METELLO Scipione, Quinto Cecilio (Q. Caecilius Metellus Scipio)
Il suo nome era Q. Comelio Scipione Nasica; fu adottato da Q. Metello Pio (console nell'80). Nel 63 fu tra quelli che denunciarono a Cicerone il tentativo di Catilina. Tribuno nel 59, poi edile, nel 57 pontefice, nel 55 pretore. Nel 52 fu console, scelto da Pompeo suo genero, che per alcuni mesi era stato console unico, e prese parte attiva alle vicende di quell'anno e degli anni successivi, particolarmente per la questione della data terminale dell'imperium di Cesare in Gallia e per l'inizio delle ostilità fra Pompeo e Cesare. Scoppiata la guerra, M. ebbe il comando della Siria, ove raccolse truppe, si attribuì arbitrariamente il titolo d'imperator e ammassò molto denaro con imposizioni, ricatti e saccheggi. Rifiutatosi di fare pace separata con Cesare, sostenne una campagna contro Domizio Calvino in Tessaglia; a Larisa si congiunse a Pompeo (48) e poi comandò il centro dell'esercito del suo capo nella battaglia di Farsaglia. Dopo la battaglia si unì a re Giuba in Africa e prese grande parte alla guerra africana. Trascurando di occupare Ruspina e Leptis, permise un successo tattico di Cesare, poi s'impegnò (novembre 47) con Cesare presso Uzita, a Tegea e a Tapso (46 a. C.); sconfitto cercò di fuggire per mare: non essendovi riuscito si uccise.
Bibl.: W. Drumann, Geschichte Roms, a cura di P. G. Groebe, II, Berlino 1902, p. 36 seg.; S. Gsell, Histoire ancienne de l'Afrique du Nord, VIII, Parigi 1929; J. Kromayer e G. Veith, Antike Schlachtfelder, III, ii, Berlino 1912, p. 761 segg.