Metano
Il più leggero dei combustibili
Il metano è il più semplice composto di carbonio e idrogeno. Noto sin dall’antichità, solo dagli inizi del Novecento il progresso tecnologico ne ha consentito l’uso come combustibile e materia prima. È prodotto per fermentazione di materiale organico ed è presente come fossile in numerosi giacimenti, da solo o in associazione a petrolio e carbone
Il metano è un gas infiammabile che si sprigiona dalle viscere della Terra in molte zone del mondo. È un composto di carbonio (C) e di idrogeno (H), con formula CH4; è l’idrocarburo più piccolo e leggero. È il costituente principale del gas naturale che si forma per fermentazione in assenza di ossigeno (anaerobia) di sostanze organiche e si trova spesso associato ai giacimenti di carbone e di petrolio. Il gas naturale brucia con fiamma regolare e sviluppa calore, vapor acqueo e anidride carbonica (CO2), mentre sono quasi del tutto assenti composti dello zolfo, dell’azoto e polveri sottili che spesso invece accompagnano gli idrocarburi liquidi. Il basso impatto ambientale, il costo contenuto, la distribuzione dei giacimenti, lo sviluppo tecnologico, hanno portato a un rapido incremento dei consumi di metano negli ultimi decenni.
Lo scrittore romano Plinio il Vecchio accenna a gas infiammabili che fuoriescono dalla Terra. Forse erano alimentati da metano il fuoco sacro degli antichi Caldei e il rovo che ardeva perenne davanti a Mosé, di cui parla la Bibbia. Già qualche secolo avanti Cristo si ha notizia in Cina di condutture in bambù per il trasporto dell’aria di fuoco. Nel 1776 Alessandro Volta raccoglie il gas che si sviluppa dal fondo di una palude e lo chiama aria infiammabile nativa delle paludi. Nel 1785 il chimico francese Claude-Louis Berthollet dimostra che è formato da carbonio e idrogeno.
Solo agli inizi del Novecento si diffonde l’uso di questo gas. Oggi nei paesi industrializzati è la terza fonte di energia dopo il petrolio e quasi alla pari con il carbone.
Il metano è un combustibile fossile presente in molte parti del mondo (Siberia, Mar Caspio, Stati Uniti, Canada, Cina, Olanda, e altri) da solo o in associazione al petrolio. Nei primi anni del dopoguerra il metano estratto nella Pianura Padana ha costituito una limitata ma importante fonte di energia per l’Italia. A quel periodo risalgono i primi metanodotti italiani, quando a capo dell’AGIP era Enrico Mattei, l’industriale che cercò di rendere autonoma l’Italia dal monopolio dei grandi produttori petroliferi.
Negli anni Settanta arriva in Italia anche il gas dalla Siberia e dall’Olanda e nel 1983 nasce il primo gasdotto Transmed che, con tubature anche sottomarine, giunge in Sicilia dalle coste dell’Africa settentrionale. Oggi il metano è trasportato tramite metanodotti lunghi migliaia di chilometri o, liquefatto ad alta pressione e bassa temperatura, in navi cisterna.
Il metano viene usato prevalentemente come combustibile per autovetture, per la produzione di energia elettrica, riscaldamento e cottura dei cibi. Poiché è inodore si deve addizionare con sostanze maleodoranti che ne segnalano l’eventuale fuoriuscita dagli impianti.
Nelle miniere di carbone, il metano in miscela con l’aria costituisce il grisou, devastante gas esplosivo. Per evitare il contatto diretto del grisou con le fiamme, il chimico inglese Humphry Davy, già nel 1815, inventò una lampada di sicurezza. Ancora nel Novecento questo gas è stato tuttavia causa di gravi catastrofi minerarie (terribile fu quella di Marcinelle, in Belgio, nel 1956, nella quale morirono 261 minatori, in maggioranza italiani).
Il metano è uno dei gas responsabili dell’effetto serra; è infatti più dannoso dell’anidride carbonica e, per quanto tenda ad abbandonare l’atmosfera, la sua concentrazione è in aumento. Ciò è dovuto non tanto alle emissioni vulcaniche, di cui pure è un componente, ma piuttosto alle attività umane, prima fra tutte l’agricoltura. Infatti, importanti quantità di metano sono conseguenza della fermentazione di materiali organici nelle paludi e di biomasse (residui organici di diversa provenienza), che sviluppano biogas. In tempi recenti si è pensato di sfruttare questo biogas per produrre energia.
Elevate emissioni si hanno negli allevamenti di bovini e ovini, che producono metano nei processi digestivi a opera di batteri presenti nello stomaco. Il fenomeno richiede interventi per limitare l’inquinamento atmosferico. Oltre a sperimentare metodi per catturare e sfruttare il metano prodotto nelle stalle, si stanno studiando i batteri presenti nello stomaco dei canguri, i quali sono tra i pochi animali che non emettono metano durante il ciclo digestivo, nella speranza di ridurre le emissioni di questo gas da parte di bovini e ovini.