis, e la recentissima La rosa de los vientos, antología de la poesía mexicana actual, curata da F. Serrano (1992).
Certo, la prima delle due inizia da più lontano, ovvero risale a poeti postmodernisti e del primissimo Novecento, come R. López Velarde e J. J. Tablada (non importa ora che l'ordine cronologico sia inverso, visto che la silloge finisce proprio con Tablada); mentre la seconda esibisce un numero maggiore di autori e arriva a includere poeti molto giovani come J. Hubard, ultimo della serie, che è nato nel 1962. Ma molto simile rimane il punto di partenza: unire tante voci diverse e persino contrastanti e non dare all'aggettivo ''messicano'' altra connotazione se non quella di ''nato in M.'', escludendo ogni sapore locale e nazionale o altre ingannevoli categorie; e simile è anche il relativo rigore di scelta. Del resto, la poesia ispanoamericana è ormai un insieme difficilmente scindibile, poiché Vallejo e Neruda, Borges e Lezama Lima appartengono al patrimonio di tutti e in primo luogo dei poeti dell'area.
Gli esponenti più rappresentativi della lirica contemporanea sono: Alí Chumacero (n. 1918), poeta che si nutre di accadimenti quotidiani, di sentimenti semplici e quasi usurati, ma con una concentrazione verbale che però si apre spesso al canto, come si può ora vedere compiutamente nel volume Poesía completa (1980); R. B. Nuño (n. 1923), che riversa nella lirica tanto la propria dimestichezza con i classici grecolatini quanto la conoscenza della cosmologia azteca, per es. in Los demonios y los días (1956) e in Albur de amor (1987); J. Sabines (n. 1926), forse il poeta più famoso e ''realizzato'', voce chiara, fatta di emozioni e di dolori profondi, che a partire dalle vicende dell'''alter ego'' Tarumba (1956) e approdando alle parole decise e decisive di Uno es el hombre (1990), sfocia in un senso persistente e tragico della morte; T. Segovia (n. 1927), buon traduttore di Rimbaud e di Ungaretti, spagnolo stabilitosi nel M. dal 1940, uno dei tanti ''esiliati'' che ormai non lo sono più: ma la cui condizione si legge come malinconia e intimità lacerata nei suoi versi, in modo particolare nella sua silloge più recente, Noticia natural (1991).
M. A. Montes de Oca (1932) è forse il poeta più vicino alle straripanti voci latinoamericane alla maniera di Neruda; ma le sue capacità di evoluzione sono pari alla sua vorace tendenza alla metaforizzazione del reale (si veda, per non citare che uno solo dei suoi tanti libri, Altanoche del 1986). Due donne, due poetesse vanno a questo punto ricordate: R. Castellanos (1925-1974) − cui si devono anche due buoni romanzi, uno dei quali (Balún-Canán, 1957), è stato tradotto in italiano nel 1993 −, che ha saputo esprimere la pena di chi soffre il peso del meticciato nonché quella personale di donna che sentiva d'essere ferita nell'intimo (ci riferiamo alla raccolta dei suoi Poemas, 1956); e U. González de León (n. 1932), che passa invece da un certo sperimentalismo verbale a un raffinato erotismo, denotanti una buona frequentatrice della poesia francese e italiana (come in Plagio II, 1980).
Due altre interessanti personalità spiccano nel ricco panorama della lirica messicana: G. Zaid (n. 1934), autore di brillanti libri di varia saggistica, ma, come poeta, conciso e insieme inquietante, anche nel suo ritorno a metri classici (Sonetos y canciones, 1992); e G. Deniz (n. 1934), anche lui, come Segovia, nato in Spagna e dal 1942 cittadino messicano, forse il più dotato dei poeti nuovi (il suo primo libro di versi, Adrede, è del 1970). Nel panorama della poesia recente si deve segnalare con particolare sottolineatura, grazie alla sua personalità rilevante anche nel campo della narrativa e della saggistica letteraria, J. E. Pacheco (n. 1939), scrittore di sicura vocazione lirica e dal dettato chiarissimo, sereno, profondo, spesso ironico, e sempre molto variato (impossibile citare un libro solo, forse Islas a la deriva, 1976). Di Aridjis già si è detto in parte come narratore, ma certo più importante è la sua opera poetica, che attinge a immagini e forme visionarie, se non proprio o sempre apocalittiche, spesso desolate e desolanti, come si può notare in Quemar las naves (1975) e Imágenes para el fin del milenio (1990). Alcune liriche di Montes de Oca, Zaid, Pacheco e Aridjis sono state tradotte in italiano nell'antologia Giovani poeti dell'America Centrale, del Messico e delle Antille (1977).
Temi dominanti nelle liriche dei poeti nati nell'arco del quindicennio 1940-55 sono il ricordo dei moti studenteschi del 1968, l'impatto della musica dei Beatles, i miti cinematografici − tra cui quello di J. Dean e di M. Monroe −, altri fatti e simboli paralleli. Fra i tanti nomi, almeno quattro meritano doverosa segnalazione: E. Cross (n. 1946), F. Serrano (n. 1949), D. Huerta (n. 1949) e F. Morábito, nato nel 1955 ad Alessandria d'Egitto. Il breve panorama può concludersi con alcuni giovani, tra cui L. M. Aguilar (n. 1956) e il già citato J. Hubard (n. 1962), che mostrano la tendenza a tornare ai metri tradizionali e alle tematiche intimistiche.
