METAPONTO (Μεταπόντιον, Metapontum)
Colonia greca della Magna Grecia, situata sulla costa del Golfo di Taranto e precisamente nella pianura limitata dai corsi del Basento e del Bradano e chiusa, rispettivamente a NO. e a SE., dal declivio dei monti retrostanti e dal mare. Le reliquie dell'antica città consistono principalmente negli avanzi di due templi dorici - le cosiddette Tavole Palatine e il Tempio di Apollo Liceo (detto anche Chiesa di Sansone) - e in quelli dell'Agorà e del Teatro, e si trovano in vicinanza dell'odierna frazione di Torremare e della stazione di Metaponto sulla ferrovia Taranto-Reggio di Calabria. Il primo dei due templi nominati era un periptero esastilo e il suo stilobate misurava m. 34,29 di lunghezza per m. 13,66 di larghezza; delle colonne sono ancora in piedi 15. Sembra fosse dedicato ad Apollo arciere piuttosto che ad Atena e fu costruito alla fine del sec. VI. Alcuni scavi praticati all'intorno nel 1926 hanno fornito oggetti che vanno dal periodo neolitico al IV secolo a. C.
Le tradizioni sulle origini della città sono fra le più confuse e incerte. Quattro ne conosce Strabone (VI, p. 264 segg.): la prima indicava, come fondatori di Metaponto, i Pilî, venuti da Troia sotto la guida di Nestore; un'altra narrava che gli Achei già stanziati in Italia (v. crotone; sibari) chiamarono altri Achei e li fecero stabilire a Metaponto, per meglio contendere ai Tarentini il dominio della Siritide; una terza riferiva essere stato ecista della città il focese Daulio, tiranno di Crisa; una quarta infine assegnava all'ecista acheo il nome di Leucippo: né si deve passare sotto silenzio che alla seconda di tali versioni andava legato un buon nucleo di leggende e di figure mitiche che ci richiamano alla Beozia.
Si può concludere che la popolazione di Metaponto dové presentare al più alto grado quel carattere di mescolanza e d'incertezza etnica, proprio della più gran parte delle colonie greche e specialmente delle colonie agricole dell'Occidente. Sembra in ogni modo probabile la presenza in Metaponto di un forte nucleo di coloni beoti, arrivati forse con quei Focesi che si stabilirono, come pare, sulla stessa costa, a occidente del Casuento (v. siri); genti dell'Elide dell'Etolia, dell'Acarnania (rappresentate dal culto di Acheloo, v.), possono essersi aggiunte alla spedizione durante il viaggio; né può escludersi che i Sibariti abbiano imposto alla città, nel tempo della loro incontrastata egemonia in Magna Grecia, di accogliere nel suo seno un rinforzo di coloni achei. Metaponto ci si presenta, fino dalle origini, come una colonia eminentemente agricola, in grazia appunto della straordinaria fertilità del suo territorio: del che fanno fede le sue bellissime monete arcaiche, contrassegnate col tipo della spiga di grano che, verso la fine del sec. V, cede il posto alla testa di Demetra. Pare che la città sia sorta nel luogo di un precedente stabilimento indigeno; in ogni modo, il nome di Metabos, che le fonti attribuiscono a esso, è nome egualmente greco e, come quello di Metaponto, indica "la città posta fra due fiumi".
La città, fondata verso la metà del sec. VIII a. C. (Eusebio dà l'anno 773), minacciata, da un lato, da Taranto, dall'altro incalzata dalla doviziosa Siri, fu costretta ad accettare l'alleanza che Sibari le offriva. Così, in lega con Sibari e con Crotone (v.), prese parte a quella guerra che portò alla distruzione di Siri (circa 530 a. C.); gran parte della Siritide venne allora in suo possesso. Caduta però Sibari, vinta da Crotone (511/10), Metaponto si sentì oppressa dall'invadenza dei Crotoniati. Quando poi Pitagora fu bandito da Crotone, Metaponto gli offrì asilo; quivi il filosofo insegnò fino a tarda età; la sua scuola vi pose profonde radici.
Avvenuta intanto in Crotone la rivoluzione antipitagorica, Metaponto, già alleata di Sibari e poi ospite del maestro e dei suoi seguaci, non poteva certo sperare nell'amicizia dei Crotoniati; sicché rimase sola, esposta alla cupidigia di Taranto, che, battuta gravemente dagli Iapigi (471/70), aveva riposto ogni sua speranza d'ingrandimenti nei fertili piani della Siritide. I Metapontini dovettero appagarsi allora di diventare la sentinella avanzata di Taranto verso occidente: in tale funzione M. poté annettere al proprio territorio quello di Lagaria quando fu fondata, sotto gli auspici ateniesi, la colonia panellenica di Turî (444/3).
Durante la spedizione ateniese in Sicilia, Metaponto favorì, a dispetto di Taranto, la causa ateniese: è incerto poi se Taranto e Metaponto abbiano fatto parte fin dal principio della Lega italiota, formatasi per combattere prima i Lucani, poi Dionisio di Siracusa; certo è che esse non intervennero alle operazioni di guerra. Poi, guadagnatasi Taranto l'amicizia di Dionisio e l'egemonia nella Magna Grecia, Metaponto dové acconciarsi a seguitare ad esserne satellite. Quando venne in Italia lo spartano Cleonimo, chiamato dai Tarentini contro i Lucani, Metaponto fu costretta a pagargli una forte taglia e a dargli in ostaggio duecento fanciulle.
Poco sappiamo della parte avuta da Metaponto nella guerra fra Pirro e i Romani; certo, dopo quella guerra fu alleata di Roma. Durante la seconda guerra punica, passò, appena poté, dalla parte di Annibale, che vi stabilì per alcuni anni (dopo il 210) il suo quartier generale. Ripresa dai Romani, tornò, come pare, nella condizione di città federata, fino alla guerra sociale, dopo la quale divenne municipio. Fu più tardi saccheggiata da Spartaco; e decadde definitivamente; nel 50 a. C. la visitò Cicerone; e nel suo territorio avvenne, nel 40, l'abboccamento fra Ottaviano e Antonio.
Alle rovine della città rimase l'antico nome sin verso la fine del sec. XI, quando un villaggio sorto sulla riva sinistra del Basento cominciò a chiamarsi città della S. Trinità e, più tardi, Torremare. Il villaggio era già disabitato alla fine del sec. XVII a causa della malaria.
Bibl.: G. Holländer, De rebus Metapontinorum, Gottinga 1851; S. Simone, Studi sugli avanzi di Metaponto, Bari 1875; De Luynes e F. G. Lebacq, Métaponte, Parigi 1833; trad. ital. M. G. Gallo, Castrovillari 1882; M. Lacava, Topografia e storia di Metaponto, Napoli 1891; E. Pais, Storia della Sicilia e della Magna Grecia, Torino 1894; G. Giannelli, Culti e miti della Magna Grecia, Firenze 1924, pp. 62 segg., 291 segg.; id., La Magna Grecia da Pitagora a Pirro, I, Milano 1928; E. Ciaceri, Storia della Magna Grecia, I, 2ª ed., Roma 1929, specialm. p. 113 segg., e II, ivi 1927; Max Mayer, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., XV, col. 1326 segg.; L. V. Bertarelli, Guida d'Italia del Touring Club Ital., III: Italia merid., Milano 1928, p. 560 segg.