METACARPO (dal gr. μετά "oltre" e καρπός "carpo")
È la parte distale del massiccio della mano, che fa seguito al carpo e dal quale s'irradiano le dita; divergendo il primo (pollice) dal limite carpo-metacarpale-radiale, mentre le altre sorgono dal margine distale del metacarpo, prolungandolo nella direzione del suo asse longitudinale. Non esiste una linea di demarcazione superficiale fra metacarpo e carpo; e questa può essere tracciata soltanto riferendola all'articolazione dei relativi componenti scheletrici.
Le ossa (metacarpali) che lo costituiscono sono in numero di 5. Sono pressoché cilindriche, leggermente curve a convessità dorsale, con una base prossimale (cuboide-piramidale) e una testa distale (emisferoidale). Il primo metacarpale, più corto e più grosso degli altri, si articola col trapezio (v. carpo), godendo su questo e con questo di un'ampia articolarità; mentre gli altri quattro metacarpali, che si articolano col trapezio stesso e con le altre tre ossa del secondo rango del carpo, sono così strettamente serrati a queste e fra le loro basi, per legamenti dorsali e palmari, e vincolati anche da una robusta formazione fibrosa che si confonde con i connettivi capsulari del lato palmare delle articolazioni delle loro teste, da consentire soltanto una limitatissima mobilità passiva e un'articolarità passiva pressoché nulla (anfiartrosi); costituendo insieme con il carpo un'impalcatura solida al massiccio della mano. Il primo metacarpale, sia per i caratteri dell'ossificazione sia per la morfologia delle sue epifisi, più che agli altri metacarpali, sarebbe assimilabile a una (prima) falange.
Le parti molli che rivestono lo scheletro metacarpale, più abbondanti verso la palma che verso il dorso, conferiscono tanto a quella che a questo, e quindi al metacarpo, una particolare configurazione; perché sul dorso, convesso in senso trasversale, i tendini sono superficiali e quindi ben riconoscibili dall'esterno, simili a corde (qualora non siano dissimulati nell'abbondanza del tessuto adiposo); mentre nella concavità della palma i tendini sono situati in profondità, protetti, quindi, non soltanto da un tessuto adiposo sottocutaneo, che ha il particolare carattere di essere sepimentato da setti fibrosi sagittali, ma anche dalla robusta aponeurosi palmare, la cui parte più spessa è mediana e fa seguito alla formazione (fibrosa) dell'anello del carpo, irradiandosi di qua distalmente a guisa di ventaglio fino a continuarsi nelle ultime quattro dita, rafforzata da fibre a decorso trasversale con le quali seguita nella fascia che avvolge le eminenze (muscolari) tenarica e ipotenarica della base della mano. Sotto questa aponeurosi, oltre ai tendinì dei flessori delle dita con le loro guaine, vi discendono dall'antibraccio muscoli (lombricali), vasi, nervi, che sono contenuti nella stessa loggia, alla quale forma pavimento il complesso di muscoli interossei, che colmano gli spazî compresi fra i metacarpali. Le connessure cutanee, che fra le ultime quattro dita si stendono dalla palma verso il dorso, più ampie anteriormente che posteriormente, discendono molto più in basso dell'interlinea articolare che limita in basso lo scheletro metacarpale, e rivestono quindi le relative prime falangi all'incirca per il 1/3 prossimale della loro lunghezza.
Le parti molli del metacarpo (cute, sottocutaneo, fasce, tendini, guaine, muscoli, vasi e nervi), oltre che alle varie lesioni traumatiche sono soggette a flogosi, acute e croniche, e a neoplasie, benigne e maligne. In questa sede meritano particolare menzione le borsiti suppurate, il lipoma racemoso, l'aneurisma cirsoideo e la malattia di Dupuytren (v.).
I metacarpali sono soggetti a fratture, specialmente nel maschio e nell'età attiva, sia da cause dirette sia da cause indirette, che ne interessano spesso simultaneamente più di uno (degli ultimi 4). Le fratture possono aver sede nella base, nel corpo, nel collo, nella testa; spostamenti gravi si riscontrano più facilmente nelle simultanee e in quelle isolate del primo. Per la sua grande mobilità il metacarpale del pollice è particolamiente soggetto alla frattura intrarticolare della base, che suole essere a soli due frammenti (frattura di Bennet); ma abbastanza spesso a tre frammenti (frattura di Rolando) e di solito per causa indiretta: iperestensione e iperabduzione del pollice. Il frammento distale suole sublussarsi indietro e in alto rispetto al trapezio. Ne è facile la riduzione, difficile la contenzione (se non con la trazione). Nel primo metacarpale non è raro di riscontrare nei pugili una frattura del collo (frattura di Lenoir). Nell'infanzia i metacarpali sono spesso sede di osteiti tubercolari (ventum spinae).