In M. il teatro ha sempre avuto un suo spazio (per es., nelle università) e una buona e seria tradizione, anche d'avanguardia e di variegato sperimentalismo; e non sono quindi pochi gli autori che si sono dedicati, esclusivamente o saltuariamente, alla scrittura drammatica. Tra coloro che al teatro hanno dato opere pregevoli o impegnative ricordiamo almeno tre nomi: E. Garro, per l'atto unico (genere teatrale molto frequentato in M.) Un hogar sólido (1957) e il dramma Ventura Allende (1978); J. Ibargüengoitia, autore di sei o sette commedie, tra cui El atentado (1963); V. Leñero (n. 1933), che più che alla narrativa si è dedicato al teatro, e di cui si cita spesso El evangelio de Lucas Gavilán (1979) come "un allegato a favore della cosiddetta teologia della liberazione". Quasi soltanto al teatro si sono dedicati C. Solórzano, nato nel 1922 in Guatemala ma vissuto sempre in M., e antologo del teatro messicano; E. Carballido (n. 1925); F. Sanchez Mayans (n. 1925); L. J. Hernández (n. 1928), di cui vale la pena citare almeno La apostasía (1972); ed H. Azar (n. 1930), per l'atto unico El corrido de Pablo Damián (1967).
Un ultimo cenno spetta alla produzione saggistica, che da sempre ha dato in M. segni di vitalità particolare, anche per la necessità da parte degli intellettuali di ritagliarsi un campo il più possibile preciso e convincente nella ricerca della propria identità culturale, tra passato preispanico, periodo coloniale e i più recenti indirizzi del pensiero filosofico, antropologico e sociologico. Un grande intellettuale apre il secolo, A. Reyes (1889-1959) e suo seguace, in un certo senso, è proprio Paz, fin dal libro El laberinto de la soledad (1950; trad. it., 1982). Ma qui non bisogna dimenticare L. Zea (n. 1912), storico della filosofia e della cultura nonché buon divulgatore di ''messicanità'' e di altri temi problematici (di lui è stato tradotto in Italia il libro América en la historia, 1957, con il titolo America Latina e cultura occidentale, 1961), autore di Discurso desde la marginación y la barbarie (1988). Per la sua carica polemica e anticonformista si segnala C. Monsiváis (n. 1938), principalmente dedito alla critica letteraria, storica e di costume, autore di antologie e libri di saggi. Altri invece, come G. Zaid, tendono piuttosto al commento di costume e alla sociologia o, come E. Krause (n. 1935), al saggio politico e impegnato.
Bibl.: R. Larson, Fantasy and imagination in the Mexican narrative, Tempe (Arizona) 1978; D. W. Foster, Mexican literature; a bibliography, New Jersey 1981; La crítica de la novela mexicana contemporánea, a c. di A. M. Ocampo, Città di Messico 1981; V. F. Torres, El cuento policial mexicano, ivi 1982; J. Brushwood, La novela mexicana (1967-1982), ivi 1984; C. González Peña, Historia de la literatura mexicana [1928], ultima ed. 1985; F. Beverido Duhalt, Teatro universitario en Messico, in Latinoamerican Theatre, 18/2, 1985; J. Franco, Historia de la literatura hispanoamericana, Barcellona 1987; C. González Peña, Novelas y novelistas de Messico, Città di Messico, 1987; S. Sefchovich, Messico, país de ideas, país de novelas, ivi 1988; AA. VV., Diccionario de escritores mexicanos, ivi 1988-1992.
Arte. - Contrapposta alle codificazioni consolidate dal realismo, la volontà di aprirsi a nuove esperienze ha portato negli anni Sessanta artisti messicani a incontrarsi con varie tendenze dell'arte internazionale. Si tratta di un orientamento che prende come esempio R. Tamayo e che è molto vasto per la durata nel tempo, per i numerosi filoni poetici e formali, per le differenti età degli artisti.
Rientrano tra questi: nella pittura figurativa, il nuevo humanismo di A. Belkin (n. 1932), il romanticismo di F. Corzas (1936-1983), il barocchismo di A. Gironella (n. 1929), il realismo fantastico di F. Toledo (n. 1940), l'espressionismo dolce di R. von Gunten (n. 1933) e quello più contrastato di G. Aceves Navarro (n. 1931); nell'astrattismo geometrico, gli scultori J. Mayagoitia (n. 1948), vincitore in Giappone del Gran premio Henry Moore conferito dal Chokoku no Mori Bijutsukan di Hakone nel 1987, e H. Escobedo (n. 1936); nella non figurazione di stampo geometrico, la pittura a libere campiture e contorni ''sfilacciati'' di G. Gerzso (n. 1915) e di F. García Ponce (1933-1987). In questa volontà di appropriarsi di linguaggi cosmopoliti rientrano anche l'opera grafica di P. Friedeberg (n. 1938), ispirata alle ambiguità prospettiche dell'olandese M. C. Escher e, nella scultura figurativa, il lavoro stilizzato di P. Cervantes (n. 1933), che nel 1988 ottenne un premio speciale dal museo di Hakone.
