meta
Sostantivo a bassa frequenza, che si registra solo nella Commedia, in rima.
Nel senso di " confine ", in Pd XIX 123 la superbia... fa lo Scotto e l'Inghilese folle, / sì che non può soffrir dentro a sua meta, " rassegnarsi a restare entro i propri confini " (Scartazzini-Vandelli). In accezione figurata, il sostantivo compare in Pg XIV 144 Quel fu 'l duro camo [" freno "] / che dovria l'uom tener dentro a sua meta, " dentro i termini del dovere " (Venturi). Circa la variante dietro a sua meta (Laur), il Petrocchi nota che " anche nella lingua antica " M. " poteva stare per ‛ fine ', ‛ scopo ' " e che quindi, accogliendola, il significato del passo potrebbe essere: " ‛ il freno indirizza l'uomo verso il suo fine ', cioè dell'amore e non dell'invidia "; ma aggiunge che la lezione accolta " appare troppo più solida e persuasiva ".
Controversa l'interpretazione del sostantivo in Pd XXVII 108 La natura del mondo, che quïeta / il mezzo [cioè il suo centro, la terra] e tutto l'altro intorno move, / quinci [dal Primo Mobile] comincia come da sua meta. Fra i commentatori antichi, l'Ottimo, il Buti, il Daniello intendono " termine "; Benvenuto, ampliando il valore semantico del vocabolo, chiosa: " idest tamquam a suo termino vel principio "; " principio " parafrasa senz'altro il Landino, e così pure il Venturi, pur notando che " ‛ meta ' propriamente significa ‛ termine ' e ‛ fine ', ed in significazione di ‛ principio ' non ha accettata questa voce la Crusca "; infine, l'Andreoli sostiene che " meta a' latini era così il principio come la fin della corsa " e che pertanto il termine è da intendere nel senso di " punto di mossa ". A giudizio di quasi tutti gl'interpreti moderni, il vocabolo vale " origine ", " principio ", " punto di partenza "; ma il Mattalia, ritenendo che, stando all'interpretazione corrente, " il concetto avrebbe un'espressione quasi badiale aliena dal gusto dantesco ", intende: " l'universo fisico comincia di qui, non in senso assoluto (il principio fontale dell'universo è Dio) ma come si può dire di una cosa che incomincia dal limite, dalla linea che ne segna anche il confine esterno e massimo. Modo sottilmente concettoso per dire: qui comincia (verso il basso) e qui finisce (verso l'alto) l'universo fisico ". Quest'ultima interpretazione, che sviluppa e precisa la chiosa di Benvenuto, trova conferma nel valore etimologico del termine, che in latino indicava appunto la colonnina intorno a cui, nel circo, dovevano girare i cocchi in corsa (cfr. Orazio Carm. I I 4-5); sicché il Primo Mobile viene a essere principio e fine del mondo fisico, e del suo movimento, come la m. nel circo segnava la fine di un tratto di corsa e l'inizio del successivo. Insomma, il valore originario del termine aderisce pienamente al concetto espresso nei precedenti vv. 106-107; del resto, già il Lombardi chiosava: " come dal luogo fin dove, e non più oltre, può esser movimento ".