messo
Il vocabolo, diversamente dai sinonimi ‛ messaggero ' e ‛ messaggio ', è sempre usato nella Commedia in espressioni che nettamente si distaccano dal tono semplicemente colloquiale, per indicare un " inviato " di natura divina: messo [un angelo] è che viene ad invitar ch'om saglia (Pg XV 30); un cinquecento diece e cinque, / messo di Dio, anciderà la fuia (XXXIII 44); s. Domenico parve messo e famigliar di Cristo (Pd XII 73). Analogamente è detto messo di Iuno (XXVIII 32) l'arcobaleno.
In Vn XII 13 33 D. raccomanda alla ballata di andare dalla sua donna e farle umil preghero, / lo perdonare se le fosse a noia, /che mi comandi per messo ch'eo moia. In contesto figurato, in Rime L 60 e 65, dove si parla dei messi d'Amor.
Nel senso astratto di " messaggio ", ancora in contesto figurato: li occhi di color dov'ella [la Sapienza] luce / ne mandan messi al cor (Cv III Amor che ne la mente 35, ripreso in XIII 11). V. la voce seguente.