Caratteristica comune ad artisti con così diverse direzioni di lavoro è l'assunzione di modelli linguistici internazionali per esprimere il proprio mondo interiore: necessità che si affermerà sempre più nelle generazioni successive. Infatti, negli anni Ottanta l'arte messicana si è scostata in misura maggiore dalla linea ideologica del realismo nazionale, ma anche da quella del modernismo avanguardista: gli artisti giovani, incuranti di aspetti oggettivi, tendono al soggettivo.
Un atteggiamento tra loro abbastanza diffuso enfatizza ciò che comunemente viene riconosciuto come tipico messicano, già connotato dalle incisioni di J. G. Posada, dal Taller de Gráfica Popular (fondato nel 1937) e dalla Escuela Mexicana formatasi sul muralismo e poi sul surrealismo autobiografico di F. Kahlo (1907-1954), la cui casa di Coyoacán è stata inaugurata come museo (12 luglio 1958). Le fonti alle quali attingono sono la cultura del passato e il quotidiano fantasioso qual è espresso dall'arte popolare e dal folclore; questi artisti non sono toccati dalle tensioni originate dalle utopie politiche e dalle denunce sociali (nutrimento di buona parte del realismo messicano), che invece negli anni Settanta hanno prodotto gruppi di lavoro i quali hanno preso a prestito elementi dall'arte concettuale.
Altre forti e diffuse attrazioni sono materia e gestualità; un figurativismo in amplissima gamma, dall'art brut a forme neoromantiche, dal recupero di una pittura a base di pennellate selvagge (in M. ha precedenti in Orozco e Siqueiros) a figurazioni decisamente contenute: in definitiva, le correnti principali risultano frantumate. Il Salón Nacional e quello di Aguascalientes sono due palcoscenici importanti per farsi conoscere. A Città di Messico, a distanza di vent'anni dalla mostra Confrontación 66, che permise di evidenziare la pluralità di interessi tra i pittori di quell'epoca, è stata allestita Confrontación 86 con analoghi obiettivi, senza però scatenare le polemiche del 1966.
Due filoni importanti del recupero di motivi messicani sono l'opera figurativa entro una concezione fantastica-truce del pittore N. B. Zenil (n. 1947) e le ambientazioni di M. Paláu (n. 1934), gioiosa ripresa di colori e di materiali popolari utilizzati con procedimenti artigianali. Un contrasto viene da Sebastián (n. 1947), con una scultura astratta a forme geometriche affidate alla razionalità, e da K. Sakai (n. 1927), con una pittura geometrica d'impaginato limpido (argentino di etnia giapponese, negli oltre quindici anni vissuti in M., dal 1965, ha conquistato un posto nel panorama artistico). Diversa è l'operazione di F. Ehrenberg (n. 1943), che prende dalla pop art l'interesse per le immagini di consumo, aggredendole criticamente.
Dopo la metà degli anni Settanta, il mercato d'arte statunitense si è rivolto all'America latina con crescente curiosità, spingendo a organizzare manifestazioni informative. Il M. ha riscosso un'attenzione ragguardevole, sia perché paese limitrofo, sia per l'influsso che la sua precedente arte ha esercitato, sia per la copiosa presenza negli Stati Uniti di Messicani immigrati e oriundi.
Dal 1965, in seguito alla nascita del movimento dei lavoratori agrari chicanos (cittadini statunitensi di etnia messicana), si comincia a prendere atto che la cultura del M. è ben introdotta nel territorio statunitense. I chicanos, con epicentro nella zona di frontiera, hanno dato vita a forme espressive che affermano la loro appartenenza culturale: colori sgargianti, ingenuità strutturale, proliferazione di immagini e forme, presenza della morte e dell'amore, immagini collaudate quali la Madonna di Guadalupe e il teschio, già facenti parte del folclore e dell'arte popolare, del sincretismo religioso, cioè di credenze e miti del quotidiano messicano. Si enfatizza la storia antica precolombiana (Ch. Félix) e quella contemporanea: R. García e A. Bernal celebrano la rivoluzione messicana, i leaders del movimento chicano o gli eroi di altri gruppi oppressi, etnie e classi emarginate. L'arte chicana, che riprende il gusto per il murale, è riconosciuta come un movimento.
Sono un esempio dell'interesse sviluppatosi negli Stati Uniti per l'arte messicana le mostre: Rooted visions. Mexican art today, al Museum of Contemporary Hispanic Art (Mocha) di New York nel 1988, e Imágenes de México. La contribución de México al arte del siglo XX, al Museo di Dallas nel 1988 (proveniente dal Schirn Kunsthalle di Francoforte e dal Messenpalast di Vienna). Di diversa natura è l'attenzione posta negli anni Settanta dal movimento femminista statunitense all'opera di F. Kahlo, che da allora si è valorizzata sempre di più internazionalmente, e in M. è diventata oggetto d'idolatria da parte di artisti che a lei s'ispirano.
Malgrado la gravissima crisi economica attraversata dal paese negli anni Ottanta, Città di Messico è stata arricchita nel 1981 dal Museo Rufino Tamayo (architettura di A. Zabludovsky e T. González de León), dedicato all'arte contemporanea internazionale e costituito da un nucleo di circa 300 opere donate da Tamayo e facenti parte della sua collezione (Picasso, Léger, Ernst, Matta, Miró, Rothko, Pasmore, De Kooning, Tápies, Tamayo, ecc.); dal Museo nacional de arte, inaugurato nel 1983, che presenta una collezione messicana dal preispanico al 20° secolo. Precedentemente erano stati inaugurati il Museo Carrillo Gil, nel 1974, dedicato all'arte messicana contemporanea, e la Sala de arte público Siqueiros, nel 1975, che conserva opere di D. A. Siqueiros ed è sita nella sua casa. Il Museo de Arte Moderno, aperto dal 1964, colleziona arte messicana del 20° secolo, ma includendo alcuni artisti dell'Ottocento. Vedi tav. f.t.
Bibl.: T. del Conde, Francisco Toledo, Città di Messico 1981; AA. VV., Obras maestras de la pintura. La pintura en los museos de México, Barcellona 1983; O. Paz, J. Golding, Gerzso, Neuchâtel 1983; Mexican art, presentazione di T. del Conde, catalogo della mostra al Museum of Modern Art, Saitama (Giappone) 1985; T. del Conde, Las jóvenes generaciones de pintores mexicanos, in México en el Arte, 9 (estate 1985), pp. 33-42; AA.VV., Confrontación 86, ibid., 13 (estate 1986), pp. 6-16; M. González, Frida Kahlo, in Arte en Colombia, 31 (ottobre 1986), pp. 34-38; O. Drebroise, ßUn postmodernismo en México?, in México en el Arte, 16 (primavera 1987), pp. 56-63; Sh. M. Goldman, Arte Chicano. La iconografía de la autodeterminación, raza, etnia y clase, in Arte en Colombia, 34 (settembre 1987), pp. 48-52; Sebastián, R. Rivera Gonzalez, L.F. Rico Mansard, Sebastián: universo de formas, una experiencia museográfica, catalogo della mostra, Museo Universitario de Ciencia y Arte, Città di Messico 1988; AA.VV., Rooted visions. Mexican Art Today, catalogo della mostra, Museum of Contemporary Hispanic Art (Mocha), New York 1988; Sh. M. Goldman, Nueva estética del arte mexicano, in Arte en Colombia, 40 (maggio 1989), pp. 39-47; L. Kassner, Escultores mexicanos premiados en Japón, ibid., 42 (dicembre 1989), pp. 42-43; E. J. Sullivan, Nahum Zenil y la política del alma, ibid., pp. 76-79; J.A. Manrique, J. García Ponce, H. Aridjis, Roger von Gunten. Lo visual y lo visible, catalogo della mostra, Museo del Palacio de Bellas Artes, Città di Messico 1989; T. del Conde, Sebastian escultor, ivi 1990; AA.VV., Felipe Ehrenberg. Pretérito Imperfecto/Past Imperfect, catalogo della mostra, Città di Messico, Museo Carrillo Gil 1992-93, Città di Messico 1993.
Architettura. - Nella seconda metà del 19° secolo l'architettura messicana apparve caratterizzata da un eclettismo polistilistico: neo-dorico è il monumento e sepolcro a B. Juarez a Guanajuato (1873) di Rivas Mercado, l'ospedale materno di Puebla (1879) di Tamariz, e il padiglione messicano all'Esposizione di Nuova Orleans (1874) di J. R. Ibarra. Le opere dell'italiano A. Boari assegnavano a ogni stile un uso specifico: neo-classico il palazzo legislativo (1897), neo-romanico il tempio di Matehuala (1898), neo-gotico il santuario della Madonna del Carmine a Guadalajara (1898-99). Nell'ambito di queste influenze storiche anche il passato precolombiano entrò come componente del linguaggio architettonico e trovò impiego specificamente in monumenti e padiglioni: base del monumento a Cuauhtemoc (1878) di F. M. Jimenez, e padiglione messicano all'Esposizione parigina del 1889.
Lo stato postrivoluzionario spazzò via l'eclettismo ''europeo'' sostenuto dagli architetti dell'Accademia di S. Carlos durante la presidenza di P. Díaz, facendosi promotore di una nuova cultura alla ricerca di un'identità propria. Sorse così un importante movimento, appoggiato dal segretario della Pubblica Istruzione, Vasconcelos, caratterizzato da due orientamenti: il primo rintracciava l'identità nel passato precolombiano (padiglione messicano a Siviglia, 1929, e monumento a la Raza, Città di Messico, 1944, di M. Amabilis); il secondo invece partiva dal recupero del lascito coloniale (l'architettura coloniale a suo tempo aveva assorbito quella indigena), e, riprendendone elementi formali e costruttivi, preparò la strada a una radicale trasformazione grazie alla sua semplicità, tanto plastica come economica. Nelle opere che vennero allora realizzate è evidente il momento di transizione: il padiglione messicano in Brasile (1922), la scuola B. Juarez (1924), la segreteria della Sanità (1926) a Città di Messico, di C. Obregòn Santacilia; l'istituto d'Igiene (Città di Messico 1925) e il sanatorio di Huipilco (1928), di J. Villagràn; i primi complessi residenziali a Città di Messico (1926-30), di J. Segura; e i primi progetti di L. Barragàn a Guadalajara presentano piante in simmetria speculare, strutture in acciaio ricoperte di pietra e una decorazione che, anche se geometrica e semplice, continua la tradizione accademica.
Intorno al 1926 arrivarono in M. gli scritti di Le Corbusier, e agli inizi degli anni Trenta irruppe l'architettura moderna, con opere caratterizzate da uno stile semplice e spoglio e dall'impiego di tecniche e materiali costruttivi innovativi, come il cemento armato. Tra gli architetti del periodo emersero per il loro radicalismo progressista J. Legarreta, E. Yañez e J. O'Gorman, che nel 1932 vinsero il concorso per la Casa operaia minima. A partire da quell'anno furono realizzate diverse opere improntate ai concetti di una nuova architettura ''povera'', cioè funzionale e austera.
Sono di questo periodo, a Città di Messico, il palazzo di Appartamenti minimi di Martì (1934) di Yañez; il palazzo dell'Istituto nazionale di cardiologia di J. Villagràn (1937); la sede del Sindacato messicano elettricisti (1938) di Yañez; la Confederazione dei lavoratori messicani (1939) di R. Cacho e A. Arai. Se gli anni Trenta videro il consolidamento del movimento funzionalista, negli anni Quaranta, in seguito alla crescita economica e allo sviluppo delle città, si venne a creare l'esigenza di servizi e attrezzature. Lo stato si fece promotore dell'''ammodernamento'' richiesto in diversi settori attivando Programmi nazionali di costruzione, realizzati per la maggior parte a Città di Messico: gruppi residenziali plurifamiliari Miguel Alemàn (1949) e Benito Juarez (1952); ospedali de la Raza (1942) e Tuberculosos (1943); ammodernamento dei mercati con coperture di cemento armato, La Merced, Lagunilla e Jamaica (1956). Le nuove istituzioni sorte in seguito alla ristrutturazione dello stato furono accolte in altrettanti nuovi palazzi: Istituto Mejicano del Seguro Social (1947), Secretarìa de Recursos Hidraulicos (1948), Comunicaciones y Obras Pùblicas (1948), Secretarìa de Trabajo (1954).
Anche se durante gli anni Quaranta e i primi anni Cinquanta progressivamente l'architettura si allontanò dall'influenza di Le Corbusier e si rivolse piuttosto a figure come Gropius e Mies Van der Rohe, tutto ciò avvenne sempre nel rispetto delle caratteristiche culturali del paese. Se ne ha un esempio nella Città universitaria (1947-52), in cui la volontà di rispettare un carattere specificatamente messicano, secondo i principi sostenuti dal già ricordato Vasconcelos, segretario all'Istruzione negli anni Venti, si coglie nell'integrazione plastica del lavoro di architetti, pittori e scultori. Il piano generale, impostato da M. Pani ed E. del Moral, strutturato intorno a grandi piazze ortogonali, dà supporto alla grande diversità di palazzi particolari: la Biblioteca nazionale di J. O'Gorman rivestita di mosaici, lo stadio di Perz Palacios, con l'arredamento di D. de Rivera, la Torre delle Scienze di R. Cacho. Opere come la Torre latinoamericana (1950), l'aeroporto centrale di Città di Messico, e le prime realizzazioni di R. Marcos, E. Canal, J. Sordo Madaleno, A. Zabludovsky, V. Kaspe e A. H. Alvarez portano l'architettura messicana verso il funzionalismo internazionale. In controtendenza si pongono le case di tre architetti, Barragàn, del Moral e O'Gorman, i quali continuano la ricerca di un linguaggio proprio e locale e per questo non vengono in genere apprezzati dalla critica internazionale, asfissiata dalla corrente funzionalista.
Nei primi anni Sessanta, la metà dei 35 milioni di Messicani abita nelle città e lo stato ricorre al credito estero per finanziare la spesa pubblica e sostenere le opere di servizio e lo sviluppo urbano. A questa fase risalgono grossi insediamenti residenziali (dei quali il miglior esempio è Nonoalco-Tlaltelolco [1960], di M. Pani, a Città di Messico) e i musei di Storia, Arte moderna e di Antropologia e Storia, tutti nel bosco di Chapultepec (1963). In questo periodo si afferma l'architettura di Barragàn, che si era sempre opposto all'International Style: insediamenti residenziali Fuentes de la Arboleda (1959-62), Los Clubes (1963-64), la Casa Egerström (1967), l'hotel Camino Real (1968). In questi anni opere di notevole importanza sono realizzate in occasione delle Olimpiadi del 1968: fra di esse spicca il Palazzo dello sport di F. Candela.
Negli anni Settanta, lo stato orienta la propria politica edilizia alla creazione di programmi d'investimento pubblico. Si fondano nuove istituzioni e organismi per migliorare la casa operaia: a opera dell'Instituto del Fondo Nacional de Vivienda para los Trabajadores (INFONAVIT) si costruiscono, dal 1972 al 1976, venticinquemila abitazioni all'anno (unità residenziali El Rosario e Iztacalco a Città di Messico). Vengono svolti inoltre programmi per scuole materne, ospedali, edifici per la cultura e l'educazione (Collegio del M. di T. Gonzalez de Leòn e A. Zabludovsky, 1975, a Città di Messico). In questo periodo si evidenzia un'intenzione di ''monumentalismo istituzionale'' che ha il suo apice nel Collegio militare (1974-76, Città di Messico) e si riflette anche sull'iniziativa privata abbagliata dal miraggio della ricchezza petrolifera. In questa ottica si pongono agli inizi degli anni Ottanta i centri commerciali con uffici e appartamenti (Centro Perisur di J. Sordo Madaleno e J. A. Wiechers, Città di Messico 1981); il Palazzo legislativo (1980); la Torre Pemex (1980-82); i Centri culturali Alfa (1978); il Museo Tamayo (1980) e il Centro d'arte contemporanea (1982), finanziati dall'iniziativa privata.
L'indebitamento internazionale e il terremoto del 1985 chiusero questo periodo. Dopo il sisma, fu necessario costruire in un anno quarantamila nuove case; altrettante ne furono ristrutturate, evidenziando l'importanza del lavoro collettivo e di una tecnologia scelta in base alle capacità esistenti.
Bibl.: E. Born, The new architecture in Mexico, New York 1937; R. Grove, Guìa de arquitectura mejicana contemporanea, Città di Messico 1952; M. Cetto, Moderne Architektur in Mexico, Stoccarda 1961; I. Katzman, Arquitectura moderna mexicana, Città di Messico 1963; Las obras públicas en Mèxico, in Archivos del IEPES, Mexico, marzo 1975; L. Barrag'an, Riflessi messicani, in Modo, 45 (dicembre 1981); A. Toca Fernandez, Presencia prehispànica en la arquitectura moderna mexicana, in DAU, Lima 1987; Ignacio Diaz Morales habla de Luis Barragàn, a cura di F. Gonzales Gortazar, Guadalajara 1991.
Musica. - Durante gli anni Cinquanta e Sessanta dominava ancora la scena musicale il maggiore rappresentante della corrente nazionalistica e che ha esercitato un'influenza straordinaria sulla musica messicana di questo secolo: C. Chavez (1889-1978).
Fondatore nel 1928 della Orquesta Sinfónica de México, di cui fu direttore fino al 1949, Chavez s'impose all'attenzione del suo paese alla metà degli anni Trenta con la Sinfonia India (1935-36), cui seguirono le Sinfonie n. 3 e 4 (1951-52), e ancora Soli II, III, IV per orchestra da camera (1961-65-66). Fra i suoi ultimi lavori viene ricordato il Concerto per tromba (1978).
Allo stesso indirizzo di Chavez appartengono ancora M. Ponce (1882-1948), J. Rolon (1883-1945), C. Huizar (1888-1970) e S. Revueltas (1899-1940). Estraneo alla scuola nazionalistica, e in larga misura anticipatore delle nuove tendenze, è invece J. Carrillo (1875-1965), che nelle composizioni degli anni Cinquanta fece un uso particolare del microtonalismo, adottando dodecafonia e serialismo.
Al declino del nazionalismo musicale, che coincise con il progressivo affermarsi delle nuove avanguardie, contribuirono durante gli anni Quaranta gli allievi di Chavez che si erano riuniti nel Grupo de los cuatro: D. Ayala (1908-1975), J. P. Moncayo (1912-1958), S. Contreras (n. 1912) e B. Galindo (n. 1910). Quest'ultimo, in particolare, che è stato allievo di A. Copland nel 1941 e 1942, presenta una produzione musicale di grande rilievo, nella quale figurano, oltre alle prime composizioni, che ancora risentono dell'influenza di Chavez (si ricorda in particolare Sonas de Mariachi per piccola orchestra, del 1940), opere di maggiore individualità artistica, come il Concertino per chitarra elettrica e orchestra, composto nel 1973.
Uno dei protagonisti del rinnovamento della musica messicana della metà del 20° secolo è stato il compositore spagnolo R. Halffter (n. 1900), immigrato in M. nel 1939 assieme ad altri musicisti del suo paese, tra cui si ricordano A. Salazar (1890-1958), B. Samper (1888-1966), J. Bal y Gay (n. 1905).
Fondatore della rivista Nuestra Música nel 1946, Halffter è stato docente di Analisi e composizione al Conservatorio Nazionale di Città di Messico a partire dalla metà degli anni Cinquanta, formando alla sua scuola un'intera generazione di giovani compositori. Nelle opere del periodo Halffter ricorre alla tecnica dodecafonica e seriale, come nella Sonata per violoncello e pianoforte (1960), e in Música per 2 pianoforti (1965).
Fra gli esponenti dell'avanguardia musicale degli anni Sessanta − che risentono dell'influenza delle avanguardie europee, e in particolare di quella polacca, oltre che di quella statunitense, soprattutto J. Cage − si ricorda in particolare M. Enriquez (n. 1926).
Affermatosi già con Música Incidental per orchestra d'archi (1952), Enriquez persegue, fin dalle composizioni degli anni Sessanta, uno stile atonale, facendo uso di tecniche seriali (come in Preámbulo per orchestra, del 1961) e aleatorie (come in Tres invenciones per pianoforte e viola, Reflexiones per violino, e la Sonata per violino e pianoforte, tutte composizioni del 1964). Alla fine degli anni Sessanta, Enriquez ha preso parte al Festival della Nuova Musica di Donauschingen, presentando l'opera Ixamatal (1969). Nel 1971 ha cominciato a lavorare al Centro di musica elettronica di Princeton, nella Columbia University. Fra i suoi lavori degli anni Settanta si ricordano in particolare il Diptico II e il Terzo Quartetto, entrambi del 1974. Accanto a Enriquez compaiono altri compositori la cui formazione musicale è avvenuta durante gli anni Quaranta, e che hanno parimenti contribuito alla diffusione delle avanguardie nel loro paese: ricordiamo J. Gonzalez Avila (n. 1926) e J. G. Heras (n. 1927), fra gli allievi di Halffter che per primi aderiscono al serialismo, e ancora A. Lavalle (n. 1924), F. Sabin (n. 1930), e M. Kuri Aldana (n. 1931), anch'egli allievo di Halffter, particolarmente interessato allo studio della musica popolare.
Al rinnovamento della scena musicale del loro paese durante gli anni Settanta hanno contribuito anche alcuni compositori della generazione più giovane. A parte L. Velasquez (n. 1935), allievo di Galindo, e J. L. Gonzalez (n. 1937), si tratta generalmente di autori che si sono potuti formare direttamente nei maggiori centri europei del rinnovamento musicale degli anni Sessanta: tra questi si ricordano H. Quintanar (n. 1936), J. A. Alcaraz (n. 1938), M. De Elias (n. 1939), e ancora M. Lavista (n. 1943) e J. Estrada (n. 1943).
Quintanar, formatosi alla scuola di Galindo e Halffter, ha poi lavorato con A. Lewin Richter al Centro di musica elettronica di Princeton (1964) e con J. E. Marie al Centro di musica concreta di Parigi (1967). Grazie a queste esperienze è divenuto direttore dal 1970 dello Studio di musica elettronica presso il Conservatorio di Città di Messico, e ha composto, fra l'altro, Aclamaciones per coro, nastro magnetico e orchestra (1967), e Sideral III, per musica elettronica (1971). Alcaraz, allievo fra gli altri di B. Maderna, P. Boulez e G.F. Ghedini, è autore di Luido (1965-66), Retorno maléfico (1972) e Quadrivium (1975). De Elias, anch'egli con un'esperienza europea essendo stato allievo di K. Stockhausen in Germania e di Marie in Francia, fin dagli anni Sessanta ha fatto uso di procedimenti aleatori e di mezzi elettronici (così in Vitral No. 2 per orchestra da camera e nastro magnetico, 1967, e in Vitral No. 3 per orchestra, 1969). Lavista, allievo di Halffter e Quintanar, dopo aver seguito Marie a Parigi e H. Pousseur e Stockhausen a Darmstadt e Colonia, ha studiato nei primi anni Settanta musica elettronica a Tokyo. Tra i capofila della nuova musica messicana, ha composto opere come Kronos (1969), per musica elettroacustica, e ancora Diacronia per quartetto d'archi (1970), Quotations per violoncello e pianoforte (1967), e Canto del alba per flauto amplificato (1979). Estrada, allievo di Messiaen, dopo aver seguito i corsi di Darmstadt, ha introdotto in M. l'indeterminismo di Cage. Autore di Memorias (1971) e Canto tejido (1973), pubblicato dalla Sociedad Mexicana de Música Contemporánea, si è dedicato alla sperimentazione dell'elettroacustica, di tecniche audiovisive e scultoreo-musicali.
Alla generazione di Lavista ed Estrada appartengono anche E. Mata (n. 1942), F. Nunez (n. 1945), J. A. Guzman (n. 1946), che sono fra le figure di spicco nel panorama musicale messicano di questi ultimi anni.
Bibl.: E. G. Blackaller, La Musica en México, in Revista de la Universidad de México, agosto 1976, pp. 29-46; F. Diez de Urdanivia, La música en el México de hoy, in Mundo Hispanico, Città di Messico, nov. 1977, pp. 70-73; D. Malmstrom, Introducción a la música mexicana del siglo XX, ivi 1977; G. Behague, Music in Latin America: an introduction, Englewood Cliffs 1979, pp. 287 ss.; T. Vicente Mendoza, Panorama de la música tradicional de México, Città di Messico 1984; M. Fuerst-Heidtmann, G. Heidtmann, Mehr als Mariachis. Streitzüge durch die musik Mexikos, in Neue Zeitschrift für Musik, 2 (1990), pp. 12-17.
Cinema. - Le prime proiezioni del Cinematografo Lumière risalgono al 1896. Negli anni immediatamente successivi si sviluppò una vivace attività pionieristica ad opera di S. Toscano Barragán e di E. Rosas. Al ruolo di operatori, essi aggiunsero inizialmente quello di distributori ambulanti, realizzando, oltre a numerosi documentari, i primi cortometraggi a soggetto, nonché preziose testimonianze filmate sulla sollevazione popolare del 1910 contro il dittatore P. Díaz.
La rivoluzione messicana, il cui tema ricorre anche nelle opere contemporanee dei fratelli Alva, rappresentò per il cinema nazionale un momento particolarmente stimolante che si chiuse nel 1913, con l'instaurazione della censura e l'avvio di un nuovo ordine politico. Poco dopo l'arrivo di Ejženstejn in M. (1930) uscì il primo lungometraggio sonoro, Santa (1931), di A. Moreno, attore e regista di origine spagnola. Nel 1932 esordì F. de Fuentes, cui si devono i due film più significativi sulla rivoluzione messicana: El compadre Mendoza (1933) e Vámonos con Pancho Villa (1935). Con Allá en el Rancho Grande (1936) Fuentes inaugurò invece un genere di grande successo, nazionale e internazionale: la commedia ranchera, caratterizzata dall'idealizzazione di una provincia pittoresca, dalla musica onnipresente e dal mito del macho messicano. Accanto a Fuentes si affermarono A. Boytler, cineasta d'origine russa, e soprattutto J. Bustillo Oro (Dos Monjes, 1934).
Il decennio 1935-45 rappresenta senza dubbio l'epoca d'oro del cinema messicano. Insieme alla commedia ranchera, si venivano delineando altri generi di successo come il melodramma familiare, centrato sulla figura della madre latina, i film di rivisitazione nostalgica del periodo prerivoluzionario, e infine il comico, in cui si segnalò soprattutto l'attore Cantinflas. Mentre la produzione era in crescente aumento e l'industria si rafforzava, anche per merito di numerose iniziative di governo, trionfò lo star-system con attori quali M. Felix, D. del Rio, P. Armendáriz, P. Infante, J. Negrete, F. Soler e K. Jurado. Tra la settantina di registi che debuttarono nel decennio, si distingue, per le ricerche estetiche e la tensione civico-patriottica, E. Fernández, che dal 1943 lavorò con il maggiore direttore della fotografia messicano, G. Figueroa. Nel 1944 esordì R. Gavaldón con La Barraca, a cui parteciparono molti esuli spagnoli. Alla fine della guerra il mercato, minacciato dall'offensiva hollywoodiana, consolidò le proprie strutture mantenendo e anzi aumentando i già alti standard produttivi, in un panorama sempre più variegato di generi.
In questo periodo A. Galindo e I. Rodríguez innovarono il filone melodrammatico spostando l'ambientazione dalla provincia alla periferia cittadina e immettendo toni realistici. Contemporaneamente trionfavano i film di A. Gout con N. Sevilla nel ruolo della donna di facili costumi. Tuttavia gli anni Cinquanta non proseguirono il grande slancio dell'epoca aurea, nonostante presentassero episodi di rilievo (come la permanenza in M. di due rifugiati spagnoli d'eccezione: L. Buñuel e L. Alcoriza), qualche esordio degno di nota (Raíces di B. Alazraki, 1953; Toro dell'esule spagnolo C. Velo, 1957) e una vivace cultura cinematografica (cine-club. riviste, ecc.). Intervenendo ripetutamente con leggi, strutture e finanziamenti, lo stato controllava quasi totalmente la produzione nazionale.
Soltanto verso la metà degli anni Sessanta si configura, tardivamente rispetto alle nouvelles vagues latino-americane, un nuovo cinema messicano che oscilla tra operazioni indipendenti e ricorso all'industria tradizionale. Tra i giovani registi emergono A. Ripstein (Tiempo de murir, 1966), J. H. Hermosillo (Los nuestros, 1969), F. Cazals (Familiaridades, 1969), P. Leduc (Reed, Mexico insurgente, 1972) e A. Isaac, attivi per tutti gli anni Settanta con opere di forte impegno sociale e politico (tra cui Canoa di Cazals, 1975, e Etnocidio, notas sombra el Mezquital di Leduc, 1976). Nel 1970 inoltre esordisce, con El topo, l'oriundo cileno A. Jodorowsky, un autore decisamente insolito per le originali scelte stilistiche e tematiche. Nel 1975 dodici cineasti di sinistra pubblicano un manifesto di carattere politico-sociale, ma a partire dal 1976 una pesante politica governativa porta, in pochi anni, a una netta diminuzione della produzione e alla chiusura di importanti strutture statali. Mentre dominano nuovamente i generi più commerciali, gli autori seguono strade diverse: il compromesso con il mercato (Cazals e Ripstein), la produzione indipendente (Hermosillo, che si esercita nei generi più diversi, e Isaac che nel 1981 realizza Tiempo de lobos, sul ruolo del machismo nella società patriarcale messicana) o il silenzio (Leduc, che gira il suo secondo lungometraggio a soggetto, Frida, soltanto nel 1984). Tra gli esordienti degli ultimi anni si segnalano A. Cortés, J. de la Riva, J. L. Garcia Agraz, L. Mandoki, G. Pardo, M. Novaro, M. Sistach, L. Estrada, A. Joskowicz, J. Mora Catlett. Sul finire del 1992 è uscita una nuova legge sul cinema che liberalizza la politica degli studi e favorisce la produzione nazionale.